domenica 11 marzo 2012

Aleksandra

Aleksandra Krylenkova il 4 marzo durante una pausa. In piedi, vicino al muro, si intravede Aleksandr Skobov,
un ex dissidente che è stato rinchiuso per qualche anno in un ospedale psichiatrico durante gli anni Ottanta del
secolo scorso.

Dopo una settimana dalle elezioni Aleksandra Krylenkova ancora "ne otoshlà" - non si è ripresa - dalla delusione del 4 marzo. Assieme al marito, Aleksandr, e ad altri attivisti per la difesa dei diritti civili, ha organizzato "l'Associazione degli osservatori di San Pietroburgo", che nel corso degli ultimi due mesi ha avuto decine di incontri con aspiranti "osservatori", nel corso dei quali è stata spiegata la legge elettorale, i diritti e i doveri delle commissioni elettorali e tutto quello che riguarda il corretto svolgimento delle elezioni. Aleksnadra è stata arrestata il 7 dicembre 2011 durante una manifestazione a San Pietroburgo. L'hanno rilasciata dopo 24 ore. Stessa sorte è toccata al marito, Aleksandr, preso al seggio elettorale proprio il 4 marzo e rilasciato la sera del 5.

Sasha, quando è nata l'idea di formare un'associazione di osservatori indipendenti?

"A dicembre, dopo il mio rilascio. Ho saputo che a Mosca si stavano organizzando; ho preso il treno e sono andata a vedere cosa facevano."

Per impegnarsi in questo lavoro Aleksandra e il marito hanno lasciato per due mesi i figli ai nonni: il piccolo, di due anni, in Germania, il grande, di 7, dalla nonna a Pietroburgo. All'inizio si sono occupati del quartiere Kalininskij, poi progressivamente di tutta la città. Il lavoro si è svolto su base esclusivamente volontaria, così come i finanziamenti. Da sola Aleksandra ha speso 100.000 rubli (circa 2.500 euro), così come la segretaria dell'associazione, Galina.

"Non abbiamo aperto un conto speciale. Tutti i finanziamenti sono stati mirati. Per esempio, abbiamo ricevuto una grossa somma per l'affitto di un ufficio e l'organizzazione dei mezzi di comunicazione".

Il 4 marzo erano in piedi 26 gruppi di osservatori per ogni quartiere e uno per la Commissione elettorale centrale di Pietroburgo. La sede centrale è stata organizzata in via Marat 8; altre sedi addirittura in case private. Nonostante il lavoro prodotto e l'impegno di centinaia di volontari, Aleksandra si sente sconfitta:

"La legge elettorale, il codice penale, la Costituzione: nulla di tutto ciò ha impedito che ci fossero brogli, e nessuno ha potuto farci nulla. I presidenti di sezione dicevano una cosa, promettevano di seguire le regole, ma poi facevano quello che volevano, così, apertamente, sicuri di restare impuniti. Eravamo convinti che la pubblicità, la diffusione di nomi e fatti, la glasnost', per usare una parola un po' fuori moda, avrebbe in qualche modo fermato le violazioni, ma non è stato così. Si sono svolte apertamente, sotto gli occhi di tutti. I nostri osservatori spesso sono stati allontanati dai seggi con i pretesti più diversi, tutti illegali, ma la polizia eseguiva gli ordini dei presidenti, senza seguire le istruzioni elettorali, che garantivano la loro presenza."

Tutto finito?

Noi siamo per il controllo civico del potere. Durante questi due mesi si sono consolidati i rapporti tra i volontari, la società civile si è mossa e per il momento non vuole tornare a sedere a casa in attesa degli eventi. Vogliamo essere protagonisti. Siamo in procinto di organizzare un congresso per tirare le somme di quanto accaduto il 4 marzo e organizzare il lavoro futuro. Inoltre, le procure dei vari quartieri saranno inondate di ricorsi. No, non è tutto finito. La lotta vera comincia adesso."




























Nessun commento: