E' da poco passato il giorno della memoria e un ricercatore non può non tentare di compiere una riflessione. Nel post di quel giorno affermai che nei campi di concentramento, di lavoro, transito e sterminio tedeschi sparsi per l'Europa occupata, morirono 12 milioni di persone. Tre milioni solo di prigionieri sovietici. Da tempo assistiamo all'assioma memoria uguale storia; anzi, per alcuni la memoria ha maggiore dignità perché la storia "non è una scienza", mentre ricordare significa non dimenticare, onorare, esserci. A meno che non si tratti di lavori di pregio, come quelli di Revelli o Bedeschi, già menzionati in questo blog per il loro pregio, la memoria si presta più della storia all'interpretazione. Se vogliamo restare nel paradigma, è meno scientifica. Perché è legata a situazioni esterne molto più forti di quelle che possono condizionare uno storico, che la fanno diventare un assioma. Che slitta, in alcuni casi, nella intrusione dello Stato, attraverso la memoria, nel campo proprio della storia. Si pensi alla legge da poco approvata in Francia sul "genocidio" (o massacro) degli Armeni in Turchia nel 1916, legge che ha provocato un grave incidente diplomatico tra Ankara e Parigi, ma che potrebbe portare milioni di voti a un Sarkozy in cerca di secondo mandato. O alle leggi contro il comunismo approvate nelle regioni baltiche, in Ungheria e Repubblica ceca. O, infine, a quelle contro il negazionismo. Tutte significano una cosa: la ricerca storica, in alcuni paesi, ha un argine, un limite invalicabile, dettato dallo Stato. Non dalla comunità scientifica, che può isolare lo storico tendenzioso o chiaramente di parte. Dallo Stato.
Sergio Romano, a proposito della legge francese che stabilisce una pena per chi nega che quello del 1916 sia stato un genocidio, ha di recente affermato:
"Non credo che gli Stati e i parlamenti democratici, abbiano il compito di scrivere la storia e di fissare per legge le date fauste e infauste del calendario nazionale e internazionale. Là dove questo accade lo Stato è «etico», vale a dire una cattedra morale autorizzata a proclamare dogmi e a impartire precetti. Oggi scrive una sorta di bolla pontificia sui massacri armeni del 1915. Domani proclamerà altri dogmi a cui i sudditi fedeli dovranno piegarsi. È questo lo Stato in cui desideriamo vivere?
La condanna del «negazionismo» diventa a questo punto inevitabile. Se il giudizio su un evento storico è legge dello Stato, non è permesso avere dubbi, proporre interpretazioni diverse, invocare circostanze che ai sacerdoti del dogma sembreranno inammissibili giustificazioni. Avrò ancora il diritto di sostenere (come lo storico angloamericano Bernard Lewis di fronte a un tribunale francese qualche anno fa) che l'espressione genocidio è impropria e che «massacri» definisce meglio il trattamento di cui gli armeni turchi furono vittime nel 1915? Potrò ricordare che gli armeni delle maggiori città turche non vennero colpiti dai provvedimenti di espulsione? Avrò ancora il diritto di collegare quegli avvenimenti a una guerra in cui le comunità armene dell'Anatolia erano percepite, con qualche buona ragione, come la quinta colonna dell'impero zarista? Sarò autorizzato a suggerire che la legge approvata dall'Assemblea nazionale francese risponde soprattutto alle esigenze elettorali di un presidente a caccia di voti per una elezione che si annuncia particolarmente difficile? Potrò dire a un armeno che se fossi al suo posto non proverei dopo questo voto alcuna soddisfazione?"
Un documento a proposito del nagazionismo fu firmato da componenti della Sissco (primo firmatario proprio Flores) in occasione di una proposta di legge dell'allora ministro della Giustizia Mastella, governo Prodi.
Lo riporto, osservando che il documento non è lineare. Non si capisce se lo scopo della posizione sia quello di rafforzare o indebolire la presunta "unicità" dell'olocausto, né è chiaro il riferimento al passato italiano, che seppur legittimo in senso assoluto, non ha nulla in comune con l'oggetto in esame.
