venerdì 4 maggio 2012

VERBALE DELLA POLIZIA DOPO L'ASSALTO ALLA DIAZ


Un quadro del film "Diaz".

















La Stampa del 27 luglio 2001 pubblicava il 

seguente articolo. La voce delle forze repressive. 


«Siamo entrati, lanciavano zaini ovunque»



IL RACCONTO DELLA NOTTE DEL 22 LUGLIO: «SIAMO INTERVENUTI PERCHE' LORO AVEVANO AGGREDITO UN NOSTRO CONTINGENTE» 
«Siamo entrati, lanciavano zaini ovunque». «Lì studiavano gli attentati che hanno devastato la città». Di seguito pubblichiamo ampi stralci del verbale che la polizia ha inviato alla Procura della Repubblica di Genova dopo i fermi nella scuola Diaz.
Il 22 luglio, alle ore 3, nell'ufficio «trattazione atti presso il VI Reparto Mobile della Polizia di Genova, noi sottoscritti Ufficiali e Agenti di Polizia Giudiziaria, al Servizio Centrale Operativo di Roma, alle Squadre Mobili di Roma, Napoli, Genova, La Spezia e Nuoro [...], diamo atto che all'1,30 circa, in via Cesare Battisti nell'istituto scolastico Diaz al termine di una perquisizione domiciliare, abbiamo proceduto all'arresto» delle 93 persone in elenco perché «responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione ed al saccheggio nonché, in concorso tra loro, di detenzione abusiva di arma da guerra (bombe molotov). Si è resa necessaria l'adozione della misura pre-cautelare (il fermo n. d. r.) per i fatti di seguito elencati». «Alle 22,30 circa un contingente della Polizia» mentre transitava «in via Cesare Battisti, davanti alla scuola Diaz, veniva fatto oggetto di un violento lancio di oggetti contundenti da parte di numerose persone, verosimilmente appartenenti alle cosiddette "Tute Nere"», attuando «un tentativo di aggressione» agli agenti «Alla luce dei gravissimi disordini che il 20 e 21 luglio» c'erano stati in centro città, «e determinati dalla condotta eversiva delle cosiddette "Tute Nere", responsabili di gravissimi episodi di devastazione e saccheggio e di atti di violenza verso le Forze dell'Ordine», gli agenti «erano costretti ad allontanarsi immediatamente dal luogo, anche per far convergere sul posto contingenti di rinforzo. Esemplificative sono le drammatiche immagini che le tv» di tutto il mondo «hanno mandato in onda e che hanno consentito di percepire nei termini adeguati le difficoltà incontrate dalle Forze dell'Ordine nel contenere la violenza dei citati manifestanti sia contro le persone che verso i beni materiali. Nel dettaglio, le riprese tv hanno evidenziato i ripetuti e violenti lanci di molotov che hanno causato incendi in diversi punti della città coinvolgendo autoveicoli, esercizi commerciali ed arredi urbani». Ciò premesso «e in considerazione della concreta possibilità che la scuola Diaz fosse rifugio delle frange estreme delle "Tute Nere"» veniva organizzato «un adeguato programma d'intervento finalizzato 1) alla ricerca di armi o materiale» esplosivo «che in quel luogo poteva essere occultato, 2) all'identificazione dei responsabili dell'aggressione che poco prima aveva coinvolto gli agenti di Polizia, 3) all'identificazione dei responsabili dei gravissimi disordini citati. Appena giunti sul luogo, gli agenti notavano un gruppo di giovani che alla loro vista» ed eravamo «chiaramente riconoscibili dall’uniforme o per le casacche», con l'obbiettivo «di compromettere lo svolgimento dell'operazione di polizia giudiziaria», chiudevano la scuola dall'interno «impedendo che gli agenti vi potesse entrare». [...] In questo modo - scrive chi ha redatto il verbale - i ragazzi hanno avuto «il tempo necessario per occultare armi e per organizzare un'attiva resistenza». Gli agenti, «dopo aver forzato il cancello d'ingresso utilizzando un furgone» ed essere entrati dell'edificio «subivano un fittissimo lancio di oggetti di ogni genere» [TROVATI DOVE IN SEGUITO?]