sabato 16 febbraio 2013
mercoledì 13 febbraio 2013
lunedì 11 febbraio 2013
L'INTRECCIO RCS. SARANNO FAMOSI
Perché si richiede indietro la liquidazione all'ex amministratore delegato?
Il motivo va cercato nell'acquisizione di un gruppo spagnolo.
Siamo nel 2007. Antonello Perricone è amministratore delegato RCS. Compra in Spagna il gruppo editoriale Recoletos, proprietà di Emilio Botin, numero uno di Santander, sponsor Ferrari, e socio di alcune società vicine a Montezemolo, all'epoca in FIAT come presidente della FERRARI.
Il sospetto che si ha è che Perricone tramite Montezemolo con l'appoggio di Mediobanca e Banca Intesa abbia comprato a prezzo gonfiato il gruppo editoriale Recoletos (che pubblica El Pais), che dopo tre anni dimezza il proprio valore, da 800 milioni a 400.
Rcs, indebitata con Mediobanca, sta ancora pagando il prestito che scade alla fine del 2013.
Si è disperatamente cercato un socio in Sud America, ma senza esito.
Perricone dovette lasciare il posto, ma fu liquidato con 3.400.000 euro, di cui 300.000 di buonuscita! Non è andato male neanche a Vittorio Colao, amministratore delegato RCS dal 2004 al 2006 (prima era stato in Vodafone), la cui buonuscita da RCS è stata pagata quasi 5 milioni di euro.
Tra le riviste spagnole, "El mundo". Gli esuberi sarebbero il 10%, 150 su 1500. In Italia si era parlato di 350, di cui 150 al corriere e 250 nelle riviste.
Oggi la cifra è stata modificata al rialzo. In tutto, 800 anime tra Italia e Spagna.
E intanto Perricone non sbaglia un Film. Attualmente è amministratore delegato del gruppo NTV, che controlla ITALO, il treno di Montezemolo.
Questo il giro, queste le foto.
Botin |
COLAO |
PERRICONE |
COMITATO DI REDAZIONE PERIODICI RCS
Ecco il Comunicato sindacale emesso ieri sera dal CDR della Divisione Periodici di Rcs MediaGroup
Milano, 5 febbraio 2013
Il Comitato di redazione denuncia con forza lo stato di abbandono e d’intollerabile incertezza in cui sono costretti le redazioni e i giornali della Divisione Periodici, lasciati alla deriva in una fase di mercato particolarmente critica che, al contrario, richiede il massimo sforzo progettuale e finanziario, teso a sostenere e rilanciare le iniziative editoriali cartacee e digitali.
I risultati economici della Divisione sono anche e soprattutto il frutto dell’assenza di una strategia chiara e compiuta, che manca da tanti anni e che anche ora, pur annunciata a più riprese come imminente, è stata rinviata sine die dal Consiglio d’amministrazione che lo scorso 19 dicembre si è limitato ad approvare le linee guida del Piano strategico triennale.
È inaccettabile continuare a permettere che le riviste del gruppo siano oggetto dei più diversi rumor: l’ultima voce, apparsa sulla stampa, arriva a delineare un’ipotesi che avrebbe dell’incredibile, un riassetto societario attraverso cui si vorrebbero raggruppare in una bad company «Periodici e asset in difficoltà». Se questo fosse vero, sarebbe il segno che il management è ancora una volta alla ricerca di una scorciatoia per uscire da una crisi, che va affrontata investendo, innanzitutto, sulla qualità dei prodotti editoriali e sulla professionalità dei giornalisti della casa editrice.
Il Cdr ritiene molto significativo che, appena un mese dopo l’approvazione delle linee guida del piano industriale, la direttrice di uno dei mensili di punta dei Periodici di Rcs MediaGroup abbia deciso di lasciare l’azienda, preferendole una delle società direttamente concorrenti.
Destano preoccupazione, inoltre, le notizie che filtrano sui dossier aperti dal management, secondo sui si starebbe lavorando soltanto ed esclusivamente al lancio di attività di e.commerce. Attività che potrebbero rientrare in una strategia interessante ed efficace a condizione di essere precedute e accompagnate da un’accelerazione della digitalizzazione dei contenuti editoriali che coinvolga l’attuale occupazione giornalistica.
Mentre si annuncia la nascita di un nuovo ufficio denominato «business change» che, tra l’altro, ha il compito di coordinare e organizzare «la gestione delle iniziative progettuali di piano», ancora non è stato approntato un serio programma di aggiornamento professionale dei giornalisti, che da anni denunciano il ritardo dell’azienda proprio sul fronte dell’orizzonte multimediale.
Il Comitato di redazione ribadisce, infine, che i giornalisti della Divisione Periodici non sono disposti in alcun modo a recitare copioni già scritti: un Piano industriale che non preveda adeguati e consistenti investimenti finanziari al servizio del rilancio, anche digitale, delle testate periodiche, e che non punti sulla qualità del lavoro giornalistico per tornare a produrre marginalità positiva sarà semplicemente respinto. I giornalisti dei Periodici hanno chiesto a più riprese di essere coinvolti nel processo di elaborazione della strategia cui sta lavorando l’amministratore delegato. Il management ha scelto un’altra strada: l’unilateralismo. Se ne assumerà la responsabilità.
Il Comitato di redazione della Divisione Periodici di Rcs MediaGroup
Milano, 5 febbraio 2013
Il Comitato di redazione denuncia con forza lo stato di abbandono e d’intollerabile incertezza in cui sono costretti le redazioni e i giornali della Divisione Periodici, lasciati alla deriva in una fase di mercato particolarmente critica che, al contrario, richiede il massimo sforzo progettuale e finanziario, teso a sostenere e rilanciare le iniziative editoriali cartacee e digitali.
I risultati economici della Divisione sono anche e soprattutto il frutto dell’assenza di una strategia chiara e compiuta, che manca da tanti anni e che anche ora, pur annunciata a più riprese come imminente, è stata rinviata sine die dal Consiglio d’amministrazione che lo scorso 19 dicembre si è limitato ad approvare le linee guida del Piano strategico triennale.
È inaccettabile continuare a permettere che le riviste del gruppo siano oggetto dei più diversi rumor: l’ultima voce, apparsa sulla stampa, arriva a delineare un’ipotesi che avrebbe dell’incredibile, un riassetto societario attraverso cui si vorrebbero raggruppare in una bad company «Periodici e asset in difficoltà». Se questo fosse vero, sarebbe il segno che il management è ancora una volta alla ricerca di una scorciatoia per uscire da una crisi, che va affrontata investendo, innanzitutto, sulla qualità dei prodotti editoriali e sulla professionalità dei giornalisti della casa editrice.
Il Cdr ritiene molto significativo che, appena un mese dopo l’approvazione delle linee guida del piano industriale, la direttrice di uno dei mensili di punta dei Periodici di Rcs MediaGroup abbia deciso di lasciare l’azienda, preferendole una delle società direttamente concorrenti.
Destano preoccupazione, inoltre, le notizie che filtrano sui dossier aperti dal management, secondo sui si starebbe lavorando soltanto ed esclusivamente al lancio di attività di e.commerce. Attività che potrebbero rientrare in una strategia interessante ed efficace a condizione di essere precedute e accompagnate da un’accelerazione della digitalizzazione dei contenuti editoriali che coinvolga l’attuale occupazione giornalistica.
Mentre si annuncia la nascita di un nuovo ufficio denominato «business change» che, tra l’altro, ha il compito di coordinare e organizzare «la gestione delle iniziative progettuali di piano», ancora non è stato approntato un serio programma di aggiornamento professionale dei giornalisti, che da anni denunciano il ritardo dell’azienda proprio sul fronte dell’orizzonte multimediale.