Il documento è consultabile all'indirizzo http://www.sissco.it/index.php?id=28
Il Ministro della Giustizia Mastella, secondo quanto anticipato dai media, proporrà un disegno di legge che dovrebbe prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi neghi l'esistenza storica della Shoah. Il governo Prodi dovrebbe presentare questo progetto di legge il giorno della memoria. Come storici e come cittadini siamo sinceramente preoccupati che si cerchi di affrontare e risolvere un problema culturale e sociale certamente rilevante (il negazionismo e il suo possibile diffondersi soprattutto tra i giovani) attraverso la pratica giudiziaria e la minaccia di reclusione e condanna. Proprio negli ultimi tempi, il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell'attenzione dei media, moltiplicandone inevitabilmente e in modo controproducente l’eco. Sostituire a una necessaria battaglia culturale, a una pratica educativa, e alla tensione morale necessarie per fare diventare coscienza comune e consapevolezza etica introiettata la verità storica della Shoah, una soluzione basata sulla minaccia della legge, ci sembra particolarmente pericoloso per diversi ordini di motivi:
1) si offre ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d'espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall'autorità statale (l'”antifascismo” nella DDR, il socialismo nei regimi comunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l'inesistenza di piazza Tiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l'idea, assai discussa anche tra gli storici, della "unicità della Shoah", non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altri evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.
L'Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale, dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative.
La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all'odio razziale, all'apologia di reati ripugnanti e offensivi per l'umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno.
E' la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste. Che lo Stato aiuti la società civile, senza sostituirsi ad essa con una legge che rischia di essere inutile o, peggio, controproducente.
Marcello Flores, Università di Siena
Simon Levis Sullam, Università di California, Berkeley
Enzo Traverso, Università de Picardie Jules Verne
David Bidussa, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Bruno Bongiovanni, Università di Torino
Simona Colarizi, Università di Roma La Sapienza
Gustavo Corni, Università di Trento
Alberto De Bernardi, Università di Bologna
Tommaso Detti, Università di Siena
Anna Rossi Doria, Università di Roma Tor Vergata
Maria Ferretti, Università della Tuscia
Umberto Gentiloni, Università di Teramo
Paul Ginsborg, Università di Firenze
Carlo Ginzburg, Scuola Normale Superiore, Pisa
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Andrea Graziosi, Università di Napoli Federico II
Mario Isnenghi, Università di Venezia
Fabio Levi, Università di Torino
Giovanni Levi, Università di Venezia
Sergio Luzzatto, Università di Torino
Paolo Macry, Università di Napoli Federico II
Giovanni Miccoli, Università di Trieste
Claudio Pavone, storico
Paolo Pezzino, Università di Pisa
Alessandro Portelli, Università di Roma La Sapienza
Gabriele Ranzato, Università di Pisa
Raffaele Romanelli, Università di Roma La Sapienza
Mariuccia Salvati, Università di Bologna
Stuart Woolf, Istituto Universitario Europeo, Firenze
Aderiscono anche:
Cristina Accornero, Università di Torino
Ersilia Alessandrone Perona
Franco Andreucci, Università di Pisa
Franco Angiolini, Università di Pisa
Barbara Armani, Università di Pisa
Angiolina Arru, Università di Napoli L'Orientale
Marino Badiale, Universita' di Torino
Elena Baldassari, Università di Roma La Sapienza
Luca Baldissara, Università di Pisa
Roberto Balzani, Università di Bologna
Giovanni Belardelli, Università di Perugia
Elissa Bemporad, Center for Jewish History, New York
