mercoledì 8 febbraio 2012

America Latina e Grecia: due esperienze a confronto

Un amico di Philadelphia, M.S., mi  fa notare che "varrebbe la pena di esaminare i meccanismi che portarono al collasso dell'economia latinoamericana tra il finire degli anni 70 e i primi anni ottanta. Le banche statunitensi provocarono una crisi del debito pubblico di questi paesi, alzando i tassi d'interesse sui prestiti che ottenevano sul mercato 'internazionale' (suona familiare?). Seguì l'intervento Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, che imposero quale condizione di futuri prestiti la totale privatizzazione delle economie nazionali (Brasile, Argentina, Messico, Venezuela, Cile) e lo smantellamento dei sistemi di welfare."

La somiglianza con quanto sta accadendo oggi in Europa e in particolare in Grecia, Islanda, Italia, Spagna e Portogallo è evidente. 

Il capitalismo si sta rigenerando, cancellando in Europa le conquiste sociali (per questo negli Usa il Welfare è chiamato 'socialismo') di due secoli. Una mano gli viene data dalle cosiddette "economie emergenti", che di welfare poco hanno da discutere. Ma è la rivoluzione economica dall'alto che per come sta avvenendo costringe i paesi europei a "prendere o lasciare", provare a continuare nell'avventura dell'economia globalizzata, oppure richiudersi in un perdente, all'oggi, isolazionismo.


Allora, non è un paradosso è che nelle strade di Atene il KKE lotti per difendere il vecchio sistema di capitalismo. Perché quello garantiva il sistema pensionistico, le tredicesime, la sanità pubblica e il potere di acquisto alle famiglie. Oggi il capitale non è più interessato a vendere i prodotti, ma a governare l'economia degli Stati. 


Siamo giunti, dopo 40 anni, a quello che leggiamo in un documento del 1977:


"Per IMPERIALISMO DELLE MULTINAZIONALI intendiamo la fase dell'imperialismo in cui domina il capitale monopolistico multinazionale.
Il monopolio multiproduttivo-multinazionale, cioè grandi trust, con aziende in vari paesi e investimenti in diversi settori, è ora l'elemento strutturale dominante e la base fondamentale dei movimenti del capitale, non è più quindi l'area nazionale, ma l'area capitalistica nel suo complesso.
Se l'elemento costitutivo fondamentale dell'imperialismo è stato sin dal suo sorgere il capitale monopolistico, è però solo con la seconda guerra mondiale che si ha il definitivo affermarsi in tutta l'area capitalistica del capitale monopolistico multinazionale. I grandi gruppi monopolistici possono ora superare definitivamente i loro confini nazionali per spaziare liberamente su tutta l'area e la struttura multinazionale diviene fattore necessario ed indispensabile per ogni ulteriore sviluppo. E' infatti grazie ad essa che si possono sfruttare pienamente i diversi saggi di profitto presenti nell'area e realizzare così quegli enormi sovraprofitti che sono il dato caratteristico dell'accumulazione nella fase imperialista.
La "multinazionalità" quindi non è semplicemente internazionalizzazione del mercato capitalistico, ma internazionalizzazione del capitale nella sua totalità! strutture produttive, mercato, rapporti di proprietà ecc.
Questo processo di internazionalizzazione del capitale determina all'interno del fronte borghese la dominanza della BORGHESIA IMPERIALISTA, espressione di classe del capitale monopolistico multinazionale e parallelamente al suo affermarsi vanno consolidandosi anche i suoi strumenti istituzionali di mediazione e di dominio (Trilateral, Stato Imperialista delle Multinazionali, FMI, CEE, ...)."





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