sabato 19 maggio 2012

ESSERE TE





ESSERE TE
PER SAPERE COSA SENTI
ESSERE TE
CHE HAI STRAZIATO UNA BAMBINA
ESSERE TE
PER SAPERE CHE LIBRI HAI LETTO
ESSERE IL TUO AMANTE
PER AVERTI DENTRO E SENTIRTI GODERE
ESSERE TE
PER CAPIRE COSA VUOL DIRE ESSERE ODIATI
ESSERE TE
PER STRINGERE LE MANI CHE STRINGI
ESSERE TE 
PER RIDERE CON I TUOI AMICI
ESSERE TE
PER INCROCIARE I LORO OCCHI COMPLICI
ESSERE TE
PER CAPIRE COSA VUOLE DIRE DISTRUGGERE
ESSERE TE
ASSASSINO DELLA BELLEZZA
ESSERE TE
CHE UCCIDI LE API
ESSERE TE
PER NON ESSERE UN UOMO
MAI PIU'

CI HANNO RICORDATO FALCONE


giovedì 17 maggio 2012

GRECIA PUOI FARCELA. ΕΛΛΑΔΑ ΜΠΟΡΕΙΣ

Questa la parola d'ordine della cerimonia che si è svolta oggi pomeriggio nello stadio Kallimarmaro che ha ospitato le prime olimpiadi moderne nel 1896. Sotto la pioggia i tedofori hanno portato la fiaccola olimpica e acceso il braciere al centro della pista di atletica, aprendo ufficialmente l'anno olimpico.


































NUOVE STUPIDAGGINI SUL RAPIMENTO MORO. COME SI MONTA UN CASO





LEGGERE CON ATTENZIONE. VOGLIONO PURE CHE LA RICERCA SIA DATA SU UN PIATTO D'ARGENTO! ORE E GIORNI DI LAVORO CERTOSINO, POVERINI. DA TRE ANNI SCRIVO UN LIBRO SULLA GRECIA E HO CONSULTATO MIGLIAIA DI PAGINE IN ALMENO CINQUE LINGUE. SI CHIAMA: RICERCA. (CHE POI PER QUANTO MI RIGUARDA MAGARI IL RISULTATO SARA' UNA SCHIFEZZA, E' UN ALTRO DISCORSO).

(TRATTO DA L'ESPRESSO ON LINE) 

Roma, Archivio centrale dello Stato, primo piano, sala consultazioni. Dopo due mesi di attesa per ottenere dal ministero dell'Interno la necessaria e indispensabile autorizzazione, finalmente le carte dei servizi segreti relative al sequestro Moro, rese pubbliche per volontà dell'ex capo del Dis Gianni De Gennaro, dell'ex sottosegretario di Stato Gianni Letta, e del presidente del Copasir Massimo D'Alema, sono finalmente accessibili a un ristretto pubblico di studiosi.

Finora i permessi accordati sono 5. Uno di questi, al cronista di Repubblica, un altro al giornalista inglese Philip Willam autore di un libro sulla morte di Calvi. Decine di faldoni di documenti, migliaia di pagine, sono contenuti in un Dvd consultabile solo su un solo computer dell'Archivio appositamente dotato di un programma in grado di decriptarne il codice di lettura riservato.
La consultazione appare subito complicata e laboriosa. Un esempio. Dopo aver digitato il nome in codice e una password segreta, si clicca "esplora dvd", e si apre l'indice dal codice numerico 73-2-50-6-180. Si ri-clicca, e si presentano dunque due cartelle. In quella di destra c'è il materiale dei 55 giorni del sequestro. A questo punto si decide di studiare il fascicolo 16 che contiene al suo interno un centinaio di documenti pdf. Li si apre uno ad uno, e, dopo qualche ora di ricerca, si fissa l'attenzione sui numeri 1017, 1018, 1019 e 1020. Si pigia il tasto stampa e poi si torna indietro e si ricomincia da capo. Ore e ore, giorni e giorni di paziente e certosino lavoro.
Ma se uno avesse il retropensiero di trovare là documenti che rispondano finalmente, a 34 anni dal sequestro, ai numerosi interrogativi rimasti tuttora senza risposta, ben presto si rende conto che in quella mole di carte l'unica cosa che si scopre con certezza, è la confusione che regnava sovrana nei giorni del sequestro all'interno della nostra intelligence. Confusione voluta o meno, non è dato sapere. Ma confusione.