Il Comitato di redazione ribadisce, infine, che i giornalisti della Divisione Periodici non sono disposti in alcun modo a recitare copioni già scritti: un Piano industriale che non preveda adeguati e consistenti investimenti finanziari al servizio del rilancio, anche digitale, delle testate periodiche, e che non punti sulla qualità del lavoro giornalistico per tornare a produrre marginalità positiva sarà semplicemente respinto. I giornalisti dei Periodici hanno chiesto a più riprese di essere coinvolti nel processo di elaborazione della strategia cui sta lavorando l’amministratore delegato. Il management ha scelto un’altra strada: l’unilateralismo. Se ne assumerà la responsabilità.
Il Comitato di redazione della Divisione Periodici di Rcs MediaGroup
GRUPPO RCS IN CRISI
Da corriere.it. Sul prossimo post la storia. E il perché della Spagna
MILANO - Venti di tempesta sul mondo dell'editoria. L'amministratore delegato di Rcs (società editrice del Corriere della Sera) Pietro Scott Jovane ha annunciato al Cae (Comitato aziendale europeo, l'organismo che racchiude tra l'altro le rappresentanze sindacali delle varie testate europee) 800 esuberi, di cui 640 in Italia, tra personale giornalistico e non. Il gruppo intende vendere o chiudere 10 testate di Rcs Periodici e spostare in via Rizzoli le sedi del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport.
CESSIONI - Verranno messe in vendita 10 testate periodiche. Si tratta di A, Brava Casa, Astra, Max, Ok Salute, l'Europeo, Visto, Novella 2000, Yacht&Sail e del polo dell'enigmistica. «Se non riusciranno a venderle, saranno chiuse» spiega una fonte. Il piano prevede inoltre la valorizzazione (vale a dire la vendita) delle sedi del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, situate nel centro di Milano, con il successivo trasferimento delle redazioni in via Rizzoli, a Crescenzago. A fronte dei sacrifici richiesti, il presidente Angelo Provasoli, l'amministratore delegato e i suoi collaboratori hanno annunciato che si ridurranno lo stipendio del 10%. (pensa!!!!)
CAE - Il Comitato aziendale europeo di Rcs Mediagroup esprime in una nota «grande preoccupazione di fronte alle ipotesi contenute nel piano triennale presentato oggi dall'amministratore delegato Pietro Scott Jovane». «Si tratta - afferma il Cae - di un piano che prevede un drastico ridimensionamento degli organici e del costo del lavoro in Italia come in Spagna e un allarmante sacrificio di asset, testate e patrimonio storico del gruppo, a fronte di prospettive di sviluppo molto accelerato sulle iniziative digitali e sull'integrazione tra piattaforme tradizionali e innovative di informazione». I rappresentanti sindacali dei dipendenti Rcs sottolineano come «aspetti di forte criticità» il fatto che i tagli prospettati, pari a 800 lavoratori, di cui 640 in Italia e 160 in Spagna, vanno a sommarsi ai pesanti interventi già attuati negli anni passati, soprattutto in Spagna, dove solo nel 2012 si sono persi circa 350 posti di lavoro, con un evidente pericolo per il mantenimento della qualità dell'offerta editoriale oltre che un ulteriore aggravio dei carichi di lavoro. Il piano si regge su un equilibrio finanziario ancora soggetto a numerose incognite - afferma poi il Cae -, poichè si basa anche su un aumento di capitale da parte degli azionisti non definito negli importi, nelle modalità e nelle finalità. Le prospettive di sviluppo del fatturato di gruppo - viene poi spiegato -, affidate in larghissima parte alle attività collegate al digitale, sono tutte da verificare nella loro realizzazione concreta, e ancora indeterminati sono gli ambiti di intervento degli investimenti industriali previsti. Il Cae - conclude l'organismo - apprezza comunque il metodo di trasparenza nella comunicazione da parte dei vertici di gruppo, che precede e prelude all'avvio di tavoli di negoziazione, e l'apertura verso un obiettivo di ricerca di soluzioni di gestione condivise tra azienda e organismi sindacali».
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