Un quadro del film "Diaz". |
La Stampa del 27 luglio 2001 pubblicava il
seguente articolo. La voce delle forze repressive.
«Siamo entrati, lanciavano zaini ovunque»
IL
RACCONTO DELLA NOTTE DEL 22 LUGLIO: «SIAMO INTERVENUTI PERCHE' LORO AVEVANO
AGGREDITO UN NOSTRO CONTINGENTE»
«Siamo
entrati, lanciavano zaini ovunque». «Lì studiavano gli attentati che hanno
devastato la città». Di seguito pubblichiamo ampi stralci del verbale che la
polizia ha inviato alla Procura della Repubblica di Genova dopo i fermi nella
scuola Diaz.
Il 22
luglio, alle ore 3, nell'ufficio «trattazione atti presso il VI Reparto Mobile
della Polizia di Genova, noi sottoscritti Ufficiali e Agenti di Polizia
Giudiziaria, al Servizio Centrale Operativo di Roma, alle Squadre Mobili di
Roma, Napoli, Genova, La Spezia e Nuoro [...], diamo atto che all'1,30 circa,
in via Cesare Battisti nell'istituto scolastico Diaz al termine di una
perquisizione domiciliare, abbiamo proceduto all'arresto» delle 93 persone in
elenco perché «responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla
devastazione ed al saccheggio nonché, in concorso tra loro, di detenzione
abusiva di arma da guerra (bombe molotov). Si è resa necessaria l'adozione
della misura pre-cautelare (il fermo n. d. r.) per i fatti di seguito elencati».
«Alle 22,30 circa un contingente della Polizia» mentre transitava «in via
Cesare Battisti, davanti alla scuola Diaz, veniva fatto oggetto di un violento
lancio di oggetti contundenti da parte di numerose persone, verosimilmente
appartenenti alle cosiddette "Tute Nere"», attuando «un tentativo di
aggressione» agli agenti «Alla luce dei gravissimi disordini che il 20 e 21
luglio» c'erano stati in centro città, «e determinati dalla condotta eversiva
delle cosiddette "Tute Nere", responsabili di gravissimi episodi di
devastazione e saccheggio e di atti di violenza verso le Forze dell'Ordine»,
gli agenti «erano costretti ad allontanarsi immediatamente dal luogo, anche per
far convergere sul posto contingenti di rinforzo. Esemplificative sono le
drammatiche immagini che le tv» di tutto il mondo «hanno mandato in onda e che
hanno consentito di percepire nei termini adeguati le difficoltà incontrate
dalle Forze dell'Ordine nel contenere la violenza dei citati manifestanti sia
contro le persone che verso i beni materiali. Nel dettaglio, le riprese tv
hanno evidenziato i ripetuti e violenti lanci di molotov che hanno causato
incendi in diversi punti della città coinvolgendo autoveicoli, esercizi
commerciali ed arredi urbani». Ciò premesso «e in considerazione della concreta
possibilità che la scuola Diaz fosse rifugio delle frange estreme delle
"Tute Nere"» veniva organizzato «un adeguato programma d'intervento
finalizzato 1) alla ricerca di armi o materiale» esplosivo «che in quel luogo
poteva essere occultato, 2) all'identificazione dei responsabili dell'aggressione
che poco prima aveva coinvolto gli agenti di Polizia, 3) all'identificazione
dei responsabili dei gravissimi disordini citati. Appena giunti sul luogo, gli
agenti notavano un gruppo di giovani che alla loro vista» ed eravamo «chiaramente
riconoscibili dall’uniforme o per le casacche», con l'obbiettivo «di
compromettere lo svolgimento dell'operazione di polizia giudiziaria»,
chiudevano la scuola dall'interno «impedendo che gli agenti vi potesse entrare».