Se uno si aspettava di trovare la carta a dimostrazione del sospetto che le bierre fossero eterodirette dai servizi segreti deviati nostrani, o sovietici o financo filopiduisti argentini. Oppure la prova regina per dimostrare la presenza di infiltrati della Cia o del Mossad. Insommna, se uno si aspettava di trovare lo zampino, la manina o la manona di qualche Gladio, o la prova di una fronda fratricida democristiana, sarebbe ben presto rimasto deluso.

Gli 007, in pieno sequestro rispolverano un documento datato cinque anni prima coi nomi di politici della sinistra che avrebbero partecipato a corsi "con denominazioni ufficiali dei copertura" organizzati nei Paesi dell'Est dal Kgb. "Scopo" di quei corsi, "specializzazione politica" e "istruzioni di carattere militare". Erano quasi tutti esponenti del Pci quelli "schedati" dal Sismi che risultavano essersi in effetti recati in Unione Sovietica, ma non certo per seguire lezioni dai potenti servizi segreti sovietici. Ma che c'entravano Pio La Torre o Luigi Longo o Petruccioli coi sequestratori di Moro? Va detto che in una parte dell'intelligence era in voga una corrente di pensiero (ben tratteggiata in un articolo di Pecorelli su OP del 17 ottobre del 1978) secondo la quale le bierre avevano "un'unica matrice, il Pci".

Le bierre, in sostanza, sarebbero "nate del cuore di questo partito, nel cuore dei suoi rapporti con i Paesi del Patto di Varsavia. "116 brigatisti - svelava Pecorelli su OP - iniziarono la loro milizia nei Gap di Feltrinelli" addestrandosi in campi militari in Cecoslovacchia. Si spiega forse così il motivo per cui il Sismi decide, a rapimento in corso, di rimestare quelle carte ingiallite: per accreditare quell'equazione tanto cara ad alcuni ambienti dell'intelligence anticomunista: Br=Pci=Urss=Feltrinelli=Gap=Cecoslovacchia. Evidentemente agli 007 faceva comodo in quel momento tirare in ballo, in qualche, i sovietici.

Fra quei 507 nomi, c'erano Pio La Torre, segretario regionale del Pci in Sicilia, protagonista delle lotte contro l'aeroporto militare di Comiso. Lauro Casadio, ex partigiano, segretario del Comitato regionale della Cgil e consigliere regionale in Lombardia. Claudio Petruccioli, ex presidente del consiglio d'amministrazione Rai, e ex segretario nazionale della Fgci. Lia Cigarini, destinata a diventare una delle protagoniste intellettuali del movimento delle donne. Lanfranco Turci, presidente della regione Emilia Romagna, uno dei comunisti dell'ala estrema della corrente migliorista-riformista, poi presidente della Lega delle cooperative. Paolo Ciofi Degli Atti, deputato esponente del Pci di Roma e suo fratello Claudio, fisico. Dina Mascetti, (probabilmente Nascetti), attuale presidentessa di una organizzazione di cittadini benemeriti per la tutela del centro storico "Vivere Trastevere". Filippo Maone, giornalista de "il manifesto". Carla Pasquinelli, femminista e antropologa. Lovrano Bisso, presidente del Consiglio regionale Liguria e deputato. Antonio Rubbi, responsabile Esteri del Pci con Alessandro Natta. Giovanni Cervetti, migliorista milanese membro della segreteria con Berlinguer e responsabile organizzazione del Pci. Rocco Curcio, deputato della Basilicata. Olivio Mancini, senatore del Pci romano. Fosco Dinucci, uno dei fondatori del pcd'i, il Partito comunista d'Italia filocinese (e, dunque curiosamente, antisovietico).

Fra chi, sempre secondo i nostri servizi segreti, avrebbe "partecipato in Cecoslovacchia a corsi di attivismo politico o di addestramento al terrorismo", Rodolfo Mechini, a lungo alla sezione Esteri del Pci (segretario Berlinguer) proprio ai tempi dalla presa di distanza dai russi. E Renato Pollini, tesoriere Pci dall'82 al 90, sindacao di Grosseto dal 51 al 70, senatore due volte, arrestato maggio 93 per Tangentopoli, inquisito 8 volte, ma sempre assolto.