. Tutto questo «rafforzava il profondo convincimento che effettivamente nella scuola i giovani manifestanti» avessero « armi di ogni genere. Pertanto appena riusciti a forzare il portone d'ingresso, veniva effettuata una perquisizione ai sensi dell'articolo 41 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza. I giovani presenti all'interno, resisi conto» dell'arrivo della polizia «cercavano di resistere ulteriormente: prima ingaggiando colluttazioni con gli agenti, poi disperdendosi per i vari piani dell'edificio, anche per poter tendere inaspettatamente ogni sorta d'agguato». «Quanto segnalato trova conferma nell'accoltellamento al torace dell'agente Nucera Massimo, in forza al Nucleo Antisommossa del I Reparto Mobile di Roma, episodio che non aveva ulteriori e drammatiche conseguenze solo grazie all'utilizzo da parte dell'agente di un giubbotto protettivo [GUARDA IL CASO!]. La resistenza» dei ragazzi era vinta «solo grazie alla presenza di un nutrito contingente di poliziotti». Nel referto, a questo punto, si racconta che «nelle concitate fasi d'ingresso e durante la colluttazione, i giovani provvedevano intenzionalmente a lanciare verso ogni luogo i propri zaini, ciò, evidentemente, per rendere impossibili le operazioni di attribuzione delle responsabilità penali relative all'eventuale rinvenimento di armi. La cui ricerca, resa ancor più complessa proprio in considerazione dell'atteggiamento di questi giovani, consentiva di trovare e sequestrare, i seguenti oggetti: 2 bottiglie contenenti liquido infiammabile e innesco, cosiddette «molotov» [FALSE]; 7 coltelli a serramanico, con manico in legno di varie dimensioni; 10 coltelli, tipo svizzero [OSSIA I COLTELLINI ROSSI CON LA CROCE BIANCA MULTIUSO], manico in plastica, di varie dimensioni; 1 coltello multiuso in acciaio; 1 coltello multiuso con manico in plastica nero; 2 coltelli da cucina in acciaio; 1 coltello da cucina con manico in legno; 1 coltello da cucina con manico in plastica nero; 1 paio di forbici da cucina; 1 set da tasca di chiavi esagonali e cacciavite; 2 mazze da carpentiere con manici in legno; 1 piccone con manico in plastica dura; 1 pala da carpentiere con manico in legno; 1 mezza bottiglia di plastica con chiodi; 1 tubo Innocenti ricurvo; 1 Kriptonite, con due chiavi; 3 mazze di ferro; 6 mazzette in alluminio ricurve; 2 spuntoni di ferro; 5 bombolette di vernice spray; 2 thermos; 2 dadi in alluminio; 1 scatolato in ferro; 1 lastra in porfido; 2 cinghie borchiate; 1 cinghia metallica; 1 cinta in tela; 1 bracciale cuoio borchiato; 1 catena in ferro legata ad una camera d'aria; 1 elastico di gomma; 4 contenitori per sostanze lacrimogene del tipo usato dalla polizia; 1 capsula spray urticante usata; 1 manetta in ferro; 15 maschere antigas; 8 maschere da sub; 13 occhialetti da piscina; 1 filtro maschera antigas; 3 caschi da motociclista; 2 caschi da cantiere; 1 brandello di bandiera rossa; 1 parrucca color castano; 1 rotolo di imballaggio; 5 passamontagna modello Mefisto; 1 cappello lana nero; 3 mascherine paraocchi da lavoro; 6 parastinchi di plastica uso sportivo; 4 ginocchiere di tipo sportivo; protezioni fisiche artigianali di plastica resistente; 1 paio di guanti di lana nera; 2 minidisk di marca Sony; 6 rullini; 3 cassette audio; 1 floppy disk privo di etichetta; 3 cellulari; 17 macchine fotografiche; 2 walkman; 1 