lunedì 13 febbraio 2012

Aspettando i Barbari

Lacrimogeni in piazza Syntagma ieri
Non è facile commentare quanto accaduto dopo una notte praticamente insonne e la città semidistrutta fuori la porta.
Per ora mi limito alla cronaca.
Ieri alle cinque la piazza era piena. Non esisteva un metro libero e ancora all'altezza dei giardini nazionali, chiusi da giorni, ti fermavi e non andavi avanti. I cortei erano numerosi e confluivano a Syntagma da varie direzioni.
Saluto gli amici e riesco a raggiungere la prima fila davanti al Parlamento. E' stati chiaro fin da subito che la polizia non avrebbe permesso il ripetersi di una situazione come quella di qualche giorno fa, ossia la rottura della zona rossa. Tutto circondato intorno al Parlamento, chiuse le strade alle spalle di Syntagma, mezzi e uomini pronti a colpire. E i primi colpi ci sono stati subito, forse alle 5 e 10. Li hanno presi signori di mezza età e qualcuno anche più anziano, che stavano in prima fila di fronte alla linea della polizia. Uno di loro, il primo a cadere, è stato Mikis Theodorakis.
Da quel momento sono cominciate le cariche. I primi lacrimogeni hanno disperso un po' di folla. Stavolta, a differenza delle altre, ero protetto e non so dire quanto gas è partito, ma gli ateniesi correvano. La metro, che poi sarebbe stata chiusa, era ancora aperta. Dentro piazza Syntagma, sotto il livello del Parlamento e all'altezza dell'entrata della metro, era stato allestito un punto di pronto soccorso da campo. Distribuivano maalox e mascherine, che però fanno poco contro i gas urticanti. A quel punto, dopo due cariche, dalla parte dell'Hotel Britannia gli ateniesi hanno reagito. Nessuna Banda Bassotti, BB o Black Bloc. Ateniesi, incazzati e rabbiosi, hanno difeso le persone che non sanno come muoversi durante una carica, controcaricando la polizia. Da quel momento tutta la piazza e le strade intorno al Parlamento, tranne il corso Amalias sono diventate il proscenio di uno scontro continuo tra manifestanti e polizia. Polizia neanche organizzata benissimo, ma comunque in grado di tenere sotto controllo la situazione, almeno finché c'è stata luce. Con il buio la piazza era sgombra, tranne la parte di corso Amalias e gli scontri si sono spostati nelle strade adiacenti, a sinistra del Parlamento e lungo le strade che partono da Plaka. Centinaia di persone hanno lanciato pietro contro la polizia, centinaia di persone urlavano ai poliziotti "porci e assassini"; mentre da una parte si combatteva, in un angolo qualcuno cercava di spiegare ai poliziotti che presto avrebbero preso 300 euro al mese e che erano come i manifestanti. Pasolini aveva torto. E' vero, parlava per l'Italia, ma poliziotti e manifestanti non sono la stessa cosa. Il poliziotto difende il potere, qualunque cosa accada. Solo se si unisce ai manifestanti ridiventa popolo. Neanche quando li ho visti stanchi, giovani, seduti per terra o sugli scudi, a mezzanotte e l'una, che mangiavano il primo panino della giornata, ho avuto la sensazione che fossero parte di noi. Avevano vinto la battaglia ed erano felici. Atene stava bruciando sotto i loro occhi e loro pensavano solo ad eseguire l'ordine, che era quello di circondare con i mezzi blindati ogni accesso alle vie intorno al Parlamento. Dopo le nove di sera, infatti, hanno caricato anche Amalias e liberato ogni strada intorno. E' stato facile. Tutti chiusi in un imbuto, i manifestanti non avevano spazio per muoversi. Panico e dispersione della folla, due o tre cariche, qualche lacrimogeno, fino all'incrocio con Zappion.
Qui, alle 23, una colonna di motociclisti è attaccata da una decina di manifestanti che stavano cercando riparo o tentavano di passare i blocchi per tornare a casa. Un paio di moto sono andate per terra. E' partita immediatamente una carica che mi è passata davanti. I poliziotti. Torno a loro, perché li ho osservati con cura. Alcuni, mentre attendevano l'ordine di carica e con lo scudo si riparavano dalle pietre, erano particolarmente nervosi, ma di un nervosismo isterico, non rabbioso. La mano fremeva sul lacrimogeno che doveva partire, o su una bombola rossa più grande, come un estintore, ma piccolo, che non so bene cosa sia. Erano impazienti. A mezzanotte riconoscevi anche quelli in borghese. I soliti ragazzi con i capelli lunghi. Ma non credo abbiano avuto ruoli particolari. Non c'era bisogno di loro per scatenare la guerriglia. Erano lì dentro, a controllare. D'altronde, in una situazione del genere è facilissimo passare da una linea all'altra. Ognuno può decidere in qualsiasi momento di prendere una pietra e tirarla, oppure di smettere e andarsene. Anche verso la polizia, se non sta caricando e sai come muoverti in queste situazioni.
Poi sono cominciati i fuochi. Atene ha bruciato mentre il Parlamento votava il Diktat della Trojka. Di fronte a uno dei cinema in fiamme, mentre la polizia guardava e un solo pompiere senza scala provava a  spegnere le fiamme dal basso, fiamme alte fino al secondo piano, una donna dei servizi sociali si è avvicinata a un mendicante che dormiva dirimpetto. Ha cercato di farlo muovere, ma lui è rimasto. Dubito si rendesse conto di quello che stava accadendo. Era troppo ubriaco, o troppo malato.
I parlamentari hanno votato sì alla Trojka e il piano di emergenza è stato approvato.
Poi, le dichiarazioni dei leader contro quelli che hanno deciso di votare secondo coscienza, ma le risparmio al blog.
La libertà di votare di un Parlamento mentre intorno la polizia chiude ogni possibilità di dialogo con chi ti ha eletto è tutta da verificare. Ci vuole lo stomaco che solo i politici hanno per ignorare i roghi dei posti più belli di Atene e continuare a spingere quel cazzo di bottone che hanno davanti.
Ieri il paese che ha inventato la democrazia è finito. Ieri, con quel voto protetto da decine di blindati, come se alle porte ci fossero i barbari. Che invece, avevamo dentro casa. E lo sapevamo anche.


Costantino Kavafis
Aspettando i Barbari





Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia no Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?

Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.
Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?

Oggi arrivano i barbari
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?

Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?

Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti serii)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.









































  

Nessun commento: