giovedì 1 marzo 2012

Nessuna Ambiguità

Il "Corriere" del referendum istituzionale del giugno 1946
Fino a pochi anni prima si esaltava per l'Impero fascista e il re
Non eravamo presenti e non sappiamo cosa sia accaduto a tre operatori di H24 e Corriere TV ieri. Ma dato che Giovanni Bianconi ha scritto un fondo di principio sul "Corriere" di oggi, è bene rispondere in principio, e senza ambiguità. 
Nel suo pezzo Bianconi chiede ai leader NOTAV, con tipica esemplificazione giornalistica (chi sono i leader, che significa leader, a nome di chi possono parlare), di "chiarire al proprio interno" nei confronti di chi sta cercando di alzare il livello della tensione.
Fermiamoci a queste prime righe. Alzare il livello della tensione: non vi sembra una espressione già sentita? Certo. La usava la stampa italiana, negli anni Settanta, durante le proteste del movimento no-global, sempre, quando c'è uno scontro sociale in atto: mai alzare il livello della tensione. Ma tra chi? Tra movimento e forze dell'ordine! Come se queste fossero la controparte.
La verità è che si pongono come controparte, senza esserlo. E questo la stampa italiana dimentica sempre di dirlo, né lo dice apertamente Bianconi, che parla di "clima irrespirabile per i lacrimogeni", restando ambiguo, al contrario del titolo, che è lo stesso di questo post, aggiungendo che la deriva "pare sempre più incontrollata". Da parte di chi, Bianconi? Della polizia? Del governo?
Non una parola sullo scontro sociale, sui motivi e le sue prospettive. Solo qualche parola sulla scena "del manifestante che sbeffeggia il carabiniere in tenuta anitsommossa", cosa "sconveniente per colui semina insulti, non per chi li subisce senza reagire". Segue panegirico del carabiniere.
Ma rendiamoci conto. Il carabiniere è in tenuta antisommossa: significa che ha un manganello, un casco, uno scudo, almeno due lacrimogeni, una bella protezione stile rob-cop e forse una pistola di ordinanza. Il compagno, nulla, solo le parole. Chi sta subendo in quel momento?
Senza ambiguità, il compagno. Perché non ha un kalashnikov in mano. Altrimenti, forse, altro discorso. Perché i NOTAV sono disarmati, pacifici e lottano per salvare una regione dalla distruzione selvaggia di un progetto senza senso. E la polizia non è parte terza in questa lotta. Sta con chi vuole distruggere la valle. E il "Corriere" non è solo cronaca, così come non lo è la stampa in Italia. Prende posizione, giustamente, ma molto spesso disinforma, distorce le notizie, mente sapendo di mentire, ha notizie che non dà, sfugge dal suo ruolo. Come la polizia e i carabinieri, che dovrebbero essere terzi in uno scontro sociale, ma non lo sono, così la stampa italiana nella maggior parte delle volte sta dalla parte di chi quello scontro inasprisce mandando forze antisommossa, appunto, a combattere contro persone disarmate. Che non possono fare altro che tirare pietre. Oppure, ripeto, preferite il kalashnikov?
Voglio dire a Bianconi che i violenti sono i poliziotti e i carabinieri in tenuta antisommossa, così come lo sono i giornalisti che chiamano "uomo" Luca Abbà. Non ci avete fatto caso? Certo che Luca Abbà è un uomo, più uomo di molti di noi, più uomo di tantissimi di voi, celerini e giornalisti, ma voi usate questa espressione in senso negativo. Quando c'è una rapina, un arresto, un qualsiasi fatto di cronaca che vede coinvolto un "cattivo", già etichettato dalla stampa come tale, si usa la parola "uomo", a prescindere dall'età.
Se un quarantenne, invece, compie un'opera buona, è un "ragazzo". Si aprirebbe, qui, un discorso su bamboccioni e sfigati e ruolo della stampa, che non voglio proseguire. Ma c'è e un giorno, quando Luca Sarà davvero fuori pericolo, magari lo affronteremo. Per ora, senza ambiguità, ai giornalisti: perché non rinunciate all'ordine e lasciate che la professione si apra? Perché, altrimenti, siete come i tassisti, e ogni volta che parlate per difendere la categoria (come in questo caso) rischiate di essere confusi con chi vuole solo difendere un privilegio.

Qui un link che capita a proposito sul ruolo dei media.http://elpais.com/diario/2011/11/27/domingo/1322369560_850215.html

E qui il pezzo di Bononi Carlo, professione e ruolo, giornalista numero due di Repubblica, che è CORSO A INTERVISTARE il carabiniere in tenuta antisommossa, ossia pieno di armi, rimasto immobile agli "insulti". Che fa il suo dovere, ossia pestare la gente, per 1.300 euro al mese. In Grecia, per la stessa cosa, ne prendono 800, Carabiniere senza nome, e tre giorni fa i tuoi colleghi  sono andati a protestare davanti al Parlamento.

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/03/01/news/intervista_pecorella-30734772/?ref=HRER2-1


Infine, carabiniere senza nome, che ogni poliziotto o carabiniere porti quella sua dannata matricola bene in vista, perché vorremo almeno sapere da chi viene messa in pericolo la nostra vita ogni volta che scendiamo in piazza.









































1 commento:

Spoiler ha detto...

Grazie, del tutto condivisibile. Aggiungo solo che la strategia che i giornali e il governo stanno mettendo in atto in questo momento, questa che denunci anche tu, è sostanzialmente una strategia di vittimizzazione: disorientati dall'impatto mediatico della vicenda di Luca Abbà, stanno cercando una vittima a tutti i costi: il carabiniere che "subisce" (siamo al punto che ci stupiamo se non ha preso a manganellate un ragazzo disarmato), i feriti tra i poliziotti (che sono sempre il doppio più uno di quelli tra i manifestanti), la disponibilità al dialogo (con immediata dichiarazione di fermezza: come dire, lamentatevi, purché non rompiate).