Scriveva "Repubblica" il 22 luglio 2001.
Tra i feriti alla scuolaospedale
genova - Peter arriva a torso nudo. Ha ematomi sui reni, ferite come frustate sulle spalle. Un occhio insaguinato. Zoppica e piange. «Mi hanno caricato vicino a Corso Italia. Ero entrato in una strada laterale e ho incrociato la celere. Mi hanno preso a calci in sei, credo fossero sei». Ha 28 anni, cappelli lunghi e spettinati. Lo ha portato in macchina un' amica. Non all' ospedale però. E' venuto al pronto soccorso del Genoa Social Forum, nella scuola Diaz. Enrico Cordano, dottore quarantenne di Genova, è il coordinatore sanitario del servizio: una piccola stanza, una brandina, un mucchio di scatole di farmaci in terra, secchiate di limone e bicarbonato. Molti manifestanti feriti durante le cariche vengono portati qui. Per paura, per prudenza, per sfuggire agli arresti. «La regola è arrestare tutti i feriti» dice Francesco, 32 anni. Ha preso 12 manganellate sul corpo, ha un occhio livido. E' andato in piazza Alimonda, subito dopo l' uccisione di Carlo Giuliani. «Ho gridato assassini, ero da solo e disarmato. Mi hanno preso e al primo colpo ho perso conoscenza. Appena mi sono risvegliato ho supplicato una ragazza: "ti prego non mi portare in ospedale"». I feriti salgono qui a medicarsi. I più gravi sono stesi sui lettini nella palestra al pianterreno. Verso le cinque viene chiamata un' ambulanza. Una ragazza ha piede fratturato e trauma cranico. Sembra terrorizzata. «Non possiamo occuparcene noi» spiega Enrico. I medici in prima fila sono un centinaio dentro al corteo. I feriti curati in strada dal Gsf sono stati ieri più di 80. La metà è stata portata al riparo nella scuola. (a.g.)
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