Cosa fa Tayyib?
by Günes Koç, Istanbul
Questa è la
domanda che si presenta a ogni turco oggi. Nel suo discorso di Kazliceme del 16
giugno Erdogan ha dichiarato guerra a quanti sono nell’opposizione e sostengono
la resistenza. Il discorso ha mostrato che l’atteggiamento autoritario di
Erdogan potrebbe essere il preludio a un vero totalitarismo. Il primo ministro
ha annunciato che prenderà provvedimenti contro i mezzi di comunicazione che
hanno mostrato le violenze della polizia nonostante il blackout imposto ai
media, contro gli artisti che sostengono la resistenza, i direttori e gli
insegnanti delle scuole che hanno consentito agli studenti di prendere parte
alle manifestazioni, i medici e gli avvocati impegnati nel movimento, gli
imprenditori come, Koc o Boyner, che sostengono la resistenza. E ha anche
accennato al fatto che saranno arrestate e punite singolarmente tutte le
persone che in qualche modo possono essere ricollegate al movimento. Allo
stesso tempo, Tayyib Erdogan ha dichiarato legittimo ogni atto di forza della
polizia perché la protesta è stata usata da gruppi “marginali” per terrorizzare
la società. Ha quindi ricordato che i paesi sviluppati occidentali permettono
alle proprie forze dell’ordine l’uso delle armi contro quanti provocano danni
durante una manifestazione o minacciano le istituzioni.
Dunque, ancora
una volta i manifestanti sono stati chiamati “gruppi marginali di provocatori e
vandali” scesi in piazza solo per usare violenza contro la polizia; allo stesso
tempo, sono state ripetute le menzogne degli ultimi giorni riguardo
l’atteggiamento dei giovani di piazza Taksim, l’uso di sostanze alcoliche nelle
moschee e i pestaggi di donne con il velo. Vandali senza dio, terroristi pronti
a colpire il nucleo sano della società: queste sarebbero le nuove generazioni della
Turchia, con le quali il governo non dà alcun segnale di voler dialogare. Anzi,
il primo ministro ha sottolineato come in questo momento sia difficile “tenere
a casa” la maggioranza che lo sostiene, che sarebbe pronta a liquidare
l’opposizione con un atto di forza (e di guerra civile).
Erdogan ha
diviso nettamente il popolo turco in due campi: i buoni musulmani, che sono i
suoi elettori e quindi rappresentano la “maggioranza”, e i “senza Dio”, i
terroristi, la minoranza che ha dichiarato guerra alla Turchia appoggiata dai
media internazionali come la BBC, la CNN e la Reuters e che sono strumento di
una non meglio specificata “cospirazione internazionale”. Per risolvere la
grave situazione, il primo ministro ha chiesto i poteri assoluti, respingendo
l’intromissione dell’UE e sottolineando l’importanza per il suo paese di
restare “indipendente”. Il mondo, ha concluso, vedrà ora “il vero presidente”.
In altre parole, Erdogan sembra pronto a scatenare una guerra civile. Ma a che
scopo? Per quale motivo? Per portare a termine – finalmente – la vendetta
storica sul kemalismo, da sostituire con uno stato assolutista e confessionale?
Perché vuole diventare lui il presidente di una nuova Repubblica?
Dopo il suo
discorso, seguaci di Erdogan pattugliano strade con coltelli, bastoni e
spranghe e in alcuni casi hanno già assalito giovani al grido di “Allahuhekber”
e “Siamo tutti soldati di Erdogan”. Istanbul sta vivendo uno stato d’emergenza
non dichiarato. La vita normale è un ricordo. La città non dorme più, c’è sempre
gente in strada. Tutti sono con la mente a Gezi e piazza Taksim e nonostante le
provocazioni del governo, non solo verbali, fino ad oggi i manifestanti sono
rimasti pacifici.
Ma gli arresti
si sono intensificati e molte persone “scompaiono”, come lamentano gli
avvocati, ai quali è impedito per ora ogni contatto con loro. Vi è un triste
stato d’animo tra la gente perché non è chiaro per quanto tempo si potrà andare
avanti. Giri per strada e senti dire: “Nessuno ha più una vera vita sessuale a
casa, nessuno riesce più a rilassarsi. Tutti vogliono stare svegli, allerta.
“Bu Daha Baslangic, mücadeleye devam”, ossia, “Questo è solo l’inizio. La lotta
continua”. E già si dice che Tayyib giocherà la sua ultima battaglia fino allo
strenuo, perché deve dimostrare che non è vero quello che in molti cominciano a
credere. Che la sua fine è prossima.
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