giovedì 9 febbraio 2012

Greece, the dark crisis of the moon

It was not so long time ago. But everyone has forgotten it today.
Tomorrow, 48 hours of general strike in Greece and on Sunday the Parliament vote upon the Trojka Diktat.

By Marconista.


Il 28 settembre 1945 il ministro degli Esteri di Atene dichiarò che non poteva sussistere alcun dubbio sul fatto che la Grecia avrebbe chiesto riparazioni all’Italia, paese che doveva pagare per le distruzioni causate dall’invasione e dalla successiva repressione della Resistenza. Gli italiani avevano distrutto e bruciato molti villaggi, torturato e ucciso persone innocenti, fatto ostaggi e istituito campi di concentramento. Secondo il ministro, Italia e Germania avevano depredato la Grecia attraverso il finanziamento dell’occupazione, deciso da esperti di entrambi i paesi. Dopo aver stimato le entrate annuali del paese in 23.000 milioni di dracme, avevano costretto il paese a pagarne 3.500 al mese (42.000 milioni di dracme all’anno), quasi il doppio del prodotto interno lordo. In aggiunta, la Grecia era stata costretta a pagare in anticipo: “ogni altro commento”, diceva il ministro, “è superfluo”. Le conseguenze dell’occupazione, aveva proseguito, erano ormai ben note. L’economia del paese era stata distrutta dalle fondamenta: I ponti più importanti e i maggiori porti erano stati distrutti, le foreste disboscate, l’intera rete ferroviaria fuori servizio. A un anno di distanza dalla liberazione, la flotta commerciale greca era ancora composta da due navi di grosso tonnellaggio. Dopo la fine dell’occupazione, erano rimasti a disposizione dei lavoratori greci non più di 1500 mezzi. Per questo, sottolineava il ministro, l’economia del paese non dava segni di ripresa.
Una prima stima delle riparazioni che la Grecia intendeva sottoporre all’attenzione della Conferenza di pace fu fatta nel 1945. Esse furono quantificate nel modo seguente: 123.200.000 dollari americani per la depredazione del paese, 70.614.000 dollari per le spese di occupazione, 296.174.000 dollari per i danni subiti dalle persone fisiche e 348.000.000 dollari per i beni mobili e immobili. Altri 692.125.000 dollari erano calcolati come perdite patite per il calo della produzione interna durante l’occupazione e ben un 1.146.950.000 di dollari per quello dopo la liberazione. Il totale delle riparazioni ammontava a 2.677.063.000 dollari, somma che non comprendeva le distruzioni del materiale bellico greco durante la guerra, che Italia e Germania avrebbero dovuto pagare insieme e che erano stimate in 378.000.000 dollari.
A questa prima valutazione ne seguì una seconda, ben più consistente. Nel 1946 il governo ellenico ribadiva agli alleati che l’Italia doveva essere considerata pienamente responsabile assieme alla Germania e alla Bulgaria per l’aggressione alla Grecia e per i danni subiti. In totale si sarebbero chiesti alla Conferenza di pace 15 miliardi di dollari del 1938, escludendo i danni subiti dai siti archeologici e reperti in generale.
Secondo il gruppo di esperti incaricati di preparare i dossier per la Conferenza, la Grecia avrebbe chiesto a Parigi 2.545.000.000 dollari per i danni materiali, 1.200.000.000 per le mancate entrate e 2.781.000.000 dollari per le spese di occupazione anticipate dal governo greco. 1.855.000.000 dollari per spese imputabili alla guerra, 565.000.000 per le pensioni, 4.000.000.000 per mancati guardagni e 1.698.000.000 per altri danni, per un totale di 14.644.000.000 di dollari. Aggiungendo le perdite patite dal patrimonio artistico del paese si arrivava a 20 miliardi di dollari. Di questa cifra totale, l’Italia avrebbe dovuto pagare 10.528.000.000 di dollari del 1938, suddivisi secondo le stesse categorie. In questo caso, i costi di occupazione rappresentavano la voce più bassa, 223.000.000 di dollari, circa un decimo del totale, mentre la voce maggiore erano le spese di bilancio attribuibili alla guerra, che corrispondevano esattamente alla cifra del totale complessivo, 1.855.000.000. I danni subiti dai cittadini greci in Italia erano già compresi nel totale, ma erano esclusi i danni al patrimonio culturale.



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