Emmanuel Betta, Università di Roma La Sapienza
Fabio Bettanin, Università di Napoli L’Orientale
Roberto Bianchi, Università di Firenze
Alfonso Botti, Università di Urbino
Anna Bravo, Università di Torino
Camillo Brezzi, Università di Siena
Antonio Brusa, Università di Bari
Marco Buttino, Università di Torino
Davide Cadeddu, Università di Milano
Gia Caglioti, Università di Napoli Federico II
Luigi Cajani, Università di Roma La Sapienza
Giampaolo Calchi Novati, Università di Pavia
Marina Calloni, Università di Milano Bicocca
Fulvio Cammarano, Università di Bologna
Alfredo Canavero, Università degli Studi di Milano
Leonardo Capezzone, Università di Roma La Sapienza
Riccardo Caporale
Vittorio Cappelli, Università della Calabria
Paolo Capuzzo
Franco Cardini, Università di Firenze
Maddalena Carli, Università di Teramo
Paola Carlucci, Scuola Normale Superiore Pisa
Gennaro Carotenuto, Università di Macerata
Paola Carucci
Carolina Castellano, Università di Napoli Federico II
Mirella Castracane Mombelli, SSAB
Sonia Castro, Università di Pavia
Tulla Catalan, Università di Trieste
Alberto Cavaglion, Università di Milano
Franco Cazzola, Università di Firenze
Roberto Chiarini, Università di Milano
Giovanna Cigliano, Università di Napoli Federico II
Fulvio Conti, Università di Firenze
Giovanni Contini, Università di Roma La Sapienza
Daniele Conversi, University of Lincoln
Pietro Costa, Università di Firenze
Augusto D’Angelo, Università di Roma La Sapienza
Leandra D’Antone, Università di Roma La Sapienza
Angelo D’Orsi, Università di Torino
Vanni D'Alessio, Università di Napoli Federico II
Fulvio De Giorgi
Giovanni De Luna, Università di Torino
Andreina De Clementi, Università di Napoli L'Orientale
Fabio Dei, Università di Pisa
Mario Del Pero, Università di Bologna
Nunzio Dell’Erba, Università di Torino
Giorgio Delle Donne, Bolzano
Lucia Denitto, Università di Lecce
Giulia Devani,
Paola Di Cori, Università di Urbino
Patrizia Dogliani, Università di Bologna
Benito Donato, Cosenza
Elena Fasano Guarini, Università di Pisa
Paolo Favilli, Università di Genova
Giovanni Federico, Università di Pisa
Carlotta Ferrara degli Uberti
Cristiana Fiamingo, Università di Milano
Enzo Fimiani, Biblioteca provinciale Pescara
Vinzia Fiorino, Università di Pisa
Guido Formigoni, Università di Milano IULM
Vittorio Frajese, Università di Roma Tor Vergata
Giulia Fresca, Cosenza
Carlo Fumian, Università di Padova
Valeria Galimi, Università di Siena
Ernesto Galli della Loggia, Università di Milano San Raffaele
Luigi Ganapini, Università di Bologna
Antonella Gedda
Giuliana Gemelli, Università di Bologna
Aldo Giannuli, Università di Bari
Antonio Gibelli, Università di Genova
Maria Grazia Meriggi, Università di Bergamo
Gabriella Gribaudi, Università di Napoli Federico II
Yuri Guaiana, Università di Milano Bicocca
Giancarlo Jocteau, Università di Torino
Stefano Levi della Torre
Sara Lorenzini, Università di Trento
Domenico Losurdo, Università di Urbino
Paola Magnarelli, Università di Macerata
Maria Marcella Rizzo, Università di Lecce
Filippo Maria Giordano, Pavia
Gian Maria Varanini, Università di Verona
Rosaria Marina Arena, Università di Siena
Marcella Marmo, Università di Napoli Federico II
Dora Marucco, Università di Torino
Massimo Mastrogregori, Università di Roma La Sapienza
Marco Mayer, Università di Firenze
Claudio Mellana, Torino
Annalucia Messina
Marica Milanesi, Università di Pavia
Claudio Moffa
Marco Mondini, Università di Padova
Davide Montino, Università di Genova
Daniele Montino, Università di Genova
Giovanni Montroni, Università di Napoli Federico II
Massimo Morigi
Antonio Moscato
Stefania Nanni, Università di Roma La Sapienza
Gloria Nemec, Università di Trieste
Giacomina Nenci, Università di Perugia
Serge Noiret
Ivar Oddone, Torino
Chiara Ottaviano, Cliomedia Officina
Maura Palazzi, Università di Ferrara
Gianni Perona, INSMLI, Milano
Francesco Petrini
Stefano Petrungaro, Università di Venezia
