sabato 24 novembre 2012

ALEKSANDR LITVINENKO



23 ноября 2006 года в 21:21 в больнице Юнивёрсити Колледж Лондон (00:21 24 ноября по московскому времени) умер Александр Литвиненко. ему было 43 года.
"Возможно, у вас и получится заставить замолчать одного человека, но протесты по всему миру будут звучать в ваших ушах, господин Путин, до конца вашей жизни.
Пусть Бог простит вас за то, что вы сделали - не только со мной, но и с моей любимой Россией и её народом."
Предсмертное заявление Литвиненко, 21 ноября 2006.




Questo quanto scrivono in Russia. Noi non sappiamo chi abbia ucciso Aleksandr Litvinenko, morto il 23 novembre di sei anni fa a causa di una forte esposizione a materiale radioattivo.
In Italia del caso si è occupata con scarsissima professionalità la "Commissione Mitrokin", presieduta dall'allora senatore del PDL, Paolo Guzzanti. Dalle fonti che possiedo, Guzzanti era in buona fede un anticomunista e un convinto assertore di qualche super-spectre infiltrata dentro gli angoli più bui di Roma. E si affidò a personaggi ambigui e incompetenti, che spesero decine di migliaia di euro per viaggi inutili a Londra e in altri paesi Europei. Alla ricerca di una prova che confermasse un assioma di partenza. Il contrario della scientificità. 

Gli atti della Commissione Mitrokin sono a disposizione di tutti sul sito del Senato. Leggerli fa venire la pelle d'oca. Per la stupidità di alcuni commissari e l'incompetenza di molti.



ps

in moltissimi, tra i politici, confondono ancora la Commissione Mitrokin con la Telekom Serbia. Per non parlare dei giornalisti. 











MILANO VIOLENTA

FOTO E TESTO DA REPUBBLICA.IT






Doveva tornare in carcere in mattinata, Giovanni Marcarini, ma aveva altre idee. Novarese, 45 anni, tossico e un curriculum fitto di precedenti, era atteso in carcere a Biella per saldare la sua ultima pendenza: un arresto del maggio 2011 per rapina e porto abusivo d'armi. Si era invece rifugiato a Milano, dalle parti di piazzale Siena. Un animale in fuga. Così, quando ha visto la gazzella del Radiomobile col suo passo lento di pattuglia, Marcarini ha immaginato di essere nel mirino ed è scappato. Inseguito lungo via Jacopo Palma, ha tirato fuori una calibro 7,65 vera, una Bruni con matricola abrasa, colpo in canna. E quando il capo equipaggio lo ha raggiunto, prima che il fuggitivo guadagnasse il metrò di Gambara, è stato l'autista a scendere dall'auto e a fare fuoco. Un colpo con la pistola d'ordinanza, Beretta 9 x 21, Marcarini centrato al ginocchio sinistro. Ma non disarmato, non vinto. Si è alzato ed è balzato sui sedili posteriori dell'autoradio e lì si è barricato, arma in pugno, minacciando tutti.


Qualcuno ha avuto modo di seguire da una radiomobile l'evolversi della vicenda. Qualcuno molto vicino a questo blog. Che Marcarini si fosse chiuso nella volante dei CC ha sorpreso tutti. Ma proprio tutti quelli che erano intorno alle radio.