martedì 5 giugno 2012

Margherita Cagol


Il 5 giugno 1975 durante uno scontro a fuoco con i carabinieri veniva uccisa la brigatista Margerita Mara Cagol. Le dinamiche della sua morte sono ancora oggi non del tutto definite. Il brigatista che era con lei alla cascina Spiotta, dove era tenuto prigioniero l'industriale Vallarino Gancia, sequestrato il giorno prima, riuscì a fuggire ma non vide come venne finita la sua compagna. L'identità del Br è conosciuta da pochi e fino ad oggi tenuta in strettissimo riserbo.
In anni recenti una sciocca operazione editoriale giocò sull'ambiguità del titolo "La storia di Mara". Si trattava, invece, di un'altra ex Br, passata attraverso la dissociazione.

Allora, era il 18 maggio 2006, pubblicai il seguente pezzo:



Leonardo era brigatista. Su Storia e fumetti

"Il perché, è quel ragazzo morto la scorsa settimana in quanto cattolico. Si muore per gli stessi motivi di allora". Con queste parole ieri Ken Loach ha risposto alla domanda di un giornalista, che gli chiedeva spiegazioni sull’ultima pellicola girata, la storia dell’Ulster negli anni Venti del secolo scorso.
"Violiamo la verginità del realismo socialista!" gridarono per alcuni minuti i giovani poeti bohémien moscoviti, gli SMOGisti, scalmanati sotto alle finestre dell’Unione degli scrittori sovietici il 14 aprile 1965, anniversario del suicidio di un grande poeta russo, Majakovskij. Erano partiti in corteo dalla piazza che porta il suo nome e avevano raggiunto il centro burocratico della letteratura di regime, per violarlo. E alcuni testimoni giurano di aver sentito distintamente, in alcuni casi, al posto di "violare", il verbo "violentare"...
Da un paio d’anni ci tormenta una risma di carta rilegata intitolata Il codice Da Vinci(per inciso ricordo che nei paesi di lingua tedesca la stessa si intitola Sacrilegio, chissà mai perché); è intrattenimento puro, operazione di marketing compresa. Chi lo legge non è un lettore, è un consumatore.
Da molto meno tempo del Codice circola un libro nel quale, come dice l’editore, "il fumetto si confronta con gli anni di piombo", La storia di Mara.
Che cosa hanno in comune questi quattro episodi così apparentemente disparati?
In qualche modo essi spiegano una trasformazione epocale, il passaggio dalla creazione all’assemblaggio, dall’arte all’abilità, dall’umiltà alla volgarità.
Ken Loach, il regista di Terra e Libertà, prende un momento storico e lo riduce attraverso l’uso di una camera in narrazione. Non c’è trucco. La ricostruzione è fedele. I bianchi sono bianchi, i neri, neri, chi spara per uccidere uccide senz’altro, e così via. Il passato resta passato, ma viene investigato, analizzato, spiegato. È mimesi artistica, in un’espressione.
Gli SMOGisti (SMOG stava per CoraggioPensieroImmaginazioneInteriorità) erano dei poeti giovanissimi, nessuno di loro superava i vent’anni. Vivendo in un paese dove la poesia era la forma artistica più diffusa, ci tenevano a dire la loro in un mondo nel quale il conformismo dell’arte di Stato aveva ingessato la creazione. Non ignoravano il realismo socialista, tutt’altro. Alla fine di un percorso cominciato nel 1953 con un coraggioso articolo pubblicato sulla maggiore rivista dell’epoca da un letterato di secondo piano, passando per una serie di lotte e processi, tra cui quello al futuro premio Nobel, Iosif Brodskij, accusato di parassitismo, essi avevano deciso di violentare la cultura ufficiale, violarne la verginità. Ma non potevano ignorarla. Il passaggio era obbligato, se volevano andare oltre, perché l’arte è lunga, e il principio di quella strada non lo segna il neofita.
