Il 15 luglio 2009 in Inguscia venne rinvenuto il corpo di
Natal’ja Estemirova, giornalista e una delle principali attiviste
dell’associazione non governativa “Memorial” nel Caucaso. Cinquanta anni, dal
1999 – anno dell’inizio della seconda guerra cecena – la Estemirova si era
impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti civili e umani perpetrate
in Cecenia e Inguscia dalle parti in conflitto, esercito federale, squadroni
della morte e combattenti ceceni. Dall’inizio del decennio, inoltre, collaborava
attivamente con Memorial, la più importante associazione non governativa russa
che dal 1988, anno della sua fondazione per opera di Andrej Sacharov, si occupa
di diritti civili. Nel corso della sua attività la Estemirova aveva collaborato
a lungo con un’altra giornalista, Anna Politkovskaja, uccisa nell’ottobre del
2007 a Mosca, ospitandola e facendole da interprete durante i suoi soggiorni
clandestini a Groznyj, la capitale cecena. Come la Politkovskaja,
Natal’ja Estemirova aveva ricevuto in passato diversi riconoscimenti nazionali
e internazionali, tra cui il premio dedicato all’amica uccisa intitolato Raw in
War (2008), quello del Parlamento svedese “Il diritto all’esistenza” (2004) e
una medaglia intitolata a Robert Schumann da parte del Parlamento europeo nel
2005.
La mattina del 15 luglio 2009 Natal’ja fu prelevata sotto
casa, a Groznyj, da un commando armato mentre si stava recando nella sede di
Memorial per incontrarsi con i parenti di alcune persone assassinate di recente
in Cecenia, quindi avrebbe dovuto recarsi con due rappresentanti del ministero
degli Interni ceceno nella regione di Stavropol’. Dopo poche ore il suo corpo è
stato lasciato a una cinquantina di chilometri dalla capitale, in territorio
inguscio, dopo un’esecuzione a colpi di pistola.
Nel corso della sua attività Natal’ja aveva raccolto
moltissimo materiale con il quale si documentavano le violenze perpetrate in
Cecenia durante gli anni della seconda guerra, con grave risentimento in
particolare dell’attuale presidente ceceno Razman Kadyrov, che alla fine di
marzo del 2008 l’aveva rimossa dal posto di presidente del Consiglio per i
diritti umani e civili di Groznyj, usando come pretesto la posizione della
Estemirova sul velo islamico, laica rispetto a quella confessionale del
presidente. E proprio su questa figura di politico conviene soffermarsi per
cercare di comprendere quali siano le dinamiche presenti in questo momento
nella martoriata repubblica. Dopo esattamente dieci anni dal suo inizio, il 18
aprile del 2009 Mosca ha sancito la fine in Cecenia dello speciale regime
antiterrorismo, il KTO, riportando la repubblica a una vita più “normale”. Il
passaggio dalla guerra alla pace è gestito da alcuni anni dal clan dei Kadyrov,
prima attraverso il padre dell’attuale presidente, Achmad, assassinato il 9
maggio del 2004, e quindi con il figlio, divenuto presidente al compimento del
trentesimo anno di età. A dire di molti osservatori, la soluzione è stata
voluta da Putin, ma le cose potrebbero essere diverse. Kadyrov padre durante la
prima fase della guerra cecena combatteva contro l’esercito federale e solo in
un secondo momento, dopo essersi liberato dei combattenti ceceni meno propensi
al compromesso, ha trovato un accordo con il Cremlino. Non se ne conoscono i
termini, ma si può ipotizzare che il clan dei Kadyrov si sia presentato come
l’unico elemento in grado di garantire la pacificazione della regione
attraverso ulteriori accordi con fazioni in lotta e l’eliminazione delle frange
più estreme, ricevendo in cambio il disimpegno totale del ministero degli
Interni federale in Cecenia e la possibilità di gestire la ricostruzione, e
dunque il giro di affari miliardario ad essa legato. La contropartita per
un’uscita dignitosa dalla Cecenia da parte di Putin, insomma, potrebbe essere
stata il passaggio concordato della regione nelle mani della famiglia Kadyrov,
che ora controlla l’intera repubblica autonomamente da Mosca. In tale contesto,
allora, non come un “regalo”, ma quale segnale di autonomia e potenza può
essere interpretata la scelta del giorno in cui è stata uccisa la giornalista
Anna Politkovskaja (il 7 ottobre 2007, compleanno di Putin), mentre l’omicidio
di Natal’ja Estemirova non aiuta assolutamente il giovane presidente Dmitrij
Medvedev nel suo tentativo di accreditarsi in Occidente come una nuova figura
di progressista e democratico. Medvedev, reduce dal G8 e dal vertice con Obama,
espresse viva indignazione per l’assassinio della giornalista cecena e ordinò al procuratore capo federale
Aleksandr Bastrykin di coordinare le indagini, sottolineando come fossero evidenti i collegamenti tra la
morte della Estemirova e la sua attività in difesa dei diritti civili. Razman
Kadyrov dichiarò, altresì, che i responsabili dell’omicidio sono più
pericolosi dei terroristi islamici e che accanto alle normali indagini seguirà
i tradizionali “metodi” ceceni per arrivare alla verità. Ad oggi, i suoi assassini non sono stati individuati.
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