Rispondo da storico alle domande che il collega Aldo Giannuli pone nel suo libro. La documentazione per non porle e risparmiare carta è a disposizione di ogni studioso. A meno che, ma non lo penso, non siano state poste in modo retorico, ossia dando per scontate le risposte nel lettore. Giungono alla fine e non all'inizio del libro. Spesso mi è capitato di vedere il contrario: libri scritti per sciogliere i quesiti. Sta ovviamente nella libertà di ogni ricercatore impostare un lavoro come meglio ritiene opportuno.
1)
No
2)
Veramente nel comunicato si parla di “misteriosi
intermediari”. La frase completa è:
“Abbiamo più
volte affermato che uno dei punti fondamentali del programma della nostra
Organizzazione è la liberazione di tutti i prigionieri comunisti e la
distruzione dei campi di concentramento e dei lager di regime. Che su questa
linea di combattimento il movimento rivoluzionano abbia già saputo misurarsi
vittoriosamente è dimostrato dalla riconquistata libertà dei compagni
sequestrati nei carceri di Casale, Treviso, Forlì, Pozzuoli, Lecce ecc. Certo
perseguiremo ogni strada che porti alla liberazione dei comunisti tenuti in
ostaggio dallo Stato Imperialista, ma denunciamo come manovre propagandistiche
e strumentali i tentativi del regime di far credere nostro ciò che invece cerca
di imporre: trattative segrete, misteriosi intermediari, mascheramento dei
fatti.”
Dunque, la
domanda esatta dovrebbe essere: “chi sono i misteriosi intermediari”.
È palese che
le BR si riferiscono ai partiti politici e ai loro contatti interni: gli
intermediari sono quelli tra i partiti, che le BR non conoscono. Essi cercherebbero di
imporre “trattative segrete”, mascherando i fatti. Le BR, invece, vogliono
agire sotto gli occhi del proletariato.
3) Anche in
questo caso le BR usano il plurale: la frase è: “Per quel che ci riguarda il
processo ad Aldo Moro andrà regolarmente avanti, e non saranno le
mistificazioni degli specialisti della controguerriglia-psicologica che
potranno modificare il giudizio che verrà emesso.”
Come sopra, il
riferimento è all’atteggiamento dei partiti e della stampa, che cercavano di
far passare le parole di Aldo Moro come scritte sotto dettatura.
4) La quarta
domanda riguarda i compagni Fausto e Iaio. Che le BR non conoscevano, tanto che
chiamano Iaio con il suo nome di battesimo, Lorenzo. Perché pensano che siano
stati uccisi dai “sicari di regime”? Intanto quel duplice omicidio fu rivendicato dai NAR in diverse città. Inoltre, si tratta di un’espressione
propagandistica forte, legata alla situazione politica del momento (le BR hanno
in mano Moro). Le BR possono aver pensato a una intimidazione trasversale, o semplicemente, era difficile credere che Fausto e Iaio fossero stati uccisi da compagni del
movimento, da anarchici o da rapinatori. Per le BR si trattava di un omicidio
politico eseguito dai fascisti. Dopo piazza Fontana, che hanno sempre
definito strage di Stato, a loro dire la mano fascista che uccide è parte del regime che
stanno combattendo.
5) La quinta
domanda, secondo Giannuli, è strettamente collegata alla precedente. Come
detto, le BR non conoscevano né Fausto, né Iaio. Non sapevano dove abitassero
e, inoltre, Fausto Tinelli non era “dirimpettaio” della base milanese di Via
Monte Nevoso. Abitava al numero 9. La base era al numero 8. Le BR non avevano
motivo di credere che con un mazzo di chiavi si potesse risalire alla base. Per
questo non la lasciarono. Non era, poi, una base “viva”, ma fu usata allo
scopo di scrivere i documenti del dopo Moro. In quel lasso di tempo venne
scoperta.
6) Bonisoli prende i documenti a Firenze perché si trovavano lì, e non a Roma.
Ricordiamo che a Roma, durante il sequestro Moro, viene scoperta la base di via
Gradoli. Dopo l’uccisione del presidente DC, inoltre, la sua prigione fu progressivamente abbandonata. I documenti non si erano mai trovati lì. Moretti
li portava dove era riunito l’esecutivo, a Firenze appunto.