Dan Bronwn ha deciso che Maria è l’unica vergine della sua famiglia. Gesù, il candidato numero due, aveva una donna, la Maddalena, che gli diede una figlia, divenuta in qualche modo il Santo Graal. Per difendere questo segreto sarebbero cominciate le Crociate, nel XII secolo. Da Vinci Leonardo dovrebbe aver capito tutto e oggi si continua a uccidere come allora (le crociate), per difendere il segreto. Come allora? Come Ken Loach? No. La differenza è che in questo caso si tratta di una storia inventata usando personaggi realmente esistiti. Proprio il contrario di Loach. Una storia per consumo e intrattenimento del pubblico, una mistificazione che miscela la fantasia e trasforma il reale (poco ma fondamentale, direi portante) in verosimile, che mente sapendo di mentire. Altro che verginità del realismo socialista! Qui si tratta di una bagascia che per denaro vende le virtù altrui. O, forse, non di bagascia si tratta, ma di paraninfo, di usuraio che per poche ore di lavoro donate all’assemblaggio universale richiede al lettore uno sforzo inusuale per poterlo evitare, ignorare, dimenticare, cancellare.
Ma se la letteratura mistificata diventa intrattenimento, cos’è il fumetto? Arte minore? Pur sempre arte, dunque. Ambigua? Per certi versi. Uno dei suoi nomi, per esempio, si presta a usi indesiderati. S-t-r-i-s-c-i-a la notizia. Una trasmissione di pettegolezzi. Mondo papero. Mondo cane. Storia di Mara. L’ultimo libro a fumetti di un bravo disegnatore, Paolo Cossi, anni 26, premio "Rino Albertarelli" 2004 come miglior giovane autore italiano, che quando parla del suo fumetto dice "il mio libro". Dunque è un libro. Che, come afferma la fascetta, "si confronta con gli anni di piombo" e al quale Marcello Buonomo ha allegato un saggio intitolato La storia difficile. Quest’ultimo, citando Hannah Arendt, afferma che gli individui creano il male attraverso un crescendo di particolari situazioni che sono piccole, banali. La Storia di Mara conferma, a suo dire, che dal punto di vista storiografico solo attraverso la ricostruzione delle vite personali di chi vi ha aderito si possa comprendere nel profondo il fenomeno sociale delle Br e la sua parabola storica. Questo dice. E nel fumetto che racconta la sua vita, Mara afferma che per entrare nelle Br, nella "banalità del male" (la Arendt, lo ricordo, ne parlava riguardo agli autori dell’Olocausto – circa sei milioni di morti), ci si doveva semplicemente vestire di falsità. Per entrare lì, da dove non era più possibile uscire. Dunque, in questo fumetto si fa storia. Dunque, qui si ricostruisce una vita, perché l’insieme delle vite fa la Storia. È la somma che dà il totale.
Mara è morta nel 1975, credo. Uccisa da un carabiniere, a freddo, mentre stava con le braccia alzate dopo uno scontro a fuoco. Il 6 giugno le Br diffusero il seguente volantino, scritto da Renato Curcio, il marito: "è caduta combattendo Margherita Cagol ‘Mara’, dirigente comunista e membro del comitato esecutivo delle Brigate rosse. La sua vita e la sua morte sono un esempio che nessun combattente per la libertà potrà mai dimenticare [...]. Non possiamo permetterci di versare lacrime sui nostri caduti, ma dobbiamo imparare la lezione di lealtà, coerenza, coraggio ed eroismo [...]. Che tutti i sinceri rivoluzionari onorino la memoria di Mara meditando l’insegnamento politico che ha saputo dare con la sua scelta, con la sua vita. Che mille braccia si protendano per raccogliere il suo fucile! Noi , come ultimo saluto le diciamo: Mara, un fiore è sbocciato e questo fiore di libertà le Brigate rosse continueranno a coltivarlo fino alla vittoria".
Poi vai avanti nella lettura del fumetto e ti accorgi che Mara non è Mara. Ovvero, è Mara, perché si chiama così, ma non è morta nel 1975. Si chiama Mara Nanni, è un’altra Mara. Nelle Br è entrata nel 1978. È stata arrestata nel 1979. È stata condannata all’ergastolo al primo processo Moro, nel 1981. E poi si è dissociata e la sua pena è stata ridotta. No. Quest’ultimo particolare il fumetto lo omette. La storia non è quella che credevamo di leggere. E non è neanche completa. Non è una storia. È solo un fumetto. Puff. E non c’è più.




1 commento:

Donatella Quattrone ha detto...

Nell’ultimo libro di Pino Casamassima – Gli irriducibili. Storie di brigatisti mai pentiti -, uscito un paio di mesi fa per i tipi di Laterza, nel capitolo su Renato Curcio, si racconta anche di Mara Cagol, della sua militanza e della sua uccisione. Qui mi si sono chiariti particolari e situazioni che ignoravo.