La primavera russa tarda ad arrivare. Fa freddo e i risultati elettorali lo confermano. Putin ha vinto con il 60% dei voti. Il secondo, Zjuganov, del partito comunista, segue al 18%. L'opposizione si è presentata dispersa, confusa, senza un candidato comune, e ha confermato la propria incapacità, ormai decennale, di opporsi alle decisioni del Cremlino.
Brogli di grande consistenza, almeno nelle grandi città, non si sono registrati. Anche gli osservatori internazionali, che sono intervenuti nel centro stampa "Zelenaja Lampa" (Lampada Verde), lo hanno confermato. Da due mesi a San Pietroburgo la Lega degli elettori ha lavorato per consentire uno svolgimento legale della consultazione elettorale. C'è stato. Non era questo, forse, il problema. E' vero, si veniva dalle elezioni parlamentari di dicembre, dove i brogli sono stati molti, ma le presidenziali sono tutta un'altra cosa. Domani si terranno manifestazioni in molte città della Russia. Non è possibile prevedere quale sarà la parola d'ordine, né la partecipazione.
Secondo i dati che ho raccolto nel mio seggio campione, quartiere centrale di San Pietroburgo, hanno votato il 62% degli elettori. Per quello che vale il dato, Putin ha il consenso di poco più del 40% dei Russi. Negli Stati Uniti con un dato del genere ci governano otto anni. Qui se ne prospettano 12.
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Alessandra, coordinatrice dell'Associazione degli osservatori di San Pietroburgo |
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Michail Shatz, della Lega degli elettori di San Pietroburgo |
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Vladimir Dmitriev, dello staff elettorale di Zjuganov |
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Giornalisti |
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Osservatori internazionali delle ex repubbliche sovietiche |
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Una pausa |
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Sergej Popov, rappresentante del candidato Mironov |
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Andrej |
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Rappresentanti dell'Associazione dei giovani giuristi di San Pietroburgo chiamati a vigilare allo svolgimento delle elezioni |
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Rybakov, del partito Jabloko, che non aveva un candidato alle presidenziali |
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