sabato 9 novembre 2013

EURIDICE

Erri De Luca a Roma, Nuovo Cinema Palazzo, giornata in memoria di Prospero Gallinari. Foto marconista


A causa di questo articolo di Erri de Luca, scritto per Agenda 2014 di Magistratura Democratica, un magistrato importante come Giancarlo Caselli ha lasciato l'associazione.  La notizia per me non è in Caselli, ma nel contenuto del brano di Erri, uno dei migliori che abbia mai composto. 
Euridice alla lettera significa trovare giustizia. Orfeo va oltre il confine dei vivi per riportarla in terra. Ho conosciuto e fatto parte di una generazione politica appassionata di giustizia, perciò innamorata di lei al punto di imbracciare le armi per ottenerla. Intorno bolliva il 1900, secolo che spostava i rapporti di forza tra oppressori e oppressi con le rivoluzioni. Orfeo scende impugnando il suo strumento e il suo canto solista. La mia generazione e scesa in coro dentro la rivolta di piazza. Non dichiaro qui le sue ragioni: per gli sconfitti nelle aule dei tribunali speciali quelle ragioni erano delle circostanze aggravanti, usate contro di loro.
C’è nella formazione di un carattere rivoluzionario il lievito delle commozioni. Il loro accumulo forma una valanga. Rivoluzionario non è un ribelle, che sfoga un suo temperamento, è invece un’alleanza stretta con uguali con lo scopo di ottenere giustizia, liberare Euridice.
Innamorati di lei, accettammo l’urto frontale con i poteri costituiti. Nel parlamento italiano che allora ospitava il più forte partito comunista di occidente, nessuno di loro era con noi. Fummo liberi da ipoteche, tutori, padri adottivi. Andammo da soli, però in massa, sulle piste di Euridice. Conoscemmo le prigioni e le condanne sommarie costruite sopra reati associativi che non avevano bisogno di accertare responsabilità individuali. Ognuno era colpevole di tutto. Il nostro Orfeo collettivo e stato il più imprigionato per motivi
politici di tutta la storia d’Italia, molto di più della generazione passata nelle carceri fasciste.
Il nostro Orfeo ha scontato i sotterranei, per molti un viaggio di sola andata. La nostra variante al mito: la nostra Euridice usciva alla luce dentro qualche vittoria presa di forza all’aria aperta e pubblica, ma Orfeo finiva ostaggio.
Cos’altro ha di meglio da fare una gioventù, se non scendere a liberare dai ceppi la sua Euridice? Chi della mia generazione si astenne, disertò. Gli altri fecero corpo con i poteri forti e costituiti e oggi sono la classe dirigente politica italiana. Cambiammo allora i connotati del nostro paese, nelle fabbriche, nelle prigioni, nei ranghi dell’esercito, nella aule scolastiche e delle università. Perfino allo stadio i tifosi imitavano gli slogan, i ritmi scanditi dentro le nostre manifestazioni. L’Orfeo che siamo stati fu contagioso, riempì di sé il decennio settanta. Chi lo nomina sotto la voce “sessantotto” vuole abrogare una dozzina di anni dal calendario. Si consumò una guerra civile di bassa intensità ma con migliaia di detenuti politici. Una parte di noi si specializzò in agguati e in clandestinità. Ci furono azioni micidiali e clamorose ma senza futuro. Quella parte di Orfeo credette di essere seguito da Euridice, ma quando si voltò nel buio
delle celle dell’isolamento, lei non c’era.
Ho conosciuto questa versione di quei due e del loro rapporto, li ho incontrati all’aperto nelle strade. Povera è una generazione nuova che non s’innamora di Euridice e non la va a cercare anche all’inferno.

venerdì 8 novembre 2013

FEDERICO TAVAN



Due poesie di Federico Tavan, morto l'altro ieri a 64 anni nella cittadina dove era nato nel 1949, Andreis. Secondo fonti giornalistiche, il poeta sarebbe morto nel sonno. Aveva imparato a leggere a 13 anni. Un anno prima era stato ricoverato in manicomio. Marco Paolini legge "La Naf Spazial". E' il 2008 e Tavan aveva appena ottenuto dal presidente della Repubblica il sussidio previsto per i poeti in difficoltà