Dopo aver rievocato gli "allievi" del Kgb e dei servizi cecoslovacchi, la nosrta intelligence passa al setaccio la vita di Erri De Luca, considerato oltranzista e rivoluzionario, analizzando i suoi dissidi all'interno di Lc con la linea moderata del leader Adriano Sofri. Poi passano dalle considerazioni sui deliri di un radiomatore austriaco che millantava di avere intercettato con le sue antenne notizie sul sequestro. Al ruolo di mediatore con la sinistra extraparlamentare svolto da padre Davide Turoldo, dell'ordine dei servi di Maria, esponente del clero cattolico di sinistra. Quindi si dilungano su una fonte che li avvisa che Moro sarebbe stato tenuto prigioniero in una cella frigorifera in un capannone alla periferia di Roma. Catalogano gli articoli di Mino Pecorelli che su Op lancia messaggi cifrati, e monitorano pure il settimanale satirico il Male, che aveva pubblicato un oroscopo di Moro forse ritenuto sospetto. Registrano minacce bierre alla Svp di Bolzano e ascoltano radio Rosa Giovanna. Quindi tengono d'occhio i commenti sul sequestro della stampa sovietica. Annotano che a un posto di blocco viene fermata una vettura intestata a Marco Donat Cattin e fotocopiano la lettera che Franca Rame scrive al noto brigatista Paroli Tonino, in carcere. Si procurano la lettera di solidarietà che Gheddafi scrive alla moglie di Moro e stilano un elenco di latitanti brigatisti. Quindi lanciano l'allarme su un possibile atto terroristico che potrebbe essere reaizzato di lì a poco da Marina Petrella. Prendono in considerazione le dritte di un medium e quelle di una veggente parapsicologa olandese, e si arrovellano per decifrare frasi misteriose intercettate come "Moro rapito, rivediamo i piani". Oppure "il mandarino è marcio", il che sarebbe, secondo la sezione Crypto dei servizi segreti, l'annuncio della sua imminente morte, essendo l'anagramma de "il cane morirà domani". Riferiscono infine delle iniziative del nunzio apostolico di Beirut e spiano discretamente il via vai di persone che frequentano la famiglia dell'esponente Dc.
Insomma, di tutto e di più su tutto e il contrario di tutto. Ma nulla che porti alla liberazione del rapito.

Da sottolineare l'assordante silenzio sulla P2: nonostante fosse notissima prima del sequestro la sua matrice eversiva in chiave anticomunista, i servizi segreti (diretti, manco a farlo apposta, da piduisti) finsero di ignorarla. Limitandosi a citarla quasi di straforo in un appunto che, all'indomani della scoperta del cadavere di Moro, riferiva gli "errori" che, secondo il Pci, sarebbero stati compiuti durante le indagini. "Queste forze oscure come la P2  -  era la tesi dei comunisti ripresa e riferita dagli 007 - possono anche non avere creato il terrorismo. Ma certamente in questo momento se ne servono per i loro obiettivi, che sono anti-Pci". 

TORTURA: UNA SOLA FAMIGLIA

CESARE BECCARIA
La tortura, com'è noto, in Italia non è reato. Sebbene siamo il paese di Cesare Beccaria, che nel suo famoso libro raccontò da grande storico la storia della Colonna Infame (alla quale si ispirò poi Manzoni), i nostri legislatori continuano a considerare la tortura un'entità a sé. Eppure di torturatori, in Italia, ne abbiamo sempre avuti. Di Stato, intendo, con la benedizione della Chiesa - nel '600,  o con quella dei ministeri incaricati dell'ordine pubblico - più tardi.
Un vezzo accomuna alcuni torturatori: cambiarsi nome e aggiungersi un titolo. Il Cioccia, torturatore di brigatisti, era noto come prof. De Tormentis.
Neanche tanto tempo prima, nel 1945 a Roma, un ex capitano dei carabinieri Alfredo Pizzitula  si fece   promotore dell’organizzazione di un centro culturale Italo-Greco.
Secondo il ministero degli Esteri Italiano non esistevano indicazioni contrarie alla sua presenza in tale organismo, che doveva contribuire a ristabilire buoni rapporti con la Grecia dopo la guerra e l'occupazione italiana. Era stato un bravo soldato. E invece, come scrive alla rappresentanza greca in Italia l’ex direttore del carcere "Averoff" di Atene (1943-43), che chiedeva l’anonimato (si chiamava Corti), il capitano dei CC era stato “l’anima bica e luridissima dell’ufficio contro spionaggio”. Secondo Corti, i detenuti greci condotti nella prigione di Averoff  erano spesso in condizioni pietose. “Nerbate sulla schiena; occhi pesti per i pugni ricevuti". Un "povero disgraziato", continua, "ebbe la spina dorsale rotta e tante altre ferocie da far inorridire il cuore più sensibile”. Inorridito da quanto aveva visto, Corti si era addirittura rivolto, lui che era un occupante, al ministro svizzero di Atene, M. De Bavier, che da quel momento visitò di frequente il carcere.
Il torturatore Pizzitula, ci informa Corti, era conosciuto dalle sue vittime come “dott. Nardelli”.