Vincenzo Pinto, Università di Torino-Gerusalemme
Francesco Piva, Università di Roma Tor Vergata
Stefano Pivato, Università di Urbino
Alessandro Pizzorno, Istituto Universitario Europeo Firenze
Regina Pozzi, Università di Pisa
Adriano Prosperi, Scuola Normale Superiore di Pisa
Leonardo Rapone, Università della Tuscia
Maurizio Ridolfi, Università della Tuscia
Gabriele Rigano, Università per Stranieri di Perugia
Domenico Rizzo, Università di Napoli L’Orientale
Giorgio Rochat, Università di Torino
Giovanni Romeo, Università di Napoli Federico II
Maria Rosaria Stabili, Università di Roma III
Andrea Rossi, Istituto di storia contemporamea, Ferrara
Rodolfo Rossi, Università cattolica del Sacro Cuore, Brescia
Lucia Rostagno, Università di Roma La Sapienza
Piero S. Graglia
Silvia Salvatici, Università di Teramo
Enrica Salvatori, Università di Pisa
Sara Sappino, Università di Pavia
Ayse Saracgil, Università di Firenze
Laura Savelli, Università di Pisa
Biancamaria Scarcia Amoretti, Università di Roma La Sapienza
Guri Schwarz, Università di Pisa
Giovanni Scirocco, Università di Bergamo
Francesco Scomazzon, Università di Milano
Maria Serena Piretti, Università di Bologna
Alfio Signorelli, Università di Roma La Sapienza
Francesca Socrate, Università di Roma La Sapienza
Simonetta Soldani, Università di Firenze
Carlotta Sorba, Università di Padova
Carlo Spagnolo, Università di Bari
Lorenzo Strik Lievers, Università di Milano Bicocca
Maria Susanna Garroni, Università di Napoli "L'Orientale"
Arnaldo Testi, Università di Pisa
Rita Tolomeo, Università di Roma La Sapienza
Cristiana Torti
Francesco Traniello, Università di Torino
Anna Treves, Università di Milano
Alessandro Triulzi, Università di Napoli L’Orientale
Simona Troilo, Istituto Universitario Europeo
Gabriele Turi, Università di Firenze
Angelo Ventrone
Angelo Ventura, Università di Padova
Claudio Venza, Università di Trieste
Alessandra Veronese, Università di Pisa
Elisabetta Vezzosi, Università di Trieste
Vittorio Vidotto, Università di Roma La Sapienza
Loris Zanatta, Università di Bologna
Bruno Ziglioli, Università di Pavia
Sergio Romano, a proposito della legge francese che stabilisce una pena per chi nega che quello del 1916 sia stato un genocidio, ha di recente affermato:
"Non credo che gli Stati e i parlamenti democratici, abbiano il compito di scrivere la storia e di fissare per legge le date fauste e infauste del calendario nazionale e internazionale. Là dove questo accade lo Stato è «etico», vale a dire una cattedra morale autorizzata a proclamare dogmi e a impartire precetti. Oggi scrive una sorta di bolla pontificia sui massacri armeni del 1915. Domani proclamerà altri dogmi a cui i sudditi fedeli dovranno piegarsi. È questo lo Stato in cui desideriamo vivere?
La condanna del «negazionismo» diventa a questo punto inevitabile. Se il giudizio su un evento storico è legge dello Stato, non è permesso avere dubbi, proporre interpretazioni diverse, invocare circostanze che ai sacerdoti del dogma sembreranno inammissibili giustificazioni. Avrò ancora il diritto di sostenere (come lo storico angloamericano Bernard Lewis di fronte a un tribunale francese qualche anno fa) che l'espressione genocidio è impropria e che «massacri» definisce meglio il trattamento di cui gli armeni turchi furono vittime nel 1915? Potrò ricordare che gli armeni delle maggiori città turche non vennero colpiti dai provvedimenti di espulsione? Avrò ancora il diritto di collegare quegli avvenimenti a una guerra in cui le comunità armene dell'Anatolia erano percepite, con qualche buona ragione, come la quinta colonna dell'impero zarista? Sarò autorizzato a suggerire che la legge approvata dall'Assemblea nazionale francese risponde soprattutto alle esigenze elettorali di un presidente a caccia di voti per una elezione che si annuncia particolarmente difficile? Potrò dire a un armeno che se fossi al suo posto non proverei dopo questo voto alcuna soddisfazione?"
Il libro di Flores |
Il libro della Salomoni in prima edizione |
No, questo diritto in Francia non esiste più. Così come, del resto, esiste poco in Italia. Le pubblicazioni sui genocidi sono in continuo aumento. Tra le più famose ne ricordo due, di storici conosciuti:
Il genocidio degli Armeni, di Marcello Flores, e L'Unione Sovietica e la Shoah, di Antonella Salomoni.
Cosa hanno in comune queste tre copertine? Apparentemente nulla. Eppure, si tratta di tre non sensi.
Il libro di Flores, infatti, ritrae degli Armeni che uccidono dei Turchi, come si legge nella didascalia della foto riportata anche all'interno del volume.
Il libro della Salomoni, prima edizione, appare come un atto di accusa contro i sovietici. Si tratta di una falce sporca di sangue. E' con la falce che sono stati uccisi milioni di ebrei in Unione Sovietica?
La seconda edizione ha una copertina completamente fuori tema. Volendo recuperare si è fatto non peggio, ma cosa vuole dire un soldato dell'Armata Rossa in una città sotto assedio se si parla di Shoah?
Confrontiamole con questa:
Aggiungi didascalia |
Si tratta de "Il libro nero" di Erenburg e Grossman, in parte studiato anche dalla Salomoni, che fu scritto subito dopo la guerra sulla Shoah in Unione Sovietica. La copertina ha un senso: una stella gialla, di quelle che portavano gli ebrei in tutta Europa. Perché la tesi che si sostiene, qui come in Salomoni, è che i morti ebrei sovietici devono essere conteggiati tra quelli complessivi dell'Olocausto, mentre Stalin non ci pensava nemmeno: per lui erano solo cittadini sovietici. Non entro nel merito. Ma è chiaro che è passata la prima, almeno da noi. In Russia, no.
Cosa voglio dire con tutto ciò? Che personalmente per genocidio mi attengo a quanto stabilito dalle Nazioni Unite, ossia l'uccisione, o il tentativo di uccisione di parte o di tutto un popolo al fine di annientarlo. Per questo è stato definito, giustamente, genocidio, l'uccisione di 8000 maschi bosniaci di fede musulmana perpetrata dai serbo-bosniaci a Srebrenica, in Bosnia, nel Luglio del 1995, peraltro sotto gli occhi dei caschi blu olandesi. Per questo si più definire "genocidio", l'uccisione di 165 abitanti maschi di un villaggio della Tessaglia, Domenikon, perpetrata nel febbraio 1943 dalla Divisione Pinerolo in Grecia per rappresaglia.
Le Nazioni Unite hanno stabilito che tutti i genocidi sono uguali. Ma sul banco degli imputati ci vanno gli autori dei massacri, non gli storici che ne parlano. I russi che liberarono Auschwitz nel gennaio 1945 ancora non lo sapevano.
Un documento a proposito del nagazionismo fu firmato da componenti della Sissco (primo firmatario proprio Flores) in occasione di una proposta di legge dell'allora ministro della Giustizia Mastella, governo Prodi.
Lo riporto, osservando che il documento non è lineare. Non si capisce se lo scopo della posizione sia quello di rafforzare o indebolire la presunta "unicità" dell'olocausto, né è chiaro il riferimento al passato italiano, che seppur legittimo in senso assoluto, non ha nulla in comune con l'oggetto in esame.
Il documento è consultabile all'indirizzo http://www.sissco.it/index.php?id=28
Il Ministro della Giustizia Mastella, secondo quanto anticipato dai media, proporrà un disegno di legge che dovrebbe prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi neghi l'esistenza storica della Shoah. Il governo Prodi dovrebbe presentare questo progetto di legge il giorno della memoria. Come storici e come cittadini siamo sinceramente preoccupati che si cerchi di affrontare e risolvere un problema culturale e sociale certamente rilevante (il negazionismo e il suo possibile diffondersi soprattutto tra i giovani) attraverso la pratica giudiziaria e la minaccia di reclusione e condanna. Proprio negli ultimi tempi, il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell'attenzione dei media, moltiplicandone inevitabilmente e in modo controproducente l’eco. Sostituire a una necessaria battaglia culturale, a una pratica educativa, e alla tensione morale necessarie per fare diventare coscienza comune e consapevolezza etica introiettata la verità storica della Shoah, una soluzione basata sulla minaccia della legge, ci sembra particolarmente pericoloso per diversi ordini di motivi:
1) si offre ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d'espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall'autorità statale (l'”antifascismo” nella DDR, il socialismo nei regimi comunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l'inesistenza di piazza Tiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l'idea, assai discussa anche tra gli storici, della "unicità della Shoah", non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altri evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.
