mercoledì 17 luglio 2013

NON E' FRANCESCO


Per essere chiari fin dall'inizio: Mukhtar Ablyazov non è un dissidente. Anzi, da un punto di vista sociale, culturale e politico, ne è l'esatto opposto: un oligarca. Nato nel 1963 in Kazakhstan, ha studiato a Mosca negli anni Ottanta, per poi partecipare alla disgraziata corsa all'oro degli anni Novanta del secolo scorso, quando la Perestrojka di Gorbachev si avviava verso una fine mesta. Dal 1991 al 1993 è stato direttore di una piccola impresa, la "Madina", e dal 1993 al 1997 fondatore, proprietario e presidente della società finanziaria "Astana-Holding". Dal giugno di quell'anno Ablyazov è diventato presidente della "KEGOS", entrando in politica e raggiungendo in breve (1998-1999) la non secondaria carica di Ministro dell'Energia, dell'Industria e del Commercio nel governo di Nurlan Balgimbaev. Costretto alle dimissioni nell'ottobre del 1999, è stato messo sotto inchiesta per appropriazione indebita, occultamento di denaro pubblico, abuso di potere e associazione a delinquere. Uscitone in qualche modo indenne, dal gennaio al settembre 2001 è stato presidente del Consiglio di Amministrazione della «Kazakhstan Airlines».
Proprio in settembre viene arrestato, ma rilasciato poco dopo. E' in questo momento che la sua carriera politica ricomincia: uscito di galera, infatti, fonda un partito dal nome populista: "Scelta democratica del Kazakhstan". Arrestato di nuovo, dopo un breve processo viene condannato a sei mesi di carcere per associazione a delinquere, ma il presidente (eterno) del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev, lo grazia immediatamente. Tornato alla grande in affari, dal novembre 2003 al maggio 2005 è stato membro del Consiglio di Amministrazione di Krasnoyarskkrayugol" e dal gennaio 2005 è presidente del Gruppo di Investimento "Eurasia", nonché presidente del Consiglio di Amministrazione della "BTA Bank". In relazione a questa sua funzione, nel febbraio 2009 è accusato dall'Agenzia kazaka di vigilanza sulle transizioni finanziari (AFS) di aver frodato la banca e i suoi clienti per 70 milioni di dollari. In fuga da quel momento, trova rifugio in Inghilterra mentre di lui si interessano anche le autorità russe, visto che la banca ha sede anche a Mosca. Intanto, il 27 gennaio 2011 l'Ufficio del Procuratore Generale del Kazakhstan invia a Londra una richiesta ufficiale di estradizione. Fermato in Inghilterra, è stato sottoposto a processo per chiarire la sua posizione ma viene condannato per oltraggio alla corte a 22 mesi di carcere. Anche in questo caso riesce a far perdere le proprie tracce.  E si arriva così ai giorni nostri. Dalle ricostruzioni giornalistiche mi pare di aver capito che le autorità del Kazakhstan lo hanno individuato a Roma, dove viveva in una villa di Casal Palocco con moglie e figlia, e sotto la copertura di una inesistente "agenzia israeliana" hanno incaricato una locale agenzia investigativa di pedinarlo. Certi che si trattasse di lui, hanno informato le autorità italiane della sua presenza nella capitale, agendo in modo inoppugnabile. Avrebbero potuto, infatti, rapirlo o ucciderlo, se davvero il loro interesse era "toglierlo di mezzo". Il casino in cui si è poi cacciato il governo italiano è un'altra storia. Ma non di dissidenza.










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