agendina di colore rosso e nero; una bustina trasparente contenente 14 pasticche di colore bianco; 4 capsule con polvere marrone una capsula vuota; 1 bandiera rossa con effigie riportante pugno chiuso di colore giallo; 1 striscione di 10 metri di lunghezza con sfondo nero ed effigie in giallo con su scritto «you can't forbit it and you can't ignore it you try to fright but you will not stop it» seguita da una stella a cinque punte; 60 magliette nere, alcune con scritte inneggianti alla resistenza, alla violenza e contro lo Stato; 15 pantaloni neri; 16 giacche nere; 17 giubbotti neri; 5 sciarpe nere; 4 cappelli neri; una pettorina gialla con la scritta «giornalista»; un'agenda blu con la cartina topografica di Genova con riportate a penna indicazioni sulle zone della città interessate ai cortei; vario materiale cartaceo e striscioni di cartone». «A carico del cittadino tedesco Szabo Jones, 24 anni, sono stati sequestrati 2 coltelli multiuso; 1 coltello a serramanico e 8 fogli dattiloscritti in lingua inglese, numerati da pagina 3 a pagina 11 e privi della pagina 10.1...1 Quanto sequestrato sostiene l'ipotesi investigativa relativamente alla localizzazione del luogo destinato dai vertici dell'organizzazione delle "Tute Nere" ad accogliere i militanti provenienti da tutta Europa per il G8. Tale luogo era evidentemente indispensabile per il necessario supporto logistico e per attuare l'obbiettivo, attraverso devastazioni e saccheggi, attentati a impianti di pubblica incolumità, detenzione ed uso di armi anche da guerra. La certa appartenenza dei citati giovani all'organigramma delle "Tute Nere" è, peraltro, pienamente confermata dal ritrovamento e dal sequestro di numerosissimi capi di abbigliamento proprio di quel colore. Non sarebbe altrimenti spiegabile la presenza nella Diaz di numerosissimi giovani di diversi paesi europei. Quanto accertato consente di stabilire che il sodalizio in oggetto si sia palesemente interessato di reperire sia i mezzi per raggiungere il luogo convenuto che le armi indispensabili per realizzare i delitti indicati». «Il contenuto di un manoscritto trovato fra gli effetti personali di Szabo Jonas, consente, inoltre di stabilire che egli è uno degli esponenti di maggior rilievo» delle "Tute nere", perché il testo «descrive nei dettagli la preparazione di un giubbotto speciale da usarsi in occasione di contatti con le forze dell'ordine» [...]. Questo «conferma la posizione di rilievo di Jonas nell'organizzazione, e dimostra che la Diaz era il luogo destinato alla pianificazione strategica e al materiale confezionamento degli strumenti destinati all'offesa delle forze dell'ordine. I...] «Dai fatti narrati» si intuisce «anche il programma criminoso dell'organizzazione» che voleva compiere «una serie non determinata di delitti». Pare ovvio, anche, che [...] «ogni componente dell'associazione avesse la consapevolezza che il suo atteggiamento contribuiva in maniera determinante alla realizzazione delle comuni finalità». [...] Nel corso della perquisizione, sono stati feriti numerosi giovani presenti nella scuola, alcuni dei quali ancora ricoverati in ospedale, e molti agenti di polizia...». «Si sono chiusi dentro e abbiamo dovuto sfondare la porta Poi hanno fatto di tutto per ostacolarci» «Gli abiti neri e un testo sequestrato a un giovane cittadino tedesco sono le prove che ospitavano i Black Block» «Quell'edificio era il luogo destinato alla pianificazione strategica degli attacchi e al confezionamento dei necessari strumenti».

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