domenica 5 maggio 2013

DA ROMA ALLA TERZA ROMA




Dato che oggi è la Pasqua ortodossa vorrei parlare di una quesitone che mi sta qui da anni. In occasione del natale di Roma ormai da troppo tempo (33 anni!) il comune finanzia e patrocina un seminario internazionale organizzato da un giurista della Sapienza - Catalano - che se non sbaglio insegna diritto romano, e dall'unità di ricerca "Giorgio La Pira" del CNR, istituzione alla quale va il mio rispetto.
Il fatto è che, nonostante abbia chiesto ufficialmente di non essere invitato, continuano imperterriti a mandarmi l'invito su carta costosissima ogni anno (cfr. le foto)

Il seminario parte da un presupposto falso e storicamente inesistente. Ossia che a Mosca si sia pensato che, dopo la caduta di Roma e Costantinopoli, il centro della cristianità fosse approdato lì. Non è mai accaduto. Un povero prete scrisse un paio di missive su questo tema al Gran Principe (e non zar o imperatore) che neanche lo degnò di una risposta. Fine. Non c'è mai stato dibattito teologico su una tale assurdità.
Solo con gli anni alcuni studiosi hanno pensato bene di trovare in questa "ambizione" le spiegazioni per la politica di Mosca in Europa.
Dato che il seminario si basa su una cavolata di partenza, non può essere che discutibile il contenuto, i temi scelti di anno in anno.

Per esempio, il tema scelto per quello che si è appena svolto è "Popolazione e cittadinanza. Da Roma a Costantinopoli a Mosca". E vai, un bel tema erga omnes, dove ognuno può dire la sua, il verso e il suo contrario, senza doversi giustificare di fronte a nessuno. Né, tantomeno, alla storia (per inciso, invito a leggere gli atti che ogni anno, costosissimi, vengono editati. Ce ne sono alcune davvero divertenti).

Il tema è talmente strano, che la traduzione russa (Narodonaselenie i Grazhdanstvo. Ot Rima k Tret'emu Rimu) fa ridere. Ritradotto in italiano viene così: Popolazione del popolo e cittadinanza. Da Roma alla Terza Roma. Costantinopoli ce la siamo persa per strada. Mosca è diventata in automatico "Terza Roma". La parola Narodonaselenie, vi assicuro, non si usa MAI.

Tra gli interventi, tutti dedicati alla "cittadinanza", alcuni spiccano per fantasia: Massimo Luciani: "Cittadinanza nella Repubblica Romana del 1849"; Sergej Zhuravlev: "La politica sovietica degli anni '30 relativa alla cittadinanza e le sue conseguenze per i cittadini stranieri sul territorio dell'URSS" (chissà chi ha tradotto il titolo).
Cosa c'entrino con il medio Evo e l'età moderna è un mistero.

Tra le comunicazioni, un mitico Turcan: "Mutations du "civis Romanus": du citoyen de Rome au citoyen du monde".

Per fortuna Antonio Carile sa di cosa parla: "Il principio di eguaglianza nell'Impero romano d'Oriente".

Ma poi ci pensano Irina Potkina e Basak Karaman a riportarci nella realtà: "Gli imprenditori stranieri [!!! imprenditori] e il loro status civile nell'Impero russo", cosa di cui non si sa nulla, a parte la novità del concetto di imprenditore. Marx l'ha saltato.
Karaman ci ha parlato, invece, di "Cittadinanza Romana e...[uno si aspetterebbe almeno Impero Ottomano e invece no], Repubblica Turca, quella nata nel 1919. Che cavolo c'entrano i romani? E la terza Roma?

La sezione finale riguarda "Popolo e Migrazioni" (Popoli no?)

Qui davvero mi perdo. Passiamo da "Migrazioni e frontiere: Roma, Istanbul (e non Costantinopoli) e Mosca", per non scontentare nessuno, a: "Crisi demografica, migrazioni, cittadinanza russa" di Gian Paolo Caselli, a Maniscalco Basile: "Il 'popolo' dalla Povest' o Car'grade [Racconto di Costantinopoli] all'incoronazione di Michail Fedorovich Romanov (1613. Come si vede quest'anno sono 400 anni).

Perché dalla Povest o Car'grade? Il popolo?

Vi prego, non invitatemi più che ogni volta mi piange il cuore sia nel vedere le cavolate che mettete in programma, sia soprattutto per i soldi pubblici che sprecate.

Fate i bravi, dai.






































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