Il 5 marzo sta diventando una data simbolo, non solo per la Russia.
Nel 2012 Putin vince le elezioni e si insedia presidente per sei anni (che dovrebbero essere 12, due mandati).
Nel 1953, moriva Josif Stalin. Scomoda figura, per molti, ancora oggi, come un domani lo sarà quella di Putin.
Ancora nel 2003 Bruno Gravagnuolo, giornalista dell'Unità, si chiedeva:
"Fu stalinista il Pci? In tempi di revisionismo ideologico o strumentale la domanda può apparire provocatoria e mal posta nella sua genericità. Domanda in qualche modo ovvia e dalla risposta scontata. Che tende dall'inizio a trasformare una questione storiografica e politica in un'istruttoria dibattimentale accusatoria. In una damnatio. Del resto i segnali che quest'anniversario della morte di Stalin stia per diventare l'ennesima richiesta di autodafè alla sinistra post-comunista sono tantissimi".
Ma perché, invece di prendersela tanto con chi chiede spiegazioni, non le si sono mai date? Fu stalinista il Pci? Domanda retorica...Per un certo periodo della sua storia, certamente. Poi il Pcus smise di esserlo, e anche il Pci cambiò rotta. Passata la stagione, dissoltasi l'Urss, scomparso il comunismo, sembrava che con il passato si potesse chiudere del tutto, ma senza parlare. E invece, i morti sono riemersi.
Gonfi di aria, melma e acqua, contro cui hanno dovuto combattere per tutti questi decenni. Morti senza nome, sepolti in fretta nelle fosse comuni vicino ai poligoni di tiro dove avvenivano le fucilazioni. I morti. I morti. Sono proprio come gli affogati. Tornano sempre a galla. E chiedono memoria.
Proprio il 5 marzo, ma del 1940, su proposta di Berija, allora ministro degli Interni, l'Ufficio Politico del partito decise l'esecuzione di migliaia di ufficiali polacchi, presi prigionieri durante il 1939 e dislocati tra Katyn (Smolensk), Tver' e Charchov, oggi in Ucraina.
E sempre il 5 marzo, del 1966, morì Anna Achmatova, la grande poetessa russa che perse il primo marito nelle maglie della rivoluzione e vide il figlio in prigione per un lustro tra il 1935 e il 1940. Definita nel 1946 metà suora e metà puttana, era stata espulsa dall'unione degli scrittori, per poi essere riammessa nel periodo del disgelo chruscioviano.
Mica pretendo che gli ex dirigenti del Pci, compresi Veltroni e Dalema, sappiano o dicano tutto questo. In realtà, non pretendo proprio nulla da loro. Mi fanno solo pena.
Nel 2012 Putin vince le elezioni e si insedia presidente per sei anni (che dovrebbero essere 12, due mandati).
Nel 1953, moriva Josif Stalin. Scomoda figura, per molti, ancora oggi, come un domani lo sarà quella di Putin.
Ancora nel 2003 Bruno Gravagnuolo, giornalista dell'Unità, si chiedeva:
"Fu stalinista il Pci? In tempi di revisionismo ideologico o strumentale la domanda può apparire provocatoria e mal posta nella sua genericità. Domanda in qualche modo ovvia e dalla risposta scontata. Che tende dall'inizio a trasformare una questione storiografica e politica in un'istruttoria dibattimentale accusatoria. In una damnatio. Del resto i segnali che quest'anniversario della morte di Stalin stia per diventare l'ennesima richiesta di autodafè alla sinistra post-comunista sono tantissimi".
Il documento del 5 marzo 1940 che decise il destino di migliaia di polacchi |
Ma perché, invece di prendersela tanto con chi chiede spiegazioni, non le si sono mai date? Fu stalinista il Pci? Domanda retorica...Per un certo periodo della sua storia, certamente. Poi il Pcus smise di esserlo, e anche il Pci cambiò rotta. Passata la stagione, dissoltasi l'Urss, scomparso il comunismo, sembrava che con il passato si potesse chiudere del tutto, ma senza parlare. E invece, i morti sono riemersi.
Gonfi di aria, melma e acqua, contro cui hanno dovuto combattere per tutti questi decenni. Morti senza nome, sepolti in fretta nelle fosse comuni vicino ai poligoni di tiro dove avvenivano le fucilazioni. I morti. I morti. Sono proprio come gli affogati. Tornano sempre a galla. E chiedono memoria.
Proprio il 5 marzo, ma del 1940, su proposta di Berija, allora ministro degli Interni, l'Ufficio Politico del partito decise l'esecuzione di migliaia di ufficiali polacchi, presi prigionieri durante il 1939 e dislocati tra Katyn (Smolensk), Tver' e Charchov, oggi in Ucraina.
E sempre il 5 marzo, del 1966, morì Anna Achmatova, la grande poetessa russa che perse il primo marito nelle maglie della rivoluzione e vide il figlio in prigione per un lustro tra il 1935 e il 1940. Definita nel 1946 metà suora e metà puttana, era stata espulsa dall'unione degli scrittori, per poi essere riammessa nel periodo del disgelo chruscioviano.
Mica pretendo che gli ex dirigenti del Pci, compresi Veltroni e Dalema, sappiano o dicano tutto questo. In realtà, non pretendo proprio nulla da loro. Mi fanno solo pena.
Anna Achmatova |
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