PAOLO SPRIANO |
Uno di questi, del 27 ottobre 1934, dice che al già "detenuto politico" (esattamente così, il fascismo riconosceva questo status) Antonio Gramsci era stato notificato il Decreto di applicazione di libertà vigilata e che era stato "liberato condizionalmente" con decreto del ministro di Grazia e Giustizia del 25 ottobre 1934. La pena rimanente si sarebbe estinta il 21 aprile 1937. Fino a quel momento Gramsci doveva: 1) Darsi a stabile lavoro e vivere onestamente senza dar luogo a sospetti. 2) non trasferire la propria residenza dal luogo dove ha eletto domicilia senza autorizzazione del giudice di sorveglianza. 3) Non trasferire la propria abitazione da un luogo all'altro senza autorizzazione. 4) non trattenersi fuori dalla propria abitazione dell'avemaria all'alba senza necessità di lavoro, da comunicarsi preventivamente al giudice di sorveglianza. 5) Non frequentare locali malfamati, luoghi di riunioni e trattamenti pubblici. 6) non accompagnarsi a persone pregiudicate e comunque sospette. 7) presentarsi ogni domenica all'autorità di .S. del luogo ove ha eletto domicilio alle ore 10.
Gramsci era malato di tubercolosi cronica. Con la notifica, a Gramsci venne fatto sapere dai Carabinieri della Compagnia di Formia, dove si trovava la clinica scelta dal detenuto come residenza, che la libertà condizionale era stata concessa "solo per ragioni umanitarie in vista delle cagionevolissime sue condizioni di salute" e che ogni altra interpretazione del provvedimento sarebbe stata "arbitraria". Gramsci se ne dichiarò "inteso" e assicurò che non avrebbe dato nessun altro significato all'atto formale del ministero. Aggiunse di non sapere cosa fosse stato pubblicato su di lui all'estero e che "comunque egli deve essere considerato estraneo a qualsiasi genere di propaganda politica in considerazione pure dello stato in cui trovasi e per il quale gli è interdetto di mantenersi in corrispondenza coi propri compagni".
Nessun ravvedimento da parte di Gramsci, dunque. Le condizioni di salute, però, spesso sottostimate nei libri sul dirigente comunista, determinarono buona parte del suo destino carcerario.
Nessun commento:
Posta un commento