martedì 15 maggio 2012

NUOVE ELEZIONI IN GRECIA

Si va di nuovo alle urne. I giornali italiani parlano di "incubo Grecia", come se la democrazia del voto fosse una disdetta. Discreti commentatori non ci capiscono molto, ma il pezzo lo devono comunque fare. E nessuno si scandalizza del fatto che il voto significa una quasi automatica uscita dall'Euro, almeno secondo il FMI. Uscita "controllata". Il paese che ha inventato la democrazia ci sta insegnando qualcosa. I partiti sono andati contro la volontà dei cittadini, che in grande maggioranza chiedevano un governo.
I partiti di sinistra non se la sono sentita di assumersi la responsabilità di guidare il paese in un periodo di lacrime e sangue. Ora non è il momento di previsioni. Esistono dati che danno Syriza in salita e il Pasok e Nea Democratia ancora in caduta. Ma sarà un lungo mese. Si voterà il 17 giugno. Seguirò la campagna elettorale da Atene e terrò il blog aggiornato. 

L'ELEFANTE CON LE GHETTE


Riprendo da Insorgenze.net e pubblico anche qui l'articolo dell'Elefantino su Saviano.
Con una domanda. Che ne sa Saviano di Beslan? Già su Anna Politkovskaja ne aveva dette di grosse. Ora si inerpicherà per un sentiero ancora più scosceso. Non faremo passare niente.

Giuliano Ferarra
Il Foglio 13 maggio 2012
Saviano al posto di Bocca. Uno che non ha mai detto nulla di interessante, che non ha un’idea in croce, che scrive male e banale, che parla come una macchinetta sputasentenze, che brancola nel buio di un generico civismo, che è stato assemblato come una zuppa di pesce retorico a partire da un romanzo di successo, si prende la rubrica di un tipo tosto che di cose da dire ne aveva fin troppe. Saviano a La7 per tre giorni con l’auricolare di Serra e la bonomia un po’ spenta di Fazio, un rimasuglio di tv dell’indignazione, una celebrazione di quella cazzata che è l’evento, il tutto destinato a sicuro successo di critica e di pubblico: il nulla intorno alle parole, ridotte barbaramente al nulla dell’ideologia, e tutt’intorno un uso cinico della condiscendenza verso il piccolo talento dell’ordinario. Saviano a New York, come un brand scassato alla ricerca della mafia già scoperta da Puzo, Coppola e Scorsese, una specie di Lapo in cerca di marketing sulle orme di Zuccotti Park, tranne che Lapo fa il suo mestieraccio. Saviano in ogni appello, dalla lotta al traffico di cocaina ai diritti dei gay a chissà cos’altro ancora. Saviano sul giornale stylish del mio amico Christian Rocca, perfino. Ma che palle. L’ho ascoltato al Palasharp, un anno e mezzo fa, via web. Un disastro incolore. Uno fuori posto perfino in un luogo in cui si faceva mercimonio delle idee peggiori della società italiana. Non riusciva ad aderire, malgrado la buona volontà, nemmeno alla semplificazione moralista della politica nella sua forma estrema di faziosità e di odio teologico-politico. Saviano non sa fare niente e va su tutto, è di un grigiore penoso, e i madonnari che lo portano in processione dalla mattina alla sera gli hanno fatto un danno umano, civile, culturale e professionale quasi bestiale. Credo che le premesse fossero genuine, è l’esplosione che si è rivelata di un’atroce fumosità. Già non è dotato, ma poi mettergli in mano una specie di scettro da maghetto della popolarità e della significatività di sinistra o de sinistra, insignirlo di una strana laurea da rive gauche all’italiana, il caffè intellettuale dei mentecatti, chiedergli di pronunciarsi su tutto e su tutti come l’oracolo, di fungere da uomo-simbolo, lui che del simbolico ha appena la scorta, questo è veramente troppo.
I Moccia e i Fabio Volo hanno scritto anche loro libri di successo. E’ un guaio che ti può capitare, una brutta malattia come il premio Nobel e altre scemenze. Un giorno o l’altro qualcuno te le commina, se sei veramente sfortunato, e c’è chi sbava nell’attesa. Ma nessuno li ha trasformati in totem, non si prestavano, non erano all’altezza. Saviano invece è all’altezza di questa mondializzazione del banale, di questa spaventosa irriverenza verso l’allegria e l’eccentricità dell’intelletto come nutrimento della società e della vita, di questa orgia del progressismo finto sexy, il torello triste che combatte la sua corrida in compagnia di milioni di consumatori culturali e di utenti dell’indicibilmente e sinistramente comune, medio. Siamo il paese di Wilcock, di Flaiano, di Cesaretto, di Manganelli e a parte lo spirito d’avanguardia e di letizia della scrittura, abbondano grandi maestri, filologi, scrittori anche civili che qualcosa da dire ce l’hanno, in trattoria e sui giornali e in tv, e siamo stati trasformati nel paese dei balocchi dei festival e delle seriali conferenze culturali dedicate al libro, al bestseller che ti cambia la vita come una nuova religione e ti immette nel mainstream più compiacente e belinaro. Ma via. Qualcuno deve pur dirlo. Facciamo un comitato, qualcosa di sapido e di cattivo, qualcosa di rivoltoso e di ribaldo. Basta con Saviano.

