giovedì 19 settembre 2013

DA PIAZZA TAKSIM ALLA VAL SUSA




"Un centinaio di insurrezionalisti a cui non interessa nulla della protesta ambientale si sono trasferiti in Val Susa per farne un laboratorio di guerriglia e azioni eversive. Da esportare poi nelle città. Indaga la procura di Torino".

Queste le parole di Lirio Abate, esperto giornalista d'inchiesta dell'Espresso, che presenta un'indagine sulle proteste No Tav.

Proteste che sono state oggetto di analisi da parte di Guido Crainz, un accademico formatosi all'università di Teramo, nella quale lo storico ha criticato le posizioni di Erri De Luca e Gianni Vattimo, favorevoli ai No Tav. Posizioni, a suo dire, passatiste e pericolose, che richiamano a un "surreale" mondo del terrorismo anni Settanta, colpevole - ovviamente - del fallimento dei movimenti. Zero analisi sociale, prima o dopo, pieno corso secondo corrente per cui chi protesta oggi e "terrorista". 

E invece, dalla Val di Susa a piazza Taksim non c'è soluzione di continuità. La modernità neoliberista, il capitalismo della divisione cognitiva del lavoro richiede in questa fase di sviluppo un costante spostamento di popolazione da luoghi di antico o anche relativamente recente insediamento, per sostituire i luoghi di residenza considerati improduttivi con opere pubbliche o private. E' il fenomeno vecchio fenomeno della gentrificazione, che io chiamo oggi "neogentrificazione", includendo in questo anche lo spostamento di popolazione che si ottiene sempre con una guerra. Piazza Taksim è un simbolo a Istanbul di quanto sta avvenendo in tutta la città, dove si vogliono ricostruire interi quartieri, spostando la popolazione che li abita in altri luoghi, privi di storia e anima. Persone che sono nate e vissute lì e che pensavano che lì sarebbero morte. Tutta Istanbul cambia volto, da Taksim a Besiktas, fino al quartiere periferico abitato dalla minoranza religiosa degli Allevit, una comunità di circa 200 persone che forse saranno trasferite. Le proteste, a Istanbul come in Val di Susa, cambiano il volto della città e del territorio. Luoghi prima sconosciuti, ora diventano famosi, ma con essi, in realtà, quella che muta veramente è la vita delle persone. Lo spostamento dell'uomo in tempo di pace armata produce il "profugo sociale", che è costretto a partire, come i profughi di guerra lasciano le case prima dei bombardamenti o in seguito a questi. Così, la popolazione povera del mondo, indipendentemente dal PIL del paese di appartenenza e della sua posizione all'interno della scala mondiale della ricchezza, la popolazione più povera non solo diviene ancora più povera perché i salari perdono potere d'acquisto, dunque valore, ma in quanto è scardinata la solidarietà sociale attraverso la sua deportazione. Durante la prima guerra del golfo il quartiere degli Allevit doveva essere spianato e diventare un aeroporto militare. Non se ne fece nulla perché la guerra durò poco, ma come non si può parlare di collegamento stretto tra il sociale e il militare? Tra il profugo sociale e quello di guerra? 

Un periodo più o meno lungo di pace si può trasformare in brevissimo tempo in periodo bellico. L'Egitto e la Siria ne sono un esempio. Lo è stato la Cecenia un decennio fa. E prima ancora, l'ex Jugoslavia. La TAV è un progetto di guerra civile, nel senso che la sua realizzazione è presentata come  quasi una questione di vita o di morte. E chi si oppone, appunto, segnato con il marchio "infame" in questa società, di terrorista. 

E invece la protesta dei No Tav è l'unica avanguardia reale in Italia di resistenza alla fase due della ristrutturazione capitalistica postfordista. E' una speranza di libertà sociale ed economica. Dalla Val di Susa a Piazza TAKSIM, passando per Damasco.

Foto di Marconista: Piazza Taksim e Gezi Park, Istanbul 

































   

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