mercoledì 14 marzo 2012

GIANGIACOMO FELTRINELLI

Quarant'anni fa moriva Giangiacomo Feltrinelli, il compagno Osvaldo, mentre stava organizzando un attentato dinamitardo su un traliccio dell'alta tensione nella zona di Milano. Con lui c'era un compagno, il mai identificato Gunter, partigiano classe 1927, che raccontò come andarono le cose. Si trattò di un errore nel timer e la bomba scoppiò tra le gambe dell'editore. Ciò nonostante, i dietrologi si sono scatenati, ipotizzando le strade più diverse, battute dagli immancabili servizi segreti di mezzo mondo.
Noi lo ricordiamo così, ringraziandolo per averne capito la grandezza e pubblicato per primo il Dottor Zhivago, di Boris Pasternak. 


"Un rivoluzionario è caduto. Lo dipingono ora come un isolato, un avventuriero [...] o come un crudele terrorista. Noi sappiamo che dopo aver distrutto la vita del compagno Feltrinelli ne vogliono infangare e seppellire la memoria [...] perché Feltrinelli ha tradito i padroni, ha tradito i riformisti. Per questo tradimento è per noi un compagno. Per questo tradimento i nostri militanti, i compagni delle organizzazioni rivoluzionarie, gli operai di avanguardia chinano le bandiere rosse in segno di lutto per la sua morte. Un rivoluzionario è caduto. Giangiacomo Feltrinelli è morto. Da vivo era un compagno dei Gap [e] a questa determinazione Feltrinelli era arrivato dopo una bruciante e molteplice attività – dalla partecipazione alla guerra di liberazione alla milizia nel Pci, all’impegno editoriale, alla collaborazio- ne con i movimenti rivoluzionari dell’America Latina. L’indimenticabile ’68 lo aveva spinto ad un ripensamento di tutta la sua milizia politica; la breve ma intensa confidenza con Castro e Guevara gli forniva gli strumenti teorici attraverso cui analizzare il fallimento storico del riformismo e, a un tempo, la prospettiva da seguire per una ripresa del movimento rivoluzionario in Europa. La forte passione civile, la rivolta ad ogni forma di sopraffazione e di ingiustizia (si pensi all’attenzione con cui ha sem- pre seguito le rivendicazioni autonomiste delle minoranze linguistiche italiane) lo spingevano a saltare i tempi, a bruciare le mediazioni. [...]. Il compagno Feltrinelli è morto. E gli sciacalli si sono scatenati. Chi lo vuole terrorista e chi vittima. Destra e sinistra fanno il loro mestiere di sempre. Noi sappiamo che questo compagno non è né una vittima, né un terrorista. È un rivoluzionario caduto in questa prima fase della guerra di liberazione dallo sfruttamento."


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