mercoledì 11 settembre 2013

UNA RIFONDAZIONE MANCATA

Il 7 settembre 2001 moriva Sergio Garavini, già dirigente del Pci e primo segretario di Rifondazione Comunista. Un uomo d'altri tempi, diverso e migliore di tanti che si sono fatti la guerra dentro e ai margini del partito per un posto di primo piano o di rincalzo. Fu costretto alle  dimissioni nel 1993 da un colpo di mano organizzato da Armando Cossutta con l'appoggio di Lucio Magri, che elessero al suo posto Fausto Bertinotti, l'uomo che portò la sinistra italiana alla dissoluzione elettorale.

Figlio di Ida Rina Ferraris e dell'industriale torinese Eusebio Garavini, fondatore della Diatto-Garavini e della Carrozzeria che portava il suo nome, frequentò il Liceo Gioberti per iscriversi poi alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino. Dopo la prematura morte del padre, interruppe gli studi universitari e nel 1948 decise di lasciare la conduzione dell'azienda di famiglia al fratello Aldo e abbracciare la carriera politica, iscrivendosi al Pci e alla CGIL. Nello stesso anno si sposò con Maria Teresa detta "Sesa", sorella del dirigente comunista Antonio Tatò, per lunghi anni segretario di Enrico Berlinguer. 
In seguito alla sconfitta della CGIL nelle elezioni sindacali alla FIAT del 1955, non ancora trentenne fu nominato segretario provinciale della FIOM. Venne eletto consigliere comunale del capoluogo piemontese nelle liste comuniste e poi, dopo essere entrato nel sindacato, divenne in breve tempo segretario regionale della CGIL, segretario dei tessili, segretario dei metalmeccanici e segretario confederale.
Garavini ottenne la contrattazione articolata sulle qualifiche e sull'organizzazione del lavoro. Puntò inoltre alla costruzione del sindacato dei consigli e di nuove piattaforme sociali, quali ad esempio la salute in fabbrica, il controllo dei ritmi, che divennero i protagonisti della stagione di rivolta operaia degli anni sessanta, in particolare nel corso dell'autunno caldo.
Nel conflitto interno al sindacato tra le posizioni estremiste di Bertinotti(del quale in CGIL si diceva che "non ha mai firmato un contratto") e quelle di Cofferati (incline al dialogo e alla concertazione) egli promosse sempre la centralità della contrattazione e l'autonomia sindacale basata su una reale democrazia sindacale, promuovendo idee nuove quali lo sciopero a singhiozzo e la consultazione permanente: da Segretario Nazionale della FIOM - CGIL, nel 1988 lanciò il primo referendum nazionale sindacale, mai visto prima in Italia, che pretese vincolante per decidere la firma o meno della CGIL al nuovo CCNL dei Metalmeccanici.
Favorevole ad uno sganciamento del PCI dall'Urss, fu l'unico membro del Comitato Fedrerale del PCI di Torino a votare, nel 1956, contro l'appoggio del PCI all'invasione sovietica dell'Ungheria. Garavini sostenne la Rossanda  durante la scissione del gruppo del Manifesto, ma non volle mai abbandonare il partito. La sua battaglia principale negli anni Settanta ed Ottanta, politica e sindacale insieme, fu quella di criticare la "Svolta dell'Eur" e di agire contro la liquidazione della scala mobile. 

Questo, un po' rimaneggiato, quanto si legge su Wikipedia. Di Garavini ricordo un incontro a una festa di Rifondazione a Roma, poco prima della sua morte. Venne nelle cucine e si mise a parlare con noi. Mi colpirono il suo sorriso e la sua modestia. Sorriso e modestia che ho ritrovato, molti anni dopo, sul volto del figlio, valido storico e collega.



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