[...] In questo modo - scrive chi ha redatto il verbale - i ragazzi hanno avuto
«il tempo necessario per occultare armi
e per organizzare un'attiva resistenza». Gli agenti, «dopo aver forzato il
cancello d'ingresso utilizzando un furgone» ed essere entrati dell'edificio «subivano
un fittissimo lancio di oggetti di ogni genere» [TROVATI DOVE IN SEGUITO?]. Tutto questo «rafforzava il profondo convincimento che
effettivamente nella scuola i giovani manifestanti» avessero « armi di ogni
genere. Pertanto appena riusciti a forzare il portone d'ingresso, veniva
effettuata una perquisizione ai sensi dell'articolo 41 del Testo Unico di
Pubblica Sicurezza. I giovani presenti all'interno, resisi conto» dell'arrivo
della polizia «cercavano di resistere ulteriormente: prima ingaggiando
colluttazioni con gli agenti, poi disperdendosi per i vari piani dell'edificio,
anche per poter tendere inaspettatamente ogni sorta d'agguato». «Quanto
segnalato trova conferma nell'accoltellamento al torace dell'agente Nucera
Massimo, in forza al Nucleo Antisommossa del I Reparto Mobile di Roma, episodio
che non aveva ulteriori e drammatiche conseguenze solo grazie all'utilizzo da
parte dell'agente di un giubbotto protettivo [GUARDA IL CASO!]. La resistenza» dei ragazzi era vinta «solo grazie alla
presenza di un nutrito contingente di poliziotti». Nel referto, a questo punto,
si racconta che «nelle concitate fasi d'ingresso e durante la colluttazione, i
giovani provvedevano intenzionalmente a lanciare verso ogni luogo i propri
zaini, ciò, evidentemente, per rendere impossibili le operazioni di
attribuzione delle responsabilità penali relative all'eventuale rinvenimento di
armi. La cui ricerca, resa ancor più complessa proprio in considerazione dell'atteggiamento
di questi giovani, consentiva di trovare e sequestrare, i seguenti oggetti: 2
bottiglie contenenti liquido infiammabile e innesco, cosiddette «molotov» [FALSE]; 7 coltelli a serramanico, con manico in legno di varie
dimensioni; 10 coltelli, tipo svizzero [OSSIA I COLTELLINI ROSSI CON LA CROCE
BIANCA MULTIUSO], manico in plastica, di varie dimensioni; 1 coltello multiuso
in acciaio; 1 coltello multiuso con manico in plastica nero; 2 coltelli da
cucina in acciaio; 1 coltello da cucina con manico in legno; 1 coltello da
cucina con manico in plastica nero; 1 paio di forbici da cucina; 1 set da tasca
di chiavi esagonali e cacciavite; 2 mazze da carpentiere con manici in legno; 1
piccone con manico in plastica dura; 1 pala da carpentiere con manico in legno;
1 mezza bottiglia di plastica con chiodi; 1 tubo Innocenti ricurvo; 1
Kriptonite, con due chiavi; 3 mazze di ferro; 6 mazzette in alluminio ricurve;
2 spuntoni di ferro; 5 bombolette di vernice spray; 2 thermos; 2 dadi in
alluminio; 1 scatolato in ferro; 1 lastra in porfido; 2 cinghie borchiate; 1
cinghia metallica; 1 cinta in tela; 1 bracciale cuoio borchiato; 1 catena in
ferro legata ad una camera d'aria; 1 elastico di gomma; 4 contenitori per
sostanze lacrimogene del tipo usato dalla polizia; 1 capsula spray urticante
usata; 1 manetta in ferro; 15 maschere antigas; 8 maschere da sub; 13
occhialetti da piscina; 1 filtro maschera antigas; 3 caschi da motociclista; 2
caschi da cantiere; 1 brandello di bandiera rossa; 1 parrucca color castano; 1 rotolo di imballaggio; 5
passamontagna modello Mefisto; 1 cappello lana nero; 3 mascherine paraocchi da
lavoro; 6 parastinchi di plastica uso sportivo; 4 ginocchiere di tipo sportivo;
protezioni fisiche artigianali di plastica resistente; 1 paio di guanti di lana
nera; 2 minidisk di marca Sony; 6
rullini; 3 cassette audio; 1
floppy disk privo di etichetta; 3
