mercoledì 2 maggio 2012

AGNOLETTO


Don Vitaliano della Sala

Il 23 luglio 2001 "il Corriere" pubblicava questo pezzo, costruito sulle parole di Agnoletto. Il giornale non prende posizione. Riporta le parole del rappresentante del Genova Social Forum e le repliche del sindacato di polizia, con le quali si chiude il pezzo. Pretendere una posizione da un giornalista del "Corriere" su un caso così complesso, a poche ore di distanza dai fatti, significa essere ingenui. Non c'è altro da aggiungere. 

«Gli agenti hanno fatto una carneficina» Il Social Forum: ecco le foto delle forze dell' ordine vestite da tute nere. La replica: solo calunnie DA UNO DEI NOSTRI INVIATI GENOVA - «Il blitz di mezzanotte, il massacro dei ragazzi che dormivano nelle aule della scuola Diaz è il biglietto da visita di un governo, che non solo nega il dissenso e cancella le regole democratiche, ma vuole instaurare uno stato di polizia...». L' ira di Vittorio Agnoletto, piccolo condottiero del Genoa Social Forum, si avverte prima dal tono - uno strillo strappato con forza alla sua esile voce -, poi dalle parole. Diluvio di denunce, accuse pesanti, brevi racconti dell' orrore, appelli ad Amnesty International, richieste di decapitazione dei vertici della Polizia e del ministerno degli Interni, annuncio di controinchieste giudiziarie sui fatti di Genova. Definiti «un attacco scientifico, preordinato del governo contro un movimento di massa, che ha portato in piazza 200 mila persone». «L' operazione compiuta alla Diaz - tuona Agnoletto - mira a distruggere il dato politico della manifestazione. Il nostro movimento, sia pure a caro prezzo, ha vinto». Pausa. «Il Genoa Social Forum lancia per martedì una mobilitazione generale in tutta Italia sul tema della democrazia e il diritto al dissenso». Applausi. Genova, domenica pomeriggio. Giardini «Gilberto Govi» di Punta Vagno: accalcati come acciughe in scatola, sotto i tendoni bianchi, contestatori, cronisti e, nelle ultime file, un grappolo di genovesi che hanno deviato dalla passeggiata a mare per curiosare e orecchiare. E' l' ultimo appuntamento del Public Forum; ma nessuno avrebbe scommesso che lo spazio aperto dal Gsf per dare voce ai big dell' anti-globalizzazione internazionale, alla fine sarebbe diventato il vulcano ribollente di umori esasperati. Parla Agnoletto, parlano gli avvocati del Gsf, i medici di piazza, la Tuta Bianca numero Uno, Casarini, il tostissimo Piero Bernocchi dei Cobas, Francesco Caruso di No Global, don Vitaliano della Sala... I riferimenti al Sud America, al Cile di Pinochet scandiscono molti interventi. Sicchè, la Genova del governo Berlusconi, vista da Punta Vagno, ricorda la Santiago degli anni Settanta. E' un fiume in piena, Agnoletto. Respinge al mittente le accuse di complicità Gsf-Tute nere, e manda a dire al premier: «Siamo certi che si tratta di una montatura; ma anche nel caso in cui nella scuola Diaz si fosse infilato qualche "irregolare", la carneficina compiuta dagli agenti sarebbe comunque inammissibile. Se la caccia ai sospettati deve avvenire con quei modi e con quei mezzi, ciò significa che nessun cittadino italiano può sentirsi al sicuro». Le parole forti del portavoce del Genoa Social Forum diventano fatti nelle testimonianze di chi ha vissuto il blitz di sabato notte. Dario Rossi, uno dei cento avvocati mobilitati per tutelare i diritti dei contestatori racconta come la perquisizione nella stanza del «servizio legale», al secondo piano, sia avvenuta al di fuori di ogni regola. «E non è tutto - denuncia Rossi -. Hanno rovistato come furie, rotto computer, asportato hard-disc, che contenevano i dati e le denunce degli arrestati». Tocca invece a uno dei 150 medici del Pronto intervento sanitario spiegare come sono andate le cose in piazza. Prendiamo il caso della ragazza malmenata a più riprese. «E' successo durante la manifestazione di venerdì - dice il dottore -. La giovane sta chiacchierando con un' amica; parte la carica, e lei non ha la prontezza di allontanarsi subito ... Un agente le si avvicina, la picchia col manganello, la prende a calci. La ragazza cade; poi, si rialza. Pochi passi, e di nuovo viene riacciuffata e picchiata. La raccolgo poco dopo, è sotto choc. La testa rotta (suturata con 14 punti), le gambe sanguinanti. Un massacro». La lista delle «malefatte» delle forze dell' ordine contro gli anti-G8 si allunga. I testimoni implacabili si passano il microfono, mentre in sala grondano gli applausi, misti alle urla («assassini, assassini!»). Il loro «asso nella manica» sono i documenti - foto, filmati - sulla battaglia di Genova. Viene diffusa una foto di un gruppo di persone davanti alla caserma dei carabinieri di corso De Gasperi: c' è un carabiniere in divisa. E poi due uomini con magliette nere e bastoni. Una ha il viso coperto. «E' la prova di infiltrazioni di carabinieri tra i Black bloc», dice Casarini. Il regista Davide Ferrario racconta di aver «inchiodato» due poliziotti travestiti da Tute nere; Luca Casarini, leader delle Tute bianche, spiega che il Gsf si sta impegnando nell' attività di «controinformazione», con la raccolta di materiale utile. «Se avete scattato foto, filmato espisodi di abusi, illegalità, dateli a noi. Alcune foto interessanti le abbiamo; e le useremo. Ma, attenti: un fotografo è già stato perquisito. La repressione è durissima». Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, va giù durissimo. Il j' accuse contro il governo è una bordata. «È stata una mattanza organizzata. Si voleva non un morto, più morti. Ogni domenica i teppisti del calcio devastano gli stadi, sfasciano i treni, ma non vengono massacrati». Salta su il napoletano Francesco Caruso di No Global, e avverte i compagni che invierà un bossolo a Scajola, affinché il ministro dell' Interno «possa riflettere su ciò che è successo». «E' lui il responsabile e il mandante politico dell' omicidio di Carlo Giuliani». E don Vitaliano della Sala, «contestatore in nome di Dio», condanna ecumenicamente ogni violenza. E racconta di aver visto scendere da una camionetta della polizia tre persone vestite di nero con caschi e maschere antigas. «A osservare la scena, con me c' era anche un frate», precisa. Replica del Siulp: «Gli operatori di polizia, per tre giorni, con abnegazione hanno tenuto testa a migliaia di criminali organizzati». Il Comando generale dell' Arma, interviene respingendo le calunnie circa «i contatti con elementi del Black Bloc, sostenuti dal Gsf». E contrattacca «sulla documentazione fotografica, ingannevolmente esibita. Che riguarda persone in uniforme e in borghese del Comando provinciale di Genova, predisposte a difesa della caserma, nel mirino dei manifestanti». 
Marisa Fumagalli

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