lunedì 26 novembre 2012

OGGI RESTO A CASA E MANIFESTO

Dopo anni di crisi politica, economica ed editoriale, il manifesto implode. Una delle fondatrici e firma da sempre del giornale, Rossana Rossanda, da anni a Parigi dove frequenta il circolo degli emigrati politici italiani degli anni Settanta, lascia il giornale con una lettera che non ammette repliche.
Il manifesto da anni non è più un giornale omogeneo. Le varie redazioni non comunicano e ognuno decide per sé, secondo una logica autodistruttiva che ha portato a questa conclusione inevitabile.
Non vedo un futuro per il giornale. Almeno per quel giornale, che in tanti compravamo ogni mattino, tutti i giorni. Del resto, è stato anche usato da molti giornalisti poi divenuti famosi volti televisivi come momento di passaggio. Uno sfruttamento di saperi e competenze, usate a scopo assolutamente personale. Quello che sembrava un difetto, allora, appare oggi come un miraggio. Non più in grado di valorizzare nessuno, per adesso si contorce in una crisi che l'assemblearismo ha reso cronica. Avanti il prossimo.

PS
Se la ragazza del secolo scorso ci avesse comunque detto di più sui punti politici importanti della sua esperienza oggi saremmo tutti più felici. Non va però dimenticato il suo coraggio dimostrato con Carla Mosca nel libro scritto con Mario Moretti sulle Br. E, infine. Domani un pezzo sul libro di Valentino Parlato che è una specie di simbolo, per come si è concretizzato, dello sfascio. 



Rossana Rossanda lascia il Manifesto. Una delle fondatrici della storica testata della sinistra italiana se ne va, con una lettera (che qui pubblichiamo) in cui accusa la direzione e la redazione di "indisponibilità al dialogo". Lettera che Rossanda ha inviato al giornale affinché venga pubblicata domani.

E' solo l'ultimo degli addii "eccellenti" che il Manifesto ha subito nelle ultime settimane. Prima Vauro, poi Marco D'Eramo (la cui lettera di commiato è stata liquidata con poche sprezzanti righe dalla direzione, ragione per la quale è in corso tra i suoi amici e lettori una raccolta di firme per criticare duramente l'atteggiamento del giornale nei confronti di una delle figure storiche del Manifesto).

E il giornale – fondato nel 1969, che versa in pessime acque finanziarie – continua a perdere pezzi. Dopo l'addio di D'Eramo, anche Joseph Halevi, uno tra i più noti collaboratori del Manifesto, ha deciso di lasciare, e in una lettera inviata al circolo del Manifesto di Bologna usa parole durissime nei confronti della direzione e della redazione: "Non si tratta più di un collettivo ma di un manipolo che per varie ragioni si è appropriato del giornale".

Nella sua lettera d'addio Rossana Rossanda annuncia che un suo commento settimanale uscirà sul sito di Sbilanciamoci (qui il primo).

LA LETTERA DI ROSSANDA

Preso atto della indisponibilità al dialogo della direzione e della redazione del manifesto, non solo con me ma con molti redattori che se ne sono doluti pubblicamente e con i circoli del manifesto che ne hanno sempre sostenuto il finanziamento, ho smesso di collaborare al giornale cui nel 1969 abbiamo dato vita. A partire da oggi (ieri per il giornale), un mio commento settimanale sarà pubblicato, generalmente il venerdì, in collaborazione con Sbilanciamoci e sul suo sito www.sbilanciamoci.info.

Rossana Rossanda

LA LETTERA DI HALEVI

Care compagne e cari compagni
Non so se avete visto l'andazzo del manifesto nelle ultime settimane. E' peggiorato ulteriormente dopo il 4 novembre. Scandalose le linee di commiato a Marco D'Eramo, quelle della redazione non quelle di D'Eramo. Consiglierei di rompere, perché non si tratta più di un collettivo ma di un manipolo che per varie ragioni si è appropriato del giornale. Anch'io me ne vado, senza alcuna lettera. E' inutile.
Un caro saluto,

Joseph Halevi

1 commento:

Cirano ha detto...

ma è da anni che dico: rimanete solo sul web e fate un buon giornale, non un giornale buono!