martedì 21 maggio 2013

ANDREJ SACHAROV

Nasceva il 21 maggio del 1921 Andrej Sacharov. Dopo una vita passata al servizio dell'Unione Sovietica come fisico di primissimo piano, tanto da meritarsi il titolo di Accademico e tre volte quello di Eroe del lavoro socialista, nel 1968 comincia una lotta per i diritti civili che lo porterà nel giro di 12 anni all'esilio di Gor'kij. Tornò a Mosca solo nel 1986 per iniziativa di Michail Gorbachev.

Morì nel dicembre 1989, dopo essere stato uno dei protagonisti della primavera moscovita, quando aprì la prima sessione di lavori il Congresso dei deputati del popolo.

 Il giorno della morte, 14 dicembre, nel corso di una riunione del Gruppo interregionale, lesse il seguente discorso:
«Voglio dare la formula dell’opposizione. Che cos’è l’oppo- sizione? Noi non dobbiamo condividere le responsabilità del governo. Qui si sta conducendo il Paese verso la catastrofe, il processo della perestrojka è dilazionato per molti anni. Gli in- terventi a favore di un veloce e non progressivo passaggio all’economia di mercato si sono rivelati inutili e lo scontento nel Paese cresce. Questo scontento rende impossibile uno sviluppo progressivo. L’unica strada, l’unica possibilità, è una radicalizzazione della perestrojka. Noi, essendoci dichiarati opposizione, ci siamo presi la responsabilità delle nostre decisio- ni, e anche questo è molto importante. Viviamo in un mo- mento di profonda crisi di fiducia verso il partito comunista e verso la direzione del Paese, dalla quale si può uscire soltanto attraverso una serie di passi politici decisi: sopprimere l’articolo 6 della Costituzione sul ruolo guida del partito. È un atto non solo giuridico ma politico che proprio in questo momen- to è necessario al Paese, e non tra un anno, quando sarà con- cluso il lavoro sulla nuova costituzione. Allora sarà già tardi. Quindi dobbiamo infondere fiducia nel nostro Gruppo interregionale. Intorno al nostro gruppo si erano accese le speran- ze di una grande massa di popolazione. Nel corso di questi mesi l’abbiamo persa. Volevo rispondere anche a Gol’danskij: sarebbe un regalo alle forze della destra lo sciopero generale di due ore così come lo sarebbe la nascita ufficiale dell’opposi- zione? Non condivido alcuna di queste due affermazioni. Quello che è successo durante le settimane che hanno seguito il nostro annuncio è un fatto politico di primaria importanza per il nostro Paese. Non è importante assolutamente quanti siano stati gli scioperi, sono stati a sufficienza. È importante che il popolo alla fine abbia trovato la forma per esprimere la propria volontà e che è pronto a darci il suo supporto politi- co. E noi non dobbiamo perdere questo appoggio. L’unico regalo alle forze della destra sarebbe la nostra passività critica. Loro non hanno bisogno che di questo».
La moltitudine di moscoviti e ospiti della città che andò a rendere omaggio alla salma vide Elena Bonner seduta accanto a Sacharov in una bara ricoperta di fiori. Attorno dissidenti come Batkin, Kovalev, gli altri, uomini non più giovani che avevano speso la loro vita nella ricerca di una società diversa, condividendo assieme a Sacharov l’ideale inalienabile del diritto dell’uomo alla dignità.

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