7) Il lavoro
sulle carte di Moro venne affidato alla colonna milanese. Per questo si lavorò
a Milano.
8) La mia
supposizione è che non tutte le copie si trovavano a Milano. Ma gli originali
finirono distrutti. Come? Si può supporre un errore.
9) All’indomani
della scoperta di Monte Nevoso le BR avevano altre copie dei documenti di Moro.
Pensare, però, che potessero comunque essere usati per destabilizzare il
sistema dopo che le parole di Moro prigioniero erano rimaste inascoltate, o
addirittura attribuite alla “sindrome di Stoccolma”, è strano. I militanti del gruppo armato, probabilmente, controllarono se le cose pubblicate dai giornali corrispondessero
a quanto in loro possesso, e non trovarono emendamenti o censure.
10) Anche in
questo caso la domanda è mal posta. I documenti di Moro furono resi pubblici
dopo la caduta di Monte Nevoso per decisione del governo. C’era bisogno di una seconda pubblicazione
affermativa? Le BR non smentirono che quelle carte fossero originali. Tanto
dovrebbe bastare.
11) Nessuno ha
detto che quanto scritto da Moro non fosse politicamente significativo, ma per
le BR il FATTO POLITICO era l’aver preso Moro e cercare di ottenere qualcosa
per la sua liberazione. Non ottennero nulla, invece. Questo fu per loro “politicamente
significativo”.
12) Anche
questa domanda non trova riscontro. Non ci fu mai una decisione di non rendere
pubblici gli scritti di Moro. Al contrario, in via Monte Nevoso stavano
lavorando proprio per la loro pubblicazione. Ci pensarono i giornali, dopo la
caduta della base.
13) A questa
domanda ho già riposto. Suppongo che furono distrutti per errore.
14) Vedi la
riposta precedente. Con una postilla. Magari li potevano nascondere in una
banca svizzera.
15) Ibidem.
16) Ibidem, ma con due postille. Risulta a Giannuli che le BR facessero scoop giornalistici, o la
rivoluzione? È mai accaduto, prima o dopo Moro, che le BR vendessero a un
giornale un documento? Li hanno sempre diffusi gratuitamente. Per quanto riguarda i finanziamenti, avevano soldi a
sufficienza grazie al rapimento di un ricco imprenditore avvenuto anni prima, quando fu pagato un riscatto di più di un miliardo di lire.
17) Non è vero
18) Solo a
quel libro? L’elenco di libri contro cui reagire mi sembra più lungo, molto più
lungo. E che reazione ebbero? Questa domanda va posta a loro. Io, però, credo
nessuna. Perché anche alla dietrologia ci si abitua.
2 commenti:
A proposito di una delle 18 domande di Giannuli
(come ha già precisato Marco) Fausto Tinelli non era esattamente "dirimpettaio" della base brigatista di via Monte Nevoso.
Volendo essere ancor più chiari possiamo ricordare 2 cose:
1) Fausto Tinelli abiva in un appartamento di un palazzo diverso e per la precisione al primo piano del numero 9 di via Monte Nevoso, laddove si trova il balcone sporgente situato sopra il portone d'ingresso. Nel palazzo di fronte, ma un po' in diagonale verso nord, al primo piano del numero 8 della stessa via, laddove si trova il balcone, non sporgente verso l'esterno, situato sopra il portone d'ingresso, c'era l'appartamento con la base delle Br;
2) in una trasmissione del programma di Rai 3 "Chi l'ha visto" del 02/02/2009 la madre di Fausto Tinelli - a differenza del suo intervistatore dietrologico - dichiara che le tapparelle della base brigatista erano sempre chiuse.
Ciò conferma che tale base, come ha precisato Marco, "non era, poi, una base “viva”.
Contrallasi (dal minuto 2.16 al minuto 2.55 circa) qui: http://www.youtube.com/watch?v=cmK8Kj3gkuM
Un caro saluto
Sandro Padula
P.S. : fui una delle persone che propose di mettere in un comunicato delle Br il ricordo di Fausto e Iaio. Il motivo era semplice: la loro uccisione era un attacco all'intero movimento antagonista di quegli anni e quindi andava respinto subito!
belle risposte a domande stupide...
gianni
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