domenica 16 febbraio 2014

L'ECCIDIO DI DOMENIKON





Il 16 febbraio 1943, dopo un attacco partigiano in Tessaglia contro il Regio Esercito, su ordine del comandante della divisione Pinerolo, il generale Cesare Benelli, che controllava la zona, il tenete colonnello Antonio De Paula, comandante del II gr. Lancieri «Milano», raggiunse Tyrnavos e Domeniko. Gli uomini furono divisi da anziani, bambini e donne per essere interrogati. Sedici furono immediatamente passati per le armi. Il villaggio di Domeniko fu raso al suolo dall’aeronautica. 97 abitanti furono fucilati a Damasi, una radura non lontana dal villaggio e nascosta dalla strada, dopo la mezzanotte del 17 febbraio. Si salvarono in sei; uno riuscì a scappare, cinque furono solo feriti e la notte si trascinarono fuori dal cumulo di cadaveri. Altri 41 persone furono fucilate perché catturate nel tentativo di sfuggire all’accerchiamento. Complessivamente, esclusi i partigiani, persero la vita 118 abitanti di Domeniko, 5 di Damasios e 12 di Mesochorio. Anziché rendersi conto della barbarie, il generale Benelli, che aveva seguito le direttive della circolare di Carlo Geloso del 3 febbraio, che stabiliva la responsabilità collettiva della popolazione greca per le azioni partigiane, concluse la sua relazione affermando che la distruzione del paese di Domeniko s’imponeva come «lezione salutare a tutti gli abitanti della zona che hanno dato un fortissimo contributo alle bande». A Domeniko, a dire di Benelli, trovavano rifugio noti comandanti comunisti responsabili in passato di aggressioni di automezzi civili nei pressi del paese. Il tenente colonnello De Paola veniva proposto per un encomio solenne con la seguente motivazione: «Comandante di autocolonna, incaricata di sbloccare un nostro reparto attaccato da forte banda armata e di compiere un’azione di repressione, con calma, implacabile energia ed intelligente azione di comando, assolveva perfettamente e completamente tutti i compiti che gli erano stati affidati»[1]. Come si vedrà parlando dei crimini di guerra, il generale Benelli sarebbe stato inserito nella lista dei militari ricercati dalla Commissione delle Nazioni Unite insieme ad Antonio Festi[2] per «mass murder and other crimes» commessi in Grecia e in particolare, «murder; systematyc terrorism, execution of hostages; wanton devastation and destruction of property; confiscation of property»[3]


[1]  Comando della Divisione di Fanteria Pinerolo, Ufficio del Capo di S.M., sez. Operazioni e Servizi al Comando del III Corpo d’Armata, 23 febbraio 1943. Oggetto: Fatti d’arme di Domeniko, in Archivio privato di Stathis Psomiadis, Larisa.
[2]    Sul suo ruolo, Koinotita Domenikou, op. cit., p. 171.
[3]    United Nations War Crimes Commission, Secret, List N. 43, October 1946, p. 167 in Archivio privato di Stathis Psomiadis.


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