sabato 9 marzo 2013

KLARA ZETKIN


L’8 Marzo è una festa socialista. Fu la Conferenza internazionale delle donne socialiste convocata a Copenaghen il 29 agosto 1910 a istituire su proposta della socialdemocratica tedesca Klara Zetkin, la «Giornata internazionale della donna», fissando la data all’8 Marzo di ogni anno. Scopo dell’iniziativa era quello di ottenere per le donne parità di trattamento rispetto agli uomini. In particolare, le socialiste chiedevano l’estensione del diritto di voto.
Clara Eissner, socialista e tra le primissime femministe, nacque a Widerau, in Sassonia, il 5 luglio 1857.
A partire dal 1874, ancora studentessa, entrò in rapporti con il movimento operaio tedesco. Nel 1878 aderì al Sozialistsche Arbeitpartei, il Partito socialista dei lavoratori, nato con il Congresso di Gotha dalla fusione dell’Allgemeiner Deutscher Arbeitvereign, Associazione generale operaia tedesca, fondata nel 1862 da Ferdinand Vassalle, e il Sozialdemokratische Arbeitpartei Deutschlands, Partito socialdemocratico operaio tedesco, fondato nel 1869 da August Bebel e Wilhelm Liebknecht. Nel 1890, il Partito prenderà il nome che conserva anche oggi: Sozialdemokratische Partei Deutschlands, Partito socialdemocratico tedesco.
In seguito alle leggi antisocialiste, promulgate nel 1878 da Bismarck, Clara si trasferì a Zurigo e poi, nel 1882, a Parigi. Qui adottò il cognome del suo compagno, il russo Ossip Zetkin, morto nel 1889. Successivamente, Clara si sposò con l’artista Geog Friedrich Zundel.
A fine secolo, nello storico dibattito intorno alle tesi di Eduard Bernstein, il cosiddetto «Dibattito sul Revisionismo», Clara si schierò a fianco di Karl Kautski e Rosa Luxemburg. Sono questi gli anni di rifondazione dell’Internazionale socialista, la cosiddetta «Seconda Internazionale», nella quale Clara svolse un ruolo importante.
Impegnata nella battaglia per l’emancipazione della donna, scrisse La questione femminile e la lotta al revisionismo, si battè per il suffragio universale di entrambi i sessi e, dal 1891 al 1917, diresse il quotidiano femminista del Partito "Die Gleicheit", Uguaglianza.
Nel 1907, assunse la direzione dell’Ufficio per le politiche femminili dell’Spd, da dove diede impulso alla Giornata Internazionale della Donna, l’8 Marzo.
 


Sulla scelta dell’ 8 Marzo come ricorrenza per la giornata internazionale della donna, le opinioni divergono. La tradizione socialista afferma che la scelta fu fatta per richiamare il grande sciopero dell’8 Marzo del 1848, quando le lavoratrici dell'industria tessile di New York proclamarono uno sciopero e una grande manifestazione nella quale rivendicarono diritto di sciopero, la giornata di lavoro di 8 ore, un giorno di riposo settimanale e contratti conclusi con la supervisione dei sindacarti.
Oggi, tuttavia, si è affermata la versione delle operaie bruciate nel rogo della loro fabbrica. Questa leggenda ha origini recenti. Il 7 Marzo 1952, il settimanale bolognese "La Lotta", scrive che la data della Giornata della Donna vuol ricordare l’incendio scoppiato in una fabbrica tessile di New York l’8 Marzo del 1929, in cui sarebbero morte 129 operaie chiuse dentro dall’interno per volere del padrone, perché minacciavano di scioperare.
Il tema dell’incendio e delle operaie arse vive nel rogo del loro posto di
lavoro venne ripreso con alcune varianti. Nel 1978, il "Secolo XIX" di
Genova riporta l’episodio come avvenuto a Chicago in una filanda. Nel 1980, "La Repubblica" parla di un incendio a Boston, datato 1898. Nel 1981, "Stampa Sera" situa l’incendio ai primi del ‘900, in un luogo imprecisato degli Stati Uniti, le operaie vittime sarebbero state 146. Lo stesso anno, L’Avvenire parla di 19 operaie morte. Nel 1982, "Noi Donne" parla di Boston, l’anno sarebbe il 1908 e le operaie morte 19. Una

nuova descrizione della tragedia l’ha fornita di recente il sito della Città di Bari. Secondo questa versione, la festa sarebbe nata dall’incendio, scoppiato il pomeriggio del 25 Marzo 1911, negli ultimi tre piani dell’Asch Building, un edificio di dieci piani a Manhattan. Quando il rogo fu domato si sarebbero contate 146 vittime. New York sarebbe rimasta sconvolta da quella tragedia. Al funerale, 120 mila lavoratori avrebbero accompagnato il funerale fino al cimitero di Evergreen, dove le sfortunate vennero sepolte, e non meno di 400 mila persone assistettero al corteo. Per alcuni, l’incendio risalirebbe, invece, a un 8 Marzo di fine ottocento, in una fabbrica tessile d’Inghilterra. Per un’altra interpretazione, la data sarebbe da ricercare nell’inverno del 1917. Così L’Ordine Nuovo, quotidiano gramsciano di Torino, del 17 Marzo 1921: «Al grido di pane e pace le operaie di Pietrogrado
sono scese nelle strade l’8 Marzo [24 Febbraio per il calendario russo] per festeggiare la giornata internazionale del proletariato femminile. Fu questo il grande segnale della
rivoluzione che distrusse l’autocrazia...»
È probabile che tutte queste versioni siano frutto della fantasia. Infatti, sia nel libro della canadese Renée Còté, Verità storica della misteriosa origine dell’8 Marzo, che il quello di Tilde Capomazza e Marisa Ombra, 8 marzo, storie, miti e riti della Giornata Internazionale della Donna, nessun incendio risulta mai accaduto. Tuttavia, anche se quell’incendio non ci fu, lasciamo pure correre la versione per il suo simbolismo.
 
Durante la Prima guerra mondiale, Clara Zetkin fu con Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg tra i più attivi critici della cosiddetta «Burgfrieden», la politica di collaborazione adottata dalla Socialdemocrazia nel periodo bellico.
Tra le varie iniziative antimilitariste, Clara organizzò, nel 1915