giovedì 7 giugno 2012

AZZURRI AD AUSCHWITZ

La stupidaggine di molti ha ritenuto di vedere in queste cuffie dei player per
la musica, mentre si tratta di audio guide
Ieri Michele Serra pubblicava la seguente "Amaca", che si apre con enormi stupidaggini.




















Oggi i calciatori azzurri, in Polonia per gli Europei, andranno in visita ad Auschwitz. Non è una presenza scontata, per almeno due ragioni. La prima (profondamente rimossa nella nostra memoria nazionale) è che l'Italia è stata il principale alleato di Hitler e dunque il principale complice dello sterminio: chissà se qualcuno, nella nostra delegazione, avrà la volontà di spiegarlo a ragazzi di vent'anni comprensibilmente poco avvezzi alla riflessione storica.
Il secondo è che il calcio, inteso come fenomeno popolare globale, è ormai da molti anni un micidiale incubatore dei razzismi vecchi e nuovi, e in specie dell'antisemitismo: gli stadi europei sono forse l'ultimo posto al mondo dove vengono tranquillamente esposte svastiche e croci celtiche, e il saluto romano (un brevetto italiano...) accomuna le curve nazional-fasciste di mezza europa. I calciatori hanno, in questo senso, responsabilità enormi. Di complicità (a volte cosciente, a volte no) con tifoserie razziste, e soprattutto di omissione di buon esempio. Il loro comportamento, le loro parole, il loro atteggiamento in campo (per esempio quando il pubblico insulta un "negro") sono fondamentali. Lo sport è (anche) un potentissimo vettore di valori. La speranza è che questa mattina, ad Auschwitz, qualcosa scatti nella testa degli azzurri.


Sul secondo punto, nulla da dire. Ma la parte in neretto è una follia storiografica. Intanto per come è formulata: "l'Italia è stata il principale alleato di Hitler e dunque..."

E dunque cosa? L'Italia ne ha combinate di ogni durante la seconda guerra mondiale, ma almeno di una cosa non si è mai resa responsabile, ossia della deportazione degli ebrei. Nelle zone controllate dalle truppe italiane in Russia e nei Balcani gli ebrei non solo non furono mai deportati.
Gli italiani in Grecia salvarono quanti più ebrei poterono, e di questo abbiamo testimonianze dirette degli stessi sopravvissuti. Quando nel marzo 1943 i tedeschi e i bulgari deportarono gli ebrei di Salonicco (occupata dai tedeschi), gli italiani riuscirono a portare ad Atene quelli di origine italiana, evitando loro la morte. Solo dopo l'8 settembre i tedeschi organizzarono le altre deportazioni, questa volta nei territori già occupati dagli italiani.
Se si leggono i libri di Nuto Revelli o di Carlo Vicentini sulla campagna di Russia, si vedrà come i soldati italiani avevano tutti lo stesso ricordo: quando la tradotta che li conduceva al fronte passava per la Polonia, vedevano persone con la stella di David che lavoravano nelle stazioni. E tutti, affermano, 
capivano che quella non era la loro guerra, ma la guerra dei tedeschi.
Non è un problema di Michele Serra, che tutti conosciamo (ricordate la sua provocazione su Twitter?) E' un problema della nostra storia, di cui tutti possono parlare, come si trattasse di calcio. 













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