 




 

Bum
Noi inchiodati
qui
a scrivere poesie.
So
che questa
non è poesia.
È la storia di un treno.
So
che su quel treno
c'erano
un barbone
un emigrante
un operaio
una studentessa
un padre di famiglia.
So
che il barbone
ha la mia età
senza denti
senza capelli
e ride e piange
e non va da nessuna parte
e non ha nessuna valigia.
So
che l'emigrante ha cinquantatré anni
e viene dalla Germania.
So
che va in Sicilia
e nella valigia
una stecca di cioccolata.
So
che l'operaio
lavora all'Alfa Romeo.
So
che ha quarantadue anni
nella valigia
l'ultima busta paga.
So
che la studentessa
è molto bella
e ha diciassette anni.
So
che va a vedere Roma,
nella valigia
la macchina fotografica.
So
che il padre di famiglia
ha gli occhiali sessantadue anni
un nipote a Bari
e nella valigia
"la cena per i suoi rondinini".
So
che stanno aspettando qualcosa
e ridono
e il treno ride
e le valigie ridono
e la democrazia
nascosta sotto i binari
come sempre
ride.
Bum.

Il destino di un uomo

Poteva capitare anche a te
nascere in un pentolone
tra rospi e intrugli
di streghe senza processo
e il dolore grande di una madre.
Io mi sono trovato a passare
da quelle parti.
-- Federico Tavan (scheda)
da PensieriParole


da PensieriParole

MUSICA RODIOTA


martedì 5 novembre 2013

WILL YOU




La versione di Amy Winehouse. Da urlo


I'VE SEEN THAT MOVIE TOO


LETTERA DALLA SCUOLA

Ricevo e pubblico.

Cosi' come l'universita' anche,


Grande novità a scuola. A livello nazionale è stato introdotto il registro elettronico. Di classe e personale. Tutte le istituzioni scolastiche si stanno progressivamente dotando di tablet. Si può riassumere in una parola: controllo. Da parte dei genitori sui propri figli: assenze, note, ritardi, tutto controllabile seduta stante. E pazienza per i rapporti genitori-figli basati sulla fiducia e il dialogo, che è affar loro in fondo. Virtualmente non c'è neanche più bisogno della frase di rito: “Com'è andata oggi?” Aspetto la notizia scandalo del primo allievo che forza il sistema e si cambia i voti o si diminuisce le assenze. Allo stesso modo siamo controllabili noi: se firmiamo o ci dimentichiamo, quando lo facciamo, se scriviamo gli argomenti del giorno, a che ora segniamo il ritardo di un allievo, tutto controllabile dall'amministrazione dalle 8.05 in avanti. Non ha importanza che il controllo venga di fatto esercitato oppure no. È il principio che mi disturba.
La Ragioneria Generale dello Stato e l'amministrazione scolastica ci ricordano un'altra grande notizia e ribadiscono quanto segue: a seguito di quanto stabilito dalla Legge di Stabilità per l'anno 2013, “sarà consentita la “monetarizzazione” delle ferie in favore del personale docente a tempo determinato nella misura data dai giorni di ferie spettanti, detratti quelli di sospensione delle lezioni compresi nel periodo contrattuale”. (Ossia ogni volta che non siamo fisicamente a scuola per vacanze natalizie, pasquali, estive etc (pur avendo il contratto, e mica l'abbiamo chiesta noi la sospensione) non ci pagano le ferie maturate su quei giorni. E certo: già abbiamo lo stipendio pur stando a casa... che vuoi di più?) L'amministrazione “invita a produrre domanda di ferie nei periodi di sospensione dell'attività didattica. Cordiali saluti”.
Nessuna piega dai colleghi di ruolo. Come mi aspettavo. Ma se leggessero attentamente le carte verrebbero a sapere che “il personale a tempo indeterminato – che precedentemente poteva fruire delle ferie soltanto durante la sospensione delle attività didattiche [leggi d'estate] – può essere posto in ferie, sino a comprendere tutti i periodi di sospensione delle lezioni”. Un avvertimento neanche tanto velato.
ANNA ZANIER

EPPUR BISOGNA CONTINUARE A LEGGERE

Va letto l'ultimo libro di Imposimato sul caso Moro. Contiene la storia di un ufficiale che allora, nel 1978, recluta da pochi giorni del servizio di leva, senza neanche aver fatto il CAR, viene mandato a sorvegliare la prigione di Moro in via Montalcini! Il libro contiene uno scambio di mail che non puo' passare inosservato e merita un posto nella bibliografia del cosiddetto Caso Moro. Un posto di primo piano.
Un commento piu' complessivo sul perche' delle molte ipotesi dietrologiche su una recensione per il manifesto sul libro di Casazza che tratta della Colonna Genovese delle Br [recensione in uscita]. Qualche altra notizia sulla storia di Sokolov, sul manifesto e su questo blog.

Oggi esce la notizia, che riporto dal sito di Repubblica e che non sono riuscito a finire.


La procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati per l'ipotesi di calunnia l'ex brigadiere della Gdf Giovanni Ladu, che avrebbe accusato i vertici istituzionali dell'epoca, pur sapendoli innocenti, di non aver voluto liberare Aldo Moro nonostante i servizi segreti conoscessero da tempo l'esistenza del covo Br di via Montalcini. 

I carabinieri del Ros, su ordine del pm Luca Palamara, hanno disposto una perquisizione nell'abitazione di Ladu che, spacciandosi per Oscar Puddu, avrebbe fornito elementi e notizie poi utilizzate dall'ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato per scrivere il libro ''Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro'', uscito poco tempo fa. Esaminando la pen-drive contenente lo scambio di mail e di corrispondenze tra Imposimato e Oscar Puddu, il pm Palamara è risalito all'identità di Giovanni Ladu che nei prossimi giorni sarà interrogato perché chiarisca il senso delle sue dichiarazioni legate al sequestro dell'allora presidente della Democrazia cristiana.

Ladu aveva raccontato di aver fatto parte nel '78 di un contingente speciale impiegato in via Montalcini in servizi di controllo e di vigilanza dello stabile. In quella occasione avrebbe saputo che esponenti dei servizi segreti stavano intercettando le conversazioni che Aldo Moro aveva con i suoi carcerieri. Lo Stato, a suo dire, sapeva dove fosse tenuto ostaggio l'ex statista della Dc ma non fece niente per impedire che venisse poi assassinato.

Da Cossiga a Andreotti, passando per Maletti e Musumeci: sono tanti i nomi citati dall'ex militare della Gdf Giovanni Ladu, alias Puddu. Agli atti dell'inchiesta del Ros è finito un fitto scambio di mail con l'ex giudice Ferdinando Imposimato che ha consegnato agli inquirenti le 84 mail ricevute da 'Puddu'. Nelle mail, Puddu fa riferimento ad una asserita volontà di non intervenire per la liberazione di Moro. Non dice in concreto da parte di chi, ma chiama in causa - a volte ripetutamente - personaggi come Cossiga, Andreotti, Donat-Cattin, Zaccagnini, Musumeci, Maletti, Santovito, solo per citarne alcuni. Nelle mail lo stesso Ladu/Puddu parla anche della struttura segreta Gladio, di cui dice di far parte,
 aggiungendo di aver saputo da fonti certe che un ingente quantitativo di esplosivo proveniente da un deposito dismesso dell'organizzazione era stato utilizzato per gli attentati del '92 a Falcone e Borsellino, mentre altra parte dell'esplosivo era stata mandata "a Gaza e in Cecenia" ed era servita anche "sulla vicenda di Abu Omar". Rivelazioni anche su Ustica: il Dc9 sarebbe stato abbattuto da un "missile francese", secondo notizie apprese "dal Mossad".