JUDERIA
Quasi dispiace abbandonare Rodi
anche se sempre un’isola ci attende
altre coste fronzute altri villaggi silenziosi
più uguali dove incalza la fuga dei tramonti il quotidiano ticchettìo del presente.
Con le doppie
triple muraglie torri minareti
Rodi mi ha richiamato in queste strade selciate un po’ dirute
e qui ho cercato
la finestra il sottarco
il barbacane che sostenne la culla
e diede inizio al tuo corso vitale destinato
a fondersi col mio senza il riparo di bianchi baldacchini.
Juderia si chiamava.
Traversando la vuota sinagoga
una guardiana ciarliera sefardita mi aprì un varco al sole del cortile al pozzo antico
alle foto che si arrestano alla data solo per noi felice del tuo ignaro inizio d’esistenza
Era arrivato il tempo delle stragi. Ora ci resta
rigida la figura di una sposa in frac
questo sposo marito
per sei giorni biciclette sul prato
quattro amici troppo ridenti al clic dell’obiettivo
nella stiva di un cargo in verticale
il passo del fuggiasco
in trasversale.
Meeten Nasr
AL TRAGUARDO DI MALAGA
(Poesie 2000-2009)
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