cellulari; 17 macchine fotografiche; 2 walkman; 1 agendina di colore rosso e
nero; una bustina trasparente contenente 14 pasticche di colore bianco; 4
capsule con polvere marrone una capsula vuota; 1 bandiera rossa con effigie
riportante pugno chiuso di colore giallo; 1 striscione di 10 metri di lunghezza
con sfondo nero ed effigie in giallo con su scritto «you can't forbit it and you can't ignore it you try to
fright but you will not stop it» seguita da una stella a cinque punte; 60 magliette nere, alcune con scritte inneggianti
alla resistenza, alla violenza e contro lo Stato; 15 pantaloni neri; 16 giacche
nere; 17 giubbotti neri; 5 sciarpe nere; 4 cappelli neri; una pettorina gialla
con la scritta «giornalista»; un'agenda blu con la cartina topografica di
Genova con riportate a penna indicazioni sulle zone della città interessate ai
cortei; vario materiale cartaceo e
striscioni di cartone». «A carico del cittadino tedesco Szabo Jones, 24 anni,
sono stati sequestrati 2 coltelli multiuso; 1 coltello a serramanico e 8 fogli
dattiloscritti in lingua inglese, numerati da pagina 3 a pagina 11 e privi della
pagina 10.1...1 Quanto sequestrato sostiene l'ipotesi investigativa
relativamente alla localizzazione del luogo destinato dai vertici dell'organizzazione
delle "Tute Nere" ad accogliere i militanti provenienti da tutta
Europa per il G8. Tale luogo era evidentemente indispensabile per il necessario
supporto logistico e per attuare l'obbiettivo, attraverso devastazioni e
saccheggi, attentati a impianti di pubblica incolumità, detenzione ed uso di
armi anche da guerra. La certa appartenenza dei citati giovani all'organigramma
delle "Tute Nere" è, peraltro, pienamente confermata dal ritrovamento
e dal sequestro di numerosissimi capi di abbigliamento proprio di quel colore.
Non sarebbe altrimenti spiegabile la presenza nella Diaz di numerosissimi
giovani di diversi paesi europei. Quanto accertato consente di stabilire che il
sodalizio in oggetto si sia palesemente interessato di reperire sia i mezzi per
raggiungere il luogo convenuto che le armi indispensabili per realizzare i delitti
indicati». «Il contenuto di un manoscritto trovato fra gli effetti personali di
Szabo Jonas, consente, inoltre di stabilire che egli è uno degli esponenti di
maggior rilievo» delle "Tute nere", perché il testo «descrive nei
dettagli la preparazione di un giubbotto speciale da usarsi in occasione di
contatti con le forze dell'ordine» [...]. Questo «conferma la posizione di
rilievo di Jonas nell'organizzazione, e dimostra che la Diaz era il luogo
destinato alla pianificazione strategica e al materiale confezionamento degli
strumenti destinati all'offesa delle forze dell'ordine. I...] «Dai fatti
narrati» si intuisce «anche il programma criminoso dell'organizzazione» che
voleva compiere «una serie non determinata di delitti». Pare ovvio, anche, che
[...] «ogni componente dell'associazione avesse la consapevolezza che il suo
atteggiamento contribuiva in maniera determinante alla realizzazione delle
comuni finalità». [...] Nel corso della perquisizione, sono stati feriti
numerosi giovani presenti nella scuola, alcuni dei quali ancora ricoverati in
ospedale, e molti agenti di polizia...». «Si sono chiusi dentro e abbiamo
dovuto sfondare la porta Poi hanno fatto di tutto per ostacolarci» «Gli abiti
neri e un testo sequestrato a un giovane cittadino tedesco sono le prove che
ospitavano i Black Block» «Quell'edificio era il luogo destinato alla
pianificazione strategica degli attacchi e al confezionamento dei necessari
strumenti».
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