DOV'E' LA NOTIZIA?


L'Abi attacca il downgrade di Moody's
Casini: "Disegno criminale contro l'Italia" - 
vd

Ecofin, intesa su nuove regole sui capitali bancari

L'associazione delle banche italiane boccia come "irresponsabile e incomprensibile" la decisione di declassare 26 istituti. E definisce le agenzie di rating "elemento di destabilizzazione". Voto unanime dei ministri finanziari europei di ANDREA GRECO

Questa la notizia di Repubblica on-line sul declassamento di 26 istituti di ex-credito italiano. Nella mia precedente vita aveva imparato che la notizia non sono i commenti al fatto, ma le famose 5W. So perfettamente che i lettori di questo blog non hanno bisogno di lezioni di giornalismo e non è mia intenzione farlo. E che sanno benissimo come vanno queste cose. Prendetelo come uno sfogo.
Perché leggendo il titolo e poi l'articolo, non si capisce il motivo per cui le banche italiane sono state declassate. Che sarebbe la vera notizia. 
Vergogna? Che sarà mai. 

PS
E poi basta co sto "attacca". Ognuno che ha da obiettare qualcosa "attacca". Esistono molti sinonimi, spesso più adatti: si poteva scrivere: L'ABI dissente profondamente con il downgrade di Moody's.
Oppure: L'ABI esprime dissenso aperto vero il downgrade di Moody's. E' vero, si doveva pensare almeno cinque secondi. Il tempo, in redazione, stringe. 


lunedì 14 maggio 2012

Φωτεινή Βελεσιώτου - Τα Παιδιά Της Άλλης Όχθης




ALSO SPRACH CANCELLIERI



Nietzsche
APPRENDIAMO CON STUPORE CHE:  




«La Tav è la madre di tutte le preoccupazioni. Lavoreremo anche per il Piemonte». 
Così parlò Annamaria Cancellieri, ministro dell'Interno. «Abbiamo le idee chiarissime, però non è il caso di farne adesso l'analisi. Tutto verrà deciso nel Comitato Nazionale di giovedì. Qualsiasi anticipazione non solo non sarebbe seria ma non sarebbe nemmeno supportata dall'analisi che stiamo facendo sul territorio».

DELLA RISPOSTA DI FERRERO ("Le parole del ministro dell'Interno Cancellieri che parla, a proposito di terrorismo, della Tav come della 'madre di tutte le preoccupazionì, sono vergognose" ma "Serve una forte lotta dello Stato contro il terrorismo" non si sentiva la mancanza.
Più serio il capo della polizia MANGANELLI: «Il terrorismo è finito con le Brigate Rosse, ora c'è una rigurgito che avevamo ampiamente previsto. Dobbiamo però gestire le tensioni sociali.


Nel frattempo faccio notare che dalla Grecia nessuno ha ancora risposto con un documento di solidarietà o di appoggio alla rivendicazione del ferimento di Adinolfi. Vorrà dire qualcosa?



domenica 13 maggio 2012

LUCE DI ATENE

Ieri sera, dopo Exarchia, uno splendido concerto di Foteini Velesiotou e Jannis Mitsis. Di Foteini (Lucetta in italiano), ho parlato più volte in questo blog. Ci sono un paio di video e una sua intervista. Di Mitsis posterò un video. Tra il pubblico c'era anche Christos Thivaios, che ha cantato un paio di canzoni con loro. Nelle foto ha i capelli lunghi bianchi. Hanno cominciato alle 11 e alle tre, quando siamo andati via, ancora non avevano smesso. Senza un minuto di intervallo. La Grecia è questo. 
Spero che le foto rendano almeno in parte l'atmosfera.