lunedì 25 giugno 2012

ALDO CAZZULLO COMMENTATORE SPORTIVO

Non so se l'Italia ieri abbia dato il meglio di sé contro l'Inghilterra. Ne dubito, perché senza un centravanti di ruolo è più difficile fare gol. Ma di certo Aldo Cazzullo ha dato il peggio di sé (o forse è proprio così lui) con questo pezzo "memorabile" per la catena di idiozie che contiene. Se si pensa che è riuscito a tirare fuori il "duce" e tra tutte le partite contro la Germania, quella del 1978...

(Aldo Cazzullo, Corriere della Sera on line, 25 giugno 2012)
Fuori Cameron, ora tocca alla Merkel.
Se la Nazionale assomiglia al Paese che rappresenta, l'Italia nella battaglia d'Europa è messa benissimo.
Del resto, era da tempo che non si vedevano gli azzurri dominare una partita importante come ieri sera. Riconosciamolo: come nel 2006 in Germania, anche stavolta - all'inizio - non ce l'aspettavamo. E dire che l'avventura era cominciata malissimo.

Forse perché eravamo partiti nel peggiore dei modi possibili. La polizia nel ritiro della nazionale. Il terzino sinistro a casa (con uno dei difensori centrali, ieri sera ineccepibile, indagato ma graziato dalla burocrazia giudiziaria, che gli ha evitato l'avviso di garanzia). Il capitano incappato in una sgradevole storia di scommesse milionarie. Alle loro spalle, un Paese impaurito, di malumore, scettico sull'avvenire. Ma poiché, come d'abitudine, gli italiani danno il meglio di sé nei momenti peggiori, i nostri atleti hanno riscattato se stessi, e in qualche misura anche noi.
Alla vigilia, anche la nazionale - come l'Italia - appariva bloccata, non all'altezza delle sue grandi potenzialità. Per questo, la notte di Kiev ci parla anche del nostro futuro. Ce ne parlano i due giocatori-chiave, caricati di aspettative e di valenza simbolica: Mario Balotelli, avanguardia dei nuovi italiani, ex stranieri a volte pieni di complessi ma che possono dare un grande contributo allo sport e all'economia; e Antonio Cassano, il figlio di un Sud dal meraviglioso talento, che resta sempre in fondo alle classifiche europee ma pare sempre sul punto di decollare.
Balotelli e Cassano, l'immigrato e il meridionale, che ci avevano portato nei quarti battendo con i loro gol l'Irlanda, anche stavolta sono stati all'altezza. In particolare Mario, rimasto in campo 120 minuti, da stasera è davvero il centravanti della nazionale. E Buffon ha confermato con la sua parata decisiva di essere davvero (al di là dei legittimi dubbi sui suoi comportamenti privati) il leader di una squadra che ha dominato dal primo all'ultimo minuto un'Inghilterra molto mediterranea, prudente e attendista, diversissima da quella che il 14 novembre 1934 aggredì a Highbury gli azzurri campioni del mondo facendo tre gol in 12 minuti (ma subendone due nel secondo tempo).
Anche allora l'Italia schierava difensori con qualche problema giudiziario, come Allemandi, squalificato a vita e poi perdonato per aver venduto il derby di Torino per 25 mila lire (ne aveva pattuite 50 ma ne ebbe solo la metà; il resto gli fu negato perché anziché truccare la partita era stato il migliore in campo). E anche allora avevamo gli oriundi, come Thiago Motta: a Luisito Monti gli inglesi ruppero un piede, e Mumo Orsi, ala sinistra dall'animo sensibile alla musica, si mise un po' in disparte, proprio come qualche azzurro ieri notte, e Brera lo inchiodò così: «Latita, come sempre quando fa caldo, il violinista Orsi». «È l'Italia del Duce» titolò la Gazzetta dello Sport .
Più sobriamente, le buone notizie da Kiev consentono a Monti di rifarsi del brutto tiro che gli ha rifilato il premier britannico Cameron, spifferando alla stampa la sua proposta per abbassare lo spread facendo comprare titoli italiani al fondo salva-Stati. E ora sarebbe proprio il caso di mantenere le buone abitudini e infliggere la solita sconfitta ai tedeschi, e nella fattispecie alla Merkel. Nell'attesa, godiamoci anche la vittoria della Ferrari. E quanto di buono ha fatto questa nazionale.
Non era modesta la squadra, come sostenevano i critici. Non è modesto il Paese che questa squadra rappresenta. Andiamo contro i tedeschi senza rivalse nazionaliste, per una partita di calcio (ad Argentina '78 finì 0-0 con i panzer che si abbracciavano per lo scampato pericolo: l'Italia aveva dominato). Consapevoli però del nostra valore. Sicuri di noi stessi. E consci che nella battaglia d'Europa l'Italia può prevalere anche fuori dal campo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Marco
da giornalisti del genere che rappresentano una delle facce del potere (quella che un tempo si chiamava propaganda) non ci si aspetta che scrivano la storia, neanche dello sport. Al massimo barzellette come questo pezzo.
Del resto Cazzullo non era l'intervistatore prediletto del Presidente Coniglio "Ciccio" Cossiga e che nelle molteplici interviste non ha avuto le palle per fare una controdomanda che fosse una?