mercoledì 4 aprile 2012

ROMANZO DI UNA STRAGE

GIORDANA
"Sa quante volte mi scrivono 'questore fascista' solo perché ho diretto il confino di Ventotene?".

A questa frase del questore di Milano rivolta a Calabresi, ho pianto. Di rabbia. Perché ancora una volta la storia del mio paese viene ridotta a farsa. Che sia un film, come in questo caso, un libro, un incontro pubblico, si ripete con insistente frequenza.
Sto parlando del film di Giordana dedicato alla strage di Piazza Fontana, quando il mio paese perse l'innocenza. Era il 1969. La lotta di classe stava assumendo dimensioni tali da far parlare gli storici di "un'epoca". L'autunno caldo, la lotta per la casa, il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.
Giordana riduce questi elementi a una manifestazione con cui si apre il film. La manifestazione al Lirico di Milano, che si concluse con la morte del poliziotto Antonio Annarumma.
Non sappiamo, dal film, come siano scoppiati gli scontri. Vediamo i manifestanti marciare. Poi, il fumo dei lacrimogeni.
Non mi aspettavo qualcosa di diverso. Neanche ne "La meglio gioventù" la lotta di classe è un attore del film. Ricordate la brigatista? Sembra una pazza.
Nella sua nuova opera Giordana mette tutti dentro lo stesso canovaccio: gli anarchici, i fascisti, Borghese, Feltrinelli, i servizi, Aldo Moro! Verso il quale, per far tornare i conti, fa anticipare le critiche dell'amministrazione americana (era il 1974) di cinque anni. Gioca d'anticipo.
Aldo Moro che sembra un prete, che vediamo per due volte in chiesa, in piazza dei Giochi Delfici (altro che via Trionfale!) o nei palazzi della politica. Aldo Moro ministro degli Esteri, che appare e scompare, come un jolly. L'ultima scritta dei titoli di coda è dedicata a lui: "ucciso il 9 maggio 1978". Perché?
MISTERO. Perché il mistero paga, la dietrologia fa audience. Il mondo in bianco e nero di Giordana, diviso in buoni e cattivi, in bravi uomini dello Stato e depistatori di professione ruota intorno al commissario Calabresi. Perché Calabresi chiama Pinelli in Questura dopo lo scoppio della bomba del 12 dicembre 1969? Dal film non si capisce. Calabresi è un commissario al quadrato, nel senso che in lui si fondono i ruoli del poliziotto buono e di quello cattivo. E' un uomo confuso. Non sa cosa pensare. Non sa chi accusare. Tutto lo stupisce. E quando Pinelli vola dalla sua stanza sostiene di fronte ai giornalisti la versione taroccata della Questura.
"Io e Pinelli avevamo rapporti cordiali", dice di fronte al giudice, nel 1970, durante il processo per diffamazione. Calabresi e Pinelli. Due grandi interpretazioni di due dei nostri migliori attori. Il resto, teste di legno (si dice così in letteratura), ossia personaggi senza storia, che servono solo a tenere in piedi il circo. "Siamo pazzi a volere tanti figli in un mondo così", dice la moglie di Calabresi verso la fine del film.
E poi giù, dentro la dietrologia più profonda: due bombe a piazza Fontana, un deposito di Gladio scoperto per caso, dove viene portato Calabresi, ma per sentirsi dire: "Dimentica tutto". Ma allora perché ce lo portano?
Feltrinelli che muore a Segrate nel marzo 1972, poi l'uccisione dello stesso commissario. Che non vediamo. L'unico crimine per il quale esistono dei colpevoli per la giustizia italiana è omesso. Mastrandrea è riverso a terra nel suo sangue. Neanche ci fanno sentire i colpi di pistola.
Inchieste, controinchieste, Valpreda che sembra davvero il colpevole, i sosia (almeno tre!). Tutto confluisce in un nulla di grandi dimensioni. Il film non aggiunge nulla a quello che sapevamo, e in più toglie molto allo spettatore a livello emotivo. Quelli di Milano sono i nostri morti. La nostra storia. Che Giordana ridicolizza, facendo finta di volercela spiegare.



Aggiornamento del 3 maggio
La dietrologia si è impossessata del dibattito. LAPSUS, un autocostituitosi "laboratorio di storia" all'interno dell'Università di Milano, organizza:


Giovedì 10 maggio 2012
Camera del Lavoro di Milano
ore 18.00
proiezione gratuita del film

ROMANZO DI UNA STRAGE, DI MARCO TULLIO GIORDANA

ore 20.30,

DIBATTITO SUL FILM

interveranno
Onorio Rosati, segretario della Camera del lavoro di Milano
Ada Gigli Marchetti, presidentessa dell’Istituto lombardo di storia contemporanea
Piero Scaramucci, giornalista, già direttore di Radio Popolare
Piero Colaprico, giornalista de La Repubblica
Luciano Lanza, autore di “Bombe e segreti”
Aldo Giannuli, ricercatore di storia contemporanea Università degli studi di Milano
Marco Tullio Giordana, regista
coordina
Giulio leghissa, Associazione Adesso Basta
Promuovono
Camera del lavoro di Milano
Istituto lombardo di storia contemporanea
Associazione Adesso Basta




























2 commenti:

Lara ha detto...

Grazie per questa recensione che mi fa capire molto meglio il post di ieri.
Davanti a tali argomentazioni, chino umilmente la testa.
Buona giornata,
Lara

Cirano ha detto...

come sottolinei giustamente tu lo scandalo vero è l'equiparazione sullo stesso piano di anarchici, fascisti, servizi deviati e icone da santificare.