martedì 29 ottobre 2013

UNIVERSITA' A TEMPO PERSO

Non solo perché ci lavoro nell'università, ma perché credo nel diritto allo studio, nella capacità di emancipazione dell'istruzione superiore e nella funzione di creazione di una classe dirigente adeguata. Per questi motivi nei mesi precedenti l'approvazione della riforma Gelmini ho lottato con tutte le mie forze per fermare la deriva. Ho lottato e sto ancora qui. Non mi sono mai più spostato da quella mattonella occupata allora. Mentre intorno a me si usava l'espressione "senso di responsabilità" come una clava. Anche da parte di quelli che urlavano di più. I lottatori di Sumo, gli attori da prima visione. Uno schifo. Quella clava, quel senso ipocrita di responsabilità, ha portato ora a questo. A tempo perso, ne scrivo, per informarvi, perché sappiate che nessuno, oggi, è irresponsabile per quello che sta accadendo e che accadrà.

ROMA - Mondo dell'università in fermento. Contro la politica distruttiva degli ultimi anni, le organizzazioni sindacali e dei soggetti che studiano e lavorano negli atenei italiani hanno indetto una settimana di dibattiti e mobilitazioni per opporsi al "disfacimento in atto" del sistema universitario nazionale. Dal 18 al 23 novembre in tutti gli atenei italiani si discuterà "per sollecitare una riflessione collettiva e per costruire insieme una tempestiva ed efficace opposizione al progetto di distruzione dell'università statale". Tra i firmatari del documento che denuncia l'accanimento politico degli ultimi anni contro il sistema delle università statali ci sono proprio tutti: dal Cnu (il Comitato nazionale universitario) ai sindacati Flc Cgil, Cisl, Uil, Cobas, Snals, Ugl e Cisal.

E ancora: dalle organizzazioni studentesche - Link e Udu - per arrivare alle organizzazioni dei docenti di scuola e universitari - Adi, Adu, Andu, Cipur, CoNPass - e a quelle dei ricercatori: Cnru, Rete29aprile. Dalla riforma Gelmini in poi, secondo gli organizzatori della mobilitazione, "il sistema universitario statale è stato continuamente e progressivamente sottoposto a pesantissimi attacchi di diversa natura che lo stanno portando ad una vera e propria implosione". Dai tagli alle risorse - meno 10 per cento in pochi anni - "all'accentramento esasperato dei poteri a livello nazionale e negli atenei, alla messa ad esaurimento di un'intera categoria (i ricercatori, ndr) al precariato reso ancor più feroce e senza sbocchi dalla legge Gelmini". 

Ma non solo. Docenti, studenti e ricercatori contestano un sistema di "valutazione - mal concepita e peggio realizzata da un'Agenzia che ha commissariato il sistema universitario - usata come clava per colpire e demolire piuttosto che per aiutare a far funzionare meglio la ricerca e l'alta formazione nel nostro Paese". Ma contestano anche "lo svuotamento del diritto allo studio che dovrebbe invece essere garantito anche a chi è privo di mezzi". "Scelte - si legge nel documento sottoscritto da 18 organizzazioni - che apparirebbero ingiustificabili e autolesioniste se non fossero operate deliberatamente per cancellare l'idea stessa di un'università di qualità, democratica, aperta a tutti e diffusa nel Paese".  

Il meccanismo premiale inaugurato dalla Gelmini con una quota del Fondo di finanziamento ordinario e adesso con il meccanismo dei 'punti-organico' per le assunzioni sta mettendo 'tutti contro tutti' mentre gli organizzatori della settimana nazionale di dibattito-mobilitazione lanciano l'idea di unirsi "tutti per salvare e rilanciare l'università". Intanto, l'ultimo provvedimento del ministro Maria Chiara Carrozza sulla distribuzione delle risorse per assumere nuovi docenti ha già creato una fortissima contrapposizione tra atenei del meridione e settentrionali. "E' ormai evidente a tutti - spiegano gli organizzatori - come il razionamento e i criteri di distribuzione dei cosiddetti 'punti organico' puntano anche a mantenere attiva una contrapposizione tra i docenti, i tecnico-amministrativi e gli studenti".

"Molte università si vedono assegnare una quantità di risorse risibile persino al cospetto del 20 per cento del programmato turnover". Ma "l'attenzione viene però deviata, piuttosto che sulle scarsissime risorse messe in campo dal governo, verso quei (pochi) atenei che ottengono una maggiorazione rispetto alle cessazioni e che, non a caso, risultano in larga parte coincidere con quelli che hanno le tasse d'iscrizione più elevate". Il meccanismo messo in piedi dalla Gelmini prevede un turnover pari al 20 per cento: un'assunzione ogni cinque pensionamenti. Ma il 20 per cento dei 445,5 punti-organico disponibili per le assunzioni (un punto-organico corrisponde a 118.489 euro, pari al trattamento economico annuale per assumere un docente universitario di prima fascia) viene distribuito in base al merito.

Così pochi atenei riescono ad accaparrarsi un numero di punti-organico addirittura superiore a quel 20 per cento previsti dalla normativa: è il caso dell'ateneo di Brescia - che tocca quota 30 per cento - o del Politecnico di Milano, che arriva addirittura al 73 per cento di turnover. Mentre nell'ateneo retto fino a pochi mesi fa dall'attuale ministro Carrozza - la Scuola superiore S. Anna di Pisa - si potranno assumere più docenti di quelli che sono andati in pensione. Ma in parecchi atenei del Sud ci si dovrà accontentare di assunzioni col contagocce. A Bari le assunzioni possibili saranno pari al 6,8 per cento dei corrispondenti pensionamenti. Stessa percentuale di turnover a Messina e Sassari che figurano tra gli atenei meno virtuosi della Penisola.