Riportiamo l'articolo di Marco Zatterin uscito su "La Stampa" oggi. Come suggerito dal collega V. S., è tra i più equilibrati usciti in queste ore sulla sentenza dell'Aja.
Il 29 giugno 1944 i nazisti hanno ucciso 203 abitanti di Civitella, Cornia e San Pancrazio - Comuni in provincia di Arezzo - facendo fuoco su donne, bambini, uomini e vecchi, compreso il parroco che stava celebrando la messa. Il 21 ottobre 2008 la Corte di Cassazione ha riconosciuto la Repubblica federale tedesca quale mandante dell`eccidio.
Ieri, la Corte internazionale dell`Aja, massima magistratura dell`Onu, ha accolto il ricorso di Berlino, dicendo che l`Italia «ha mancato agli obblighi di rispetto nei confronti dell`immunità di uno Stato sovrano in virtù del diritto internazionale».
La Germania, impone nei fatti la sentenza, non è perseguibile da singoli per la follia hitleriana.
Il caso è chiuso, la polemica appena ricominciata.
C`è la furia delle famiglie che non si fanno una ragione del fatto che il primo pronunciamento penale che stabiliva il diritto al risarcimento per una strage nazista sia stato cancellato.
C`è l`equilibrio diplomatico della Farnesina, con il ministro Giulio Terzi di Sant`Agata che da un lato sottolinea come «le nostre posizioni non siano state riconosciute», e dall`altro «intende proseguire ad affrontare insieme con la Germania tutti gli aspetti che derivano dalle dolorose vicende dell`ultima guerra».
E c`è l`esultanza tedesca, se non altro perché si è riusciti a evitare di creare un pericoloso, e potenzialmente costoso, precedente.
«Un giudizio importante per la Germania e l`intera comunità internazionale - ha dichiarato all`Ansa il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle -, che non va contro le vittime del nazismo, la cui sofferenza è già pienamente riconosciuta dal governo tedesco». Il ricorso contro l`Italia, ha spiegato, non intendeva «relativizzare o mettere in dubbio la responsabilità della Germania La sentenza ribalta quella della nostra Cassazione del 2008 che li riteneva legittimi valso il principio che gli Stati possono essere citati a giudizio soltanto da altri Stati per le atrocità belliche».
Il problema sollevato dalla Corte dell`Aja è quello della «immunità sovrana», principio consolidato del diritto internazionale secondo cui gli stati non possono essere condotti alla sbarra per denuncia di individui, ma solo davanti ai tribunali internazionali e da altri stati. Oltretutto, ricordano a Berlino, la Germania ha firmato un trattato di riparazione bellica nel 1961, quando accettò di pagare 40 miliardi di marchi agli italiani «vittime della persecuzione nazista a causa della loro razza, religione e visione politica».
Per la Corte di Cassazione, il principio dell`immunità internazionale poteva invece essere interpretato in modo più restrittivo, teoria difesa anche da Giorgio Gaja, giudice italiano al tribunale dell`Onu, che ha scritto le sue ragioni in dieci pagine fitte dì precedenti. L`Italia riteneva che trattandosi di «gravissime violazioni delle leggi umanitarie e di crimini internazionali», queste avessero precedenza sull`immunità. L`aggravante era che si trattava di misfatti accaduti nel territorio italiano, a differenza del precedente caso (Ferrini, 2004) in cui un deportato «schiavo di Hitler» aveva ottenuto ragione dai giudici nazionali. Niente da fare, ha annunciato il magistrato che presiedeva a l`Aja, Hisashi Owada: ogni sentenza risarcitoria sarà priva di effetto. Ciò non toglie, ha aggiunto il giapponese, che «la Corte veda con sorpresa e dispiacere che sia stata negata compensazione a questo gruppo di vittime».
Sul fronte italiano la sensazione è analoga. A Marzabotto, altro luogo di strage orrenda, l`associazione dei familiari delle vittime afferma che la sentenza è «frutto della ragione di stato». Il sindaco di Civitella cerca consolazione nel pensiero che «almeno ci è stata restituita la memoria». «Una decisione che rispettiamo ma non condividiamo, provoca amarezza e dolore», dichiara il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti.
Secondo www.faz.de "Roma dovrebbe essere felice. Evita una valanga di ricorsi". L`Italia, afferma la "Frankfurter Allgemeine Zeitung", dovrebbe essere grata alla Corte internazionale dell`Aia, perché respingendo gli indennizzi per le vittime delle stragi naziste ha evitate una valanga di ricorsi contro Roma quale ex alleato della Germania.
E ciò è peraltro abbastanza veritiero, aggiunge Marconista. Meno chiara, invece, la seguente posizione, che include la Grecia:
«Italia e Grecia dovrebbero essere felici del fatto che la Corte ha dato ragione alla Germania e in segreto sicuramente lo sono», scrive FAZ, perché è stata affermata «l`immunità degli Stati». Ora «sul piano del diritto tutti gli Stati sono uguali, nessuno di essi può giudicarne un altro».
Presto parleremo di un altro massacro, compiuto proprio dagli Italiani in Grecia il 16 febbraio 1943. Quel giorno saremo lì per commemorare le vittime assieme ai greci.