Il 4 luglio 1946 nella cittadina polacca di Kielce vennero massacrati 42 ebrei scampati allo sterminio nazista dalla furia della popolazione locale. Si era sparsa la voce - in precedenza - che fossero stati rapiti alcuni giovinetti per dei sacrifici rituali (un po' la tesi del libro Pasque di Sangue pubblicato in Italia qualche anno fa dal Mulino) e, nonostante l'infondatezza della notizia, il ghetto venne circondato. Il vescovo di Kielce, Czeslaw Kaczmarek scrisse, a giustificazione dell'accaduto:
"In Polonia gli ebrei sono i principali propagandisti del regime comunista, che il popolo polacco non vuole, che gli viene imposto con la forza contro la sua volontà. Inoltre, ogni ebreo ha una buona posizione o infinite possibilità e facilitazioni nel commercio e nell'industria. I ministeri, i posti all'estero, le fabbriche, gli uffici, l'esercito traboccano di ebrei, e sempre nei posti principali, importanti e di responsabilità. Dirigono la stampa governativa, hanno in mano la censura, così severa oggi in Polonia, dirigono gli uffici di sicurezza, arrestano [...]. Per le suddette ragioni SI PUO' DIRE CHE LA MAGGIOR PARTE DELLA RESPONSABILITA' PER L'ODIO CHE CIRCONDA GLI EBREI E' DA ATTRIBUIRSI A LORO STESSI".
"In Polonia gli ebrei sono i principali propagandisti del regime comunista, che il popolo polacco non vuole, che gli viene imposto con la forza contro la sua volontà. Inoltre, ogni ebreo ha una buona posizione o infinite possibilità e facilitazioni nel commercio e nell'industria. I ministeri, i posti all'estero, le fabbriche, gli uffici, l'esercito traboccano di ebrei, e sempre nei posti principali, importanti e di responsabilità. Dirigono la stampa governativa, hanno in mano la censura, così severa oggi in Polonia, dirigono gli uffici di sicurezza, arrestano [...]. Per le suddette ragioni SI PUO' DIRE CHE LA MAGGIOR PARTE DELLA RESPONSABILITA' PER L'ODIO CHE CIRCONDA GLI EBREI E' DA ATTRIBUIRSI A LORO STESSI".
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