giovedì 26 aprile 2012

CHERNOBYL

By DOROTA LECH






If you asked me how I remember that day, I would say there was a dusty pastel-yellow pollen hovering over the asphalt and the grass. I was looking up at the sky and concentrating on the soft bumps of the sidewalk, which were steadily absorbed by the wheels of my stroller. I could see my father's face smiling down at me.
It was a sunny Saturday afternoon. The month had been warmer than usual, and almost everybody was outside. My mother was in the library preparing for an exam. Our inconspicuous town, located in south-western Poland, was just another small dot on a map of a country that had long been destroyed and divided. At that time the borders were closed. In later years, my mother would compare our life back then to that of my pet hamsters; forcibly confined in a small prison and running in pointless circles.
It was still sunny days later when my parents read about the explosion in Pripyat. They didn't believe the newspapers or the explanations spewed by the government. But still, we stayed inside. My grandparents drove to neighbouring villages to find powdered milk produced before the explosion. My mother made an appointment at the doctor's office for me to receive my iodine dosage. And we all just waited.
But we weren't like the hamsters at all. We didn't leave the hamsters inside the house when the carbon monoxide detector went off in the night. Why she let me keep them, I'll never understand.

SALONE DEL LIBRO A SAN PIETROBURGO

Si è aperto oggi a San Pietroburgo il VII Salone internazionale del libro. Erano presenti le maggiori case editrici della città e di Mosca e alcuni ospiti dall'estero.

IL GOVERNATORE DI SAN PIETROBURGO GEORGIJ SERGEEVICH POLTAVCHENKO DURANTE IL DISCORSO
INAUGURALE DEL SALONE




OSPITE INATTESO

UNA STAMPATRICE

LA SALA DELLE PRESENTAZIONI

LO STAND DELL'UNIONE DEGLI SCRITTORI DI SAN PIETROBURGO

DANTE ALIGHIERI A PIETROBURGO

STORIA DI ROMA

LO STAND DI "LIMBUS PRESS" DOVE LAVORAVO NEGLI ANNI NOVANTA. EDITA EDUARD LIMONV
LEADER DELL'OPPOSIZIONE

DUE LIBRI DI LIMONOV


LA FRANCIA. OSPITE D'ONORE DELLA FIERA



QUESTI LIBRI PORTANO LA SCRITTA "ONI ZASHISHALI OTECHESTVO" OSSIA "LORO HANNO DIFESO LA PATRIA". E' RIRPESA DA UN FILM SOVIETICO DEL 1943: "ONA ZASHISHALA RODINU" - "LEI HA DIFESO LA PATRIA"

LO STAND DELLA BIELORUSSIA

MASHA I MEDVED'. CONSIGLIO DI VEDERLI SU YOUTUBE. NON SERVE CONOSCERE IL RUSSO

IL CONSOLE ITALIANO A SAN PIETROBURGO LUIGI ESTERO


BALLI D'EPOCA PER IL DUECENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA SU NAPOLEONE 


STAND DELL'ISTITUTO DI CULTURA ITALIANO

LUCIANO CANFORA E' MOLTO PRESENTE



REPUBBLICA ARMENA

STRUMENTO DI STAMPA USATO IN ARMENIA


DALLO STAND DELLA REPUBBLICA ARMENA

SPOSI

LO SCRITTORE LUR'E DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL SUO ROMANZO "ZHELEZNYJ BUL'VAR"
(BOULEVARD DI FERRO)

UN MOMENTO DI UNA BATTAGLIA TRA RUSSI E FRANCESI


LA LITERNATURNAJA GAZETA



UN REDUCE?


UNO DEI DISEGNI DI FLORINSKIJ PER LA COPERTINA DELLA PRIMA RACCOLTA DI SERGEJ DOVLATOV USCITA IN RUSSIA NEL 1993 PER LIMBUS PRESS. IN ITALIA E' PUBBLICATO DA SELLERIO


ALTRE COPERTINE DI FLORINSKIJ



UNA PANORAMICA DELLA FIERA

RAINBOW RACE

A Oslo si sono riuniti in migliaia per cantare una canzone odiata dal killer nazista Breivik, Rainbow Race (e non Children of the Rainbow, come ha scritto "Repubblica").
Qui nella esecuzione di Melanie Safka (autore Pete Seeger)




mercoledì 25 aprile 2012

PUSSY RIOT. UN GIUDICE

Prima di procedere con le notizie avute direttamente da un giudice russo, qualche aggiornamento sul caso "Pussy Riot". 
Il 20 aprile la polizia ha fermato nei pressi della Procura di Mosca un gruppo di manifestanti che chiedevano la liberazione delle tre donne accusate di essere le Pussy Riot. Tra loro, anche qualche sostenitore della loro persecuzione giudiziaria, appartenente all'ala più oltranzista dell'ortodossia russa. Proprio quel giorno la Procura ha deciso di prolungare lo stato di arresto di Ekaterina Samutsevich, Marija Alechina e Nadezhda Tolokonnikova fino al 24 giugno.
Oggi, 25 aprile, la speaker del Consiglio Federale, Valentina Matvienko, già sindaco di San Pietroburgo, pur condannando l'atto di protesta compiuto il 21 febbraio nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca da parte del gruppo punk, ha affermato che le tre donne dovrebbero essere rilasciate in attesa del processo. Si tratta di una presa di posizione importante, che però, credo, non avrà conseguenze pratiche nell'immediato. Amnesty International le indica come prigioniere di coscienza. Stessa cosa fa l'associazione Memorial, che ha diffuso una nota nella quale considera "inadeguate" le reazioni della Chiesa ortodossa e della Procura a quanto accaduto. La condanna della loro protesta come "immorale", a giudizio di Memorial, non ha nulla a che vedere con il codice penale. L'arresto di Ekaterina Samutsevich, Marija Alechina e Nadezhda Tolokonnikova violerebbe i principi espressi dalla Costituzione russa e dagli accordi internazionali sui diritti civili firmati da Mosca. Sempre a giudizio di Memorial, si potrebbe, al limite, agire contro le donne per via amministrativa, mentre mancherebbero le basi giuridiche per un'accusa penale. Ne chiede, quindi, l'immediato rilascio [la dichiarazione di Memorial in inglese in http://www.memo.ru/eng/news/index.htm]


