lunedì 15 luglio 2013

NATAL'JA ESTEMIROVA


Il 15 luglio 2009 in Inguscia venne rinvenuto il corpo di Natal’ja Estemirova, giornalista e una delle principali attiviste dell’associazione non governativa “Memorial” nel Caucaso. Cinquanta anni, dal 1999 – anno dell’inizio della seconda guerra cecena – la Estemirova si era impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti civili e umani perpetrate in Cecenia e Inguscia dalle parti in conflitto, esercito federale, squadroni della morte e combattenti ceceni. Dall’inizio del decennio, inoltre, collaborava attivamente con Memorial, la più importante associazione non governativa russa che dal 1988, anno della sua fondazione per opera di Andrej Sacharov, si occupa di diritti civili. Nel corso della sua attività la Estemirova aveva collaborato a lungo con un’altra giornalista, Anna Politkovskaja, uccisa nell’ottobre del 2007 a Mosca, ospitandola e facendole da interprete durante i suoi soggiorni clandestini a Groznyj, la capitale cecena. Come la Politkovskaja, Natal’ja Estemirova aveva ricevuto in passato diversi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il premio dedicato all’amica uccisa intitolato Raw in War (2008), quello del Parlamento svedese “Il diritto all’esistenza” (2004) e una medaglia intitolata a Robert Schumann da parte del Parlamento europeo nel 2005.
La mattina del 15 luglio 2009 Natal’ja fu prelevata sotto casa, a Groznyj, da un commando armato mentre si stava recando nella sede di Memorial per incontrarsi con i parenti di alcune persone assassinate di recente in Cecenia, quindi avrebbe dovuto recarsi con due rappresentanti del ministero degli Interni ceceno nella regione di Stavropol’. Dopo poche ore il suo corpo è stato lasciato a una cinquantina di chilometri dalla capitale, in territorio inguscio, dopo un’esecuzione a colpi di pistola. 
Nel corso della sua attività Natal’ja aveva raccolto moltissimo materiale con il quale si documentavano le violenze perpetrate in Cecenia durante gli anni della seconda guerra, con grave risentimento in particolare dell’attuale presidente ceceno Razman Kadyrov, che alla fine di marzo del 2008 l’aveva rimossa dal posto di presidente del Consiglio per i diritti umani e civili di Groznyj, usando come pretesto la posizione della Estemirova sul velo islamico, laica rispetto a quella confessionale del presidente. E proprio su questa figura di politico conviene soffermarsi per cercare di comprendere quali siano le dinamiche presenti in questo momento nella martoriata repubblica. Dopo esattamente dieci anni dal suo inizio, il 18 aprile del 2009 Mosca ha sancito la fine in Cecenia dello speciale regime antiterrorismo, il KTO, riportando la repubblica a una vita più “normale”. Il passaggio dalla guerra alla pace è gestito da alcuni anni dal clan dei Kadyrov, prima attraverso il padre dell’attuale presidente, Achmad, assassinato il 9 maggio del 2004, e quindi con il figlio, divenuto presidente al compimento del trentesimo anno di età. A dire di molti osservatori, la soluzione è stata voluta da Putin, ma le cose potrebbero essere diverse. Kadyrov padre durante la prima fase della guerra cecena combatteva contro l’esercito federale e solo in un secondo momento, dopo essersi liberato dei combattenti ceceni meno propensi al compromesso, ha trovato un accordo con il Cremlino. Non se ne conoscono i termini, ma si può ipotizzare che il clan dei Kadyrov si sia presentato come l’unico elemento in grado di garantire la pacificazione della regione attraverso ulteriori accordi con fazioni in lotta e l’eliminazione delle frange più estreme, ricevendo in cambio il disimpegno totale del ministero degli Interni federale in Cecenia e la possibilità di gestire la ricostruzione, e dunque il giro di affari miliardario ad essa legato. La contropartita per un’uscita dignitosa dalla Cecenia da parte di Putin, insomma, potrebbe essere stata il passaggio concordato della regione nelle mani della famiglia Kadyrov, che ora controlla l’intera repubblica autonomamente da Mosca. In tale contesto, allora, non come un “regalo”, ma quale segnale di autonomia e potenza può essere interpretata la scelta del giorno in cui è stata uccisa la giornalista Anna Politkovskaja (il 7 ottobre 2007, compleanno di Putin), mentre l’omicidio di Natal’ja Estemirova non aiuta assolutamente il giovane presidente Dmitrij Medvedev nel suo tentativo di accreditarsi in Occidente come una nuova figura di progressista e democratico. Medvedev, reduce dal G8 e dal vertice con Obama, espresse viva indignazione per l’assassinio della giornalista cecena e ordinò al procuratore capo federale Aleksandr Bastrykin di coordinare le indagini, sottolineando come fossero evidenti i collegamenti tra la morte della Estemirova e la sua attività in difesa dei diritti civili. Razman Kadyrov dichiarò, altresì, che i responsabili dell’omicidio sono più pericolosi dei terroristi islamici e che accanto alle normali indagini seguirà i tradizionali “metodi” ceceni per arrivare alla verità. Ad oggi, i suoi assassini non sono stati individuati.





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