L'Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale, dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative.
La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all'odio razziale, all'apologia di reati ripugnanti e offensivi per l'umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno.
E' la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste. Che lo Stato aiuti la società civile, senza sostituirsi ad essa con una legge che rischia di essere inutile o, peggio, controproducente.
Marcello Flores, Università di Siena
Simon Levis Sullam, Università di California, Berkeley
Enzo Traverso, Università de Picardie Jules Verne
David Bidussa, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Bruno Bongiovanni, Università di Torino
Simona Colarizi, Università di Roma La Sapienza
Gustavo Corni, Università di Trento
Alberto De Bernardi, Università di Bologna
Tommaso Detti, Università di Siena
Anna Rossi Doria, Università di Roma Tor Vergata
Maria Ferretti, Università della Tuscia
Umberto Gentiloni, Università di Teramo
Paul Ginsborg, Università di Firenze
Carlo Ginzburg, Scuola Normale Superiore, Pisa
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Andrea Graziosi, Università di Napoli Federico II
Mario Isnenghi, Università di Venezia
Fabio Levi, Università di Torino
Giovanni Levi, Università di Venezia
Sergio Luzzatto, Università di Torino
Paolo Macry, Università di Napoli Federico II
Giovanni Miccoli, Università di Trieste
Claudio Pavone, storico
Paolo Pezzino, Università di Pisa
Alessandro Portelli, Università di Roma La Sapienza
Gabriele Ranzato, Università di Pisa
Raffaele Romanelli, Università di Roma La Sapienza
Mariuccia Salvati, Università di Bologna
Stuart Woolf, Istituto Universitario Europeo, Firenze
Aderiscono anche:
Cristina Accornero, Università di Torino
Ersilia Alessandrone Perona
Franco Andreucci, Università di Pisa
Franco Angiolini, Università di Pisa
Barbara Armani, Università di Pisa
Angiolina Arru, Università di Napoli L'Orientale
Marino Badiale, Universita' di Torino
Elena Baldassari, Università di Roma La Sapienza
Luca Baldissara, Università di Pisa
Roberto Balzani, Università di Bologna
Giovanni Belardelli, Università di Perugia
Elissa Bemporad, Center for Jewish History, New York
Emmanuel Betta, Università di Roma La Sapienza
Fabio Bettanin, Università di Napoli L’Orientale
Roberto Bianchi, Università di Firenze
Alfonso Botti, Università di Urbino
Anna Bravo, Università di Torino
Camillo Brezzi, Università di Siena
Antonio Brusa, Università di Bari
Marco Buttino, Università di Torino
Davide Cadeddu, Università di Milano
Gia Caglioti, Università di Napoli Federico II
Luigi Cajani, Università di Roma La Sapienza
Giampaolo Calchi Novati, Università di Pavia
Marina Calloni, Università di Milano Bicocca
Fulvio Cammarano, Università di Bologna
Alfredo Canavero, Università degli Studi di Milano
Leonardo Capezzone, Università di Roma La Sapienza
Riccardo Caporale
Vittorio Cappelli, Università della Calabria
Paolo Capuzzo
Franco Cardini, Università di Firenze
Maddalena Carli, Università di Teramo
Paola Carlucci, Scuola Normale Superiore Pisa
Gennaro Carotenuto, Università di Macerata
Paola Carucci
Carolina Castellano, Università di Napoli Federico II
Mirella Castracane Mombelli, SSAB
Sonia Castro, Università di Pavia
Tulla Catalan, Università di Trieste
Alberto Cavaglion, Università di Milano
Franco Cazzola, Università di Firenze
Roberto Chiarini, Università di Milano
Giovanna Cigliano, Università di Napoli Federico II
Fulvio Conti, Università di Firenze
Giovanni Contini, Università di Roma La Sapienza
Daniele Conversi, University of Lincoln
Pietro Costa, Università di Firenze
Augusto D’Angelo, Università di Roma La Sapienza
Leandra D’Antone, Università di Roma La Sapienza
Angelo D’Orsi, Università di Torino
Vanni D'Alessio, Università di Napoli Federico II
Fulvio De Giorgi
Giovanni De Luna, Università di Torino
Andreina De Clementi, Università di Napoli L'Orientale
Fabio Dei, Università di Pisa
Mario Del Pero, Università di Bologna
Nunzio Dell’Erba, Università di Torino
Giorgio Delle Donne, Bolzano
Lucia Denitto, Università di Lecce
Giulia Devani,
Paola Di Cori, Università di Urbino
Patrizia Dogliani, Università di Bologna
Benito Donato, Cosenza
Elena Fasano Guarini, Università di Pisa
Paolo Favilli, Università di Genova
Giovanni Federico, Università di Pisa
Carlotta Ferrara degli Uberti
Cristiana Fiamingo, Università di Milano
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Vinzia Fiorino, Università di Pisa
Guido Formigoni, Università di Milano IULM
Vittorio Frajese, Università di Roma Tor Vergata
Giulia Fresca, Cosenza
Carlo Fumian, Università di Padova
Valeria Galimi, Università di Siena
Ernesto Galli della Loggia, Università di Milano San Raffaele
Luigi Ganapini, Università di Bologna
Antonella Gedda
Giuliana Gemelli, Università di Bologna
Aldo Giannuli, Università di Bari
Antonio Gibelli, Università di Genova
Maria Grazia Meriggi, Università di Bergamo
Gabriella Gribaudi, Università di Napoli Federico II
Yuri Guaiana, Università di Milano Bicocca
Giancarlo Jocteau, Università di Torino
Stefano Levi della Torre
Sara Lorenzini, Università di Trento
Domenico Losurdo, Università di Urbino
Paola Magnarelli, Università di Macerata
Maria Marcella Rizzo, Università di Lecce
Filippo Maria Giordano, Pavia
Gian Maria Varanini, Università di Verona
Rosaria Marina Arena, Università di Siena
Marcella Marmo, Università di Napoli Federico II
Dora Marucco, Università di Torino
Massimo Mastrogregori, Università di Roma La Sapienza
Marco Mayer, Università di Firenze
Claudio Mellana, Torino
Annalucia Messina
Marica Milanesi, Università di Pavia
Claudio Moffa
Marco Mondini, Università di Padova
Davide Montino, Università di Genova
Daniele Montino, Università di Genova
Giovanni Montroni, Università di Napoli Federico II
Massimo Morigi
Antonio Moscato
Stefania Nanni, Università di Roma La Sapienza
Gloria Nemec, Università di Trieste
Giacomina Nenci, Università di Perugia
Serge Noiret
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Maura Palazzi, Università di Ferrara
Gianni Perona, INSMLI, Milano
Francesco Petrini
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Vincenzo Pinto, Università di Torino-Gerusalemme
Francesco Piva, Università di Roma Tor Vergata
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Regina Pozzi, Università di Pisa
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Maurizio Ridolfi, Università della Tuscia
Gabriele Rigano, Università per Stranieri di Perugia
Domenico Rizzo, Università di Napoli L’Orientale
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Giovanni Romeo, Università di Napoli Federico II
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Andrea Rossi, Istituto di storia contemporamea, Ferrara
Rodolfo Rossi, Università cattolica del Sacro Cuore, Brescia
Lucia Rostagno, Università di Roma La Sapienza
Piero S. Graglia
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Sara Sappino, Università di Pavia
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Biancamaria Scarcia Amoretti, Università di Roma La Sapienza
Guri Schwarz, Università di Pisa
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Francesco Scomazzon, Università di Milano
Maria Serena Piretti, Università di Bologna
Alfio Signorelli, Università di Roma La Sapienza
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Simonetta Soldani, Università di Firenze
Carlotta Sorba, Università di Padova
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Angelo Ventrone
Angelo Ventura, Università di Padova
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Alessandra Veronese, Università di Pisa
Elisabetta Vezzosi, Università di Trieste
Vittorio Vidotto, Università di Roma La Sapienza
Loris Zanatta, Università di Bologna
Bruno Ziglioli, Università di Pavia
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