Ho incontrato in proposito un giudice. Per ovvi motivi di sicurezza non posso rilevare né il suo nome, né la città in cui svolge la propria attività. Durante il nostro dialogo mi ha raccontate anche altre cose particolarmente interessanti ma poco edificanti, che potrei pubblicare sul blog, se trovo la forma adeguata.
Per quanto concerne il caso Pussy Riot, la prima cosa sulla quale ha voluto fare chiarezza è il capo di accusa: teppismo (in russo chuliganstvo), articolo 213 del codice penale della Federazione Russa. L'articolo uno della legge afferma che il teppismo può essere perseguito quando l'atto costituisce una minaccia concreta per la società o è accompagnato dall'uso della forza. In questo caso la pena prevista varia da 120 a ottanta ore di lavoro obbligatorio (si intende con ciò una multa corrispondente al salario minimo garantito), l'arresto da quattro a sei mesi o il carcere penale fino a due anni.
La pena di cui si è parlato molto su twitter e sui giornali, ossia una condanna a sette anni di carcere, è prevista solo nel caso in cui l'atto di teppismo, inquadrato dall'articolo 1, sia stato perpetrato con l'uso di armi. Non è il caso delle Pussy Riot e dunque tale condanna è da escludere a priori. L'articolo 2 comma A indica come aggravante il fatto che l'azione di teppismo sia stata attuata in concorso. In questo caso la pena prevista va dalle ore di lavoro obbligatorio fino a cinque anni di carcere. 
Per quanto riguarda il loro arresto e la detenzione, secondo il mio interlocutore la base giuridica è nella possibilità di fuga: nessuna delle tre donne è di Mosca. Il vero motivo, però, sempre a suo giudizio, sarebbe la loro incolumità. Infatti, hanno ricevuto e continuano a ricevere minacce da parte degli ortodossi oltranzisti e qualcuno potrebbe attentare alle loro vite. Conoscendo la mentalità e il funzionamento della macchina burocratica russa, quest'ultima spiegazione mi appare credibile.
Tornando al processo, verterà intorno agli articoli 1 e 2 comma A. Prima di tutto si dovrà dimostrare l'appartenenza delle donne al gruppo Pussy Riot e la loro diretta partecipazione all'azione di protesta nella Cattedrale. Se così sarà, le tre attiviste saranno sicuramente condannate, ma è probabile una pena mite. La quale dovrà tenere conto delle attese degli ortodossi di cui sopra. Escludendo il lavoro obbligatorio, si può pensare a una detenzione di qualche mese (che stanno già scontando) o fino a un anno con la condizionale. In ogni caso, dovrebbero essere rilasciate al più tardi dopo la conclusione del processo. 
Queste sono le previsioni. Come opinione pubblica internazionale, continuiamo a premere per un loro immediato rilascio e per la fine della persecuzione giudiziaria. 



































martedì 24 aprile 2012

ANCORA UN SUICIDIO

SAVVAS METIKIDIS CON LA MAGLIA GRIGIA IN PRIMO PIANO
DURANTE UNA MANIFESTAZIONE 
Si è tolto la vita sabato ad Atene Savvas Metikidis, insegnante di 45 anni.






Ha scritto:




Violenza è lavorare 40  per pochi spiccioli senza neanche sapere se andrai in pensione.Violenza sono i fondi pensione spariti, la truffa ripetuta.Violenza è essere costretti a ottenere un mutuo per comprare casa che alla fine ripagherai a peso d'oro.Violenza è il diritto del datore di lavoro di licenziarti in qualsiasi momento.

Violenza sono la disoccupazione, la precarietà, i 700 euro al mese.

Violenza sono gli incidenti sul lavoro perché il padrone deve limitare i costi a scapito della sicurezza dei lavoratori.

Violenza è prendere psicofarmaci e vitamine per stare in piedi le ore necessarie per guadagnare ancora qualcosa.

Violenza è l'essere un immigrato, vivere nell'insicurezza e nella paura che in qualsiasi momento ti possano sbattere fuori dal paese.

Violenza è essere contemporaneamente impiegata, casalinga e madre.

Violenza è quello di prendere calci nel culo sul lavoro e sentirsi dire: "Sorridi, che cosa ti chiediamo in fondo?

Quello che abbiamo vissuto lo chiamo ribellione. E come ogni ribellione, sa di guerra civile,  di fuliggine, di lacrimogeni e sangue. Non la circoscrivi facilmente. Mette in evidenza le contraddizioni e i pregiudizi. Segna il percorso per la liberazione sociale.

Signore e signori, benvenuti al caos della metropoli! Mettere porte blindate e sistemi di allarme nelle vostre case, accendete la tv e godetevi lo spettacolo. La prossima rivoluzione sarà sicuramente più difficile, man mano che progredisce il decadimento di questa società ... Uscite per strada accanto ai vostri figli, scioperate, abbiate il coraggio di rivendicare che vi stanno rubando la vita, e ricordatevi che quando eravate più giovani volevate cambiare il mondo .