Il candidato del Cremlino
Sergej Sobjanin è stato riconfermato sindaco di Mosca dal voto popolare di
domenica 8 settembre. Dopo un periodo discretamente lungo di interruzione del
suffragio universale per le amministrative (nove anni), Mosca e altre città
della Federazione russa hanno infatti potuti ri-eleggere il proprio sindaco con
voto diretto. Nel 2004 il presidente Vladimir Putin aveva preferito sostituire
all’elezione della massima carica cittadina la nomina diretta del Cremlino,
allo scopo di estendere il proprio controllo in modo capillare su tutta la
Federazione. Ora si è tornati a una pratica vicina a quella delle democrazie
occidentali, pratica alla quale Putin si è affidato comunque da una posizione
di forza, avendo ottenuto un nuovo mandato presidenziale dopo la riforma
costituzionale voluta dal suo predecessore, Medvedev, nel marzo del 2012. Il
candidato del Cremlino nella capitale, Sobjanin, era il sindaco uscente. Uomo di
potere, nominato da Putin sindaco nel 2010, si è presentato al voto come naturale
favorito. Il suo sfidante più accreditato è stato, a sorpresa, il blogger
Aleksej Naval’nyj, un giovanotto di 37 anni da tempo tra le voci più influenti
dell’opposizione democratica. Opposizione che per la prima volta da un decennio
a questa parte è riuscita ad esprimere un candidato credibile che, pur non
avendo vinto, ha raccolto il 27,24% dei consensi, contro il 51,37 del vincitore.
Se il ballottaggio è dunque sfumato, dopo le grandi manifestazioni di protesta
dello scorso anno le voci fuori dal coro (dalle Pussy Riot all’ex campione del
mondo di scacchi Garri Kasparov passando per il leader dei nazional-bolscevichi
Eduard Limonov fino ai centri di studio e ricerca come Memorial) si sono
finalmente emancipate da quel 5-7% di voti che prendevano regolarmente alle
presidenziali a causa della mancanza di una proposta politica concreta in grado
di avvicinare gli elettori. Del resto, anche Putin un successo l’ha ottenuto:
alle elezioni del 2012 aveva raccolto il 46,9% nella capitale (a Groznyj, il
maggiore centro della Cecenia pacificata, il 99,6!), mentre oggi il suo
candidato è stato riconfermato al primo turno.
Ma cosa ha in più
Naval’nyj rispetto ai rappresentanti politici dell’opposizione democratica
russa che negli anni scorsi hanno sempre fallito ottenendo modesti risultati a
ogni elezione? Quello che qui da noi potrebbe ancora essere considerato un
ragazzo (prodigio) o un “Gianburrasca” della politica, si è formato negli anni
Novanta dopo la caduta del comunismo, quando ha ottenuto due lauree, una in
giurisprudenza e l’altra in economia. Seguendo dunque la corrente e la moda del
dopo perestrojka, ha studiato per essere pronto ad affrontare un mondo diverso,
nel quale servivano competenze in grado di avvicinare l’uomo al nuovo che
avanzava: gli affari. Nel 2000 si iscrive al partito Jabloko, una formazione
neoliberale fondata da Grigorij Javlinskij, figura di politico emersa con forza
durante la perestrojka e che si trovò tra i primi a entrare, durante il tentato
colpo di stato dell’agosto 1991 che portò alla dissoluzione dell’Urss, nella
camera da letto del suicida ministro degli Interni Boris Pugo. Carriera veloce
quella di Naval’nyj, che lo porta nel 2003 a guidare il partito a Mosca durante
la campagna elettorale per le amministrative. Nel 2004 fonda il “Comitato di
difesa dei moscoviti” che lotta contro la “gentrificazione” della città,
riuscendo a ottenere la sospensione di centinaia di progetti di costruzione di
nuovi e moderni quartieri al posto di quelli vecchi. Nel 2008 fonda la “Unione
degli azionisti di minoranza” allo scopo di battersi contro la politica
finanziaria delle multinazionali russe dell’energia come Gazprom, Rosnefti,
Transefti e Gazpromnefti. Questo suo impegno lo porta in breve a diventare uno
dei simboli della campagna anticorruzione. Apre un blog, che diviene presto il
più seguito del paese. Alle elezioni per la carica di sindaco si è presentato
con un programma chiaro incentrato sulla trasparenza, la politica del fare e la
lotta alle mafie di palazzo. Naval’nyj ha proposto anche una decentralizzazione
del potere del sindaco, con conseguente devoluzione ai municipi di quartiere
delle decisioni correnti. Ha promesso una semplificazione della burocrazia
locale con un uso più diffuso delle nuove tecnologie per lo svolgimento delle
pratiche personali. Infine, ha dichiarato di voler creare condizioni più adatte
allo sviluppo del libero mercato in una città come Mosca, che secondo recenti
statistiche appare tra le meno “attraenti” nella Federazione Russa per gli
investitori, sia russi che stranieri.
Che piano piano il vento
stia cambiando in Russia viene confermato dai risultati di un’altra grande
città, quella che è considerata la terza capitale della Federazione,
Ekaterinburg, alle pendici degli Urali, dove venne sterminata la famiglia
imperiale nel 1918. Qui si è andati al ballottaggio. Il candidato della
piattaforma democratica, Evgenij Rojzman, è di poco avanti rispetto a Jakov
Silin, rappresentante del partito di Putin Russia Unita. Per ora siamo 33 a 30. È presto dire se ci si trova
di fronte a una tendenza di lungo periodo. Fatto sta, che quanto sta accadendo
dentro le urne non ha precedenti nella storia recente della Russia.
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