venerdì 3 febbraio 2012

Anniversari

Una foto d'epoca della Funivia Cavalese
Cermis
Tra oggi e domani ricorrono due anniversari che coinvolgono i rapporti tra Italia e Stati Uniti e, in particolare, le Forze Armate di quest'ultimo paese.
Il 3 febbraio 1998, infatti, un caccia statunitense partito dalla base NATO di Aviano tranciò di netto un cavo della funivia del monte Cermis (Cavalese).
La cabina precipitò per 150 metri e le 20 persone che stavano salendo morirono schiacciate.

Il 4 febbraio di sette anni più tardi, Giuliana Sgrena, giornalista de "il manifesto", venne rapita in Iraq. Fu liberata esattamente dopo un mese e prelevata da uomini del SISMI, come allora si chiamava il nostro Servizio Segreto Militare. A pochi chilometri dall'aeroporto di Bagdad, l'auto incappò in un posto di blocco americano. I soldati aprirono il fuoco  e uccisero il funzionario del SISMI Nicola Calipari, che con il suo corpo protesse la Sgrena.

In entrambe le situazioni gli Stati Uniti hanno scelto di difendere gli autori di una strage nel primo caso e di una evidente mancanza di rispetto delle procedure di ingaggio nel secondo; il governo italiano ha scelto una linea combattiva, ma in definitiva non è riuscito ad ottenere molto.

Anzi. Nel caso di Calipari, in occasione del primo anniversario della sua morte, il 4 marzo 2006, a Forte Braschi, sede ufficiale del SISMI, di fronte alla famiglia Calipari, all'allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, a tutta la squadra del funzionario morto e alla stessa Sgrena, il ministro della Difesa, Antonio Martino, pronunciò queste parole:


"La vicenda nella quale ha sacrificato la vita Nicola Calipari ha quasi i lineamenti di un’antica tragedia greca, quando il fato impedisce all’eroe di cogliere il frutto del suo valore, quando la mano che uccide non è mossa dall’odio o dalla determinazione, ma dagli oscuri disegni del destino". Mentre Calipari fu definito "un eroe", della Sgrena disse che "vive grazie a lui e questo ci permette di affermare che Calipari ha vinto".


Da sinistra Gianni Letta, Antonio Martino, Rosa Villecco
Calipari e Carlo Azeglio Ciampi durante l'inaugurazione
della scultura dedicata a Calipari
Ero accanto alla Sgrena in quel momento. Pensai che Martino non avesse idea di cosa fosse una tragedia greca. La Sgrena, invece, tremò e poi disse qualcosa a Valentino Parlato e all'allora direttore del Manifesto, Gabriele Polo. Qualcosa tipo, "che maiale!" 


Poco prima, Ciampi aveva inaugurato una scultura in memoria di Calipari all'interno del Forte. Al termine della cerimonia Rosa Maria Villecco, la moglie di Calipari, si avvicinò a Martino e gli disse: "Vergognati". 






Nel 2007 la Corte d'Appello italiana che aveva cominciato il processo in contumacia contro  l'uccisore di Calipari, il soldato Mario Lozano, sentenziò di non avere giurisdizione per portare a termine il dibattimento. 


Per la vicenda di Cavalese, le cose non sono andate molto diversamente, con la differenza che in questo caso il governo italiano non fu il solo coinvolto. la maggioranza delle vittime, infatti, erano straniere: 8 tedeschi, 5 belgi, tre italiani, due polacchi, un austriaco e un olandese. I piloti del Grumman EA-6B Prowler dei Marines, che causarono la strage, furono comunque giudicati in patria, in base ad accordi bilaterali tra Stati Uniti ed Italia, e con la mediazione dell'allora primo ministro italiano Massimo D'Alema. In cambio, sostengono molti, Silvia Baraldini, da anni detenuta in un carcere speciale americano, poté rientrare in Italia. 


Dei quattro aviatori presenti sul Grumman quel giorno, solo due vennero processati da una corte marziale  americana e nel 1999 furono degradati e radiati con disonore dall'esercito. Richard Ashby,  che materialmente compì l'evoluzione tra i cavi della funivia del Cermis, fu anche condannato a sei mesi di carcere, ma venne rilasciato dopo 4 mesi per buona condotta.
Nel febbraio del 2008 i due ex piloti hanno impugnato la sentenza, rilevando che durante il processo di dieci anni prima la difesa e l'accusa si erano accordate per far cadere l'accusa di omicidio colposo plurimo, lasciando in piedi solo quella di "intralcio alla giustizia". Questo, per venire incontro a "pressioni provenienti dall'Italia".


Per quanto riguarda i risarcimenti ai familiari delle vittime, un primo stanziamento americano fu bloccato dal Congresso. Nel 1999 il parlamento italiano approvò una legge che quantificava in 4 miliardi a famiglia il compenso per il lutto. Il 75% dell'intera somma venne pagata dagli Stati Uniti. 


Per non dimenticare la strage, in Val Di Fiemme è nato il "Comitato 3 Febbraio". Sul suo manifesto si afferma:




"Nella dimensione internazionale della tragedia ci parrebbe adeguato riconoscimento alla memoria delle vittime il costituire un centro internazionale di documentazione e solidarietà, avente carattere permanente in Cavalese, che si proponga come sede di inchiesta e difesa delle vittime dei sinistri provocati dall'uso distorto e irresponsabile dei mezzi bellici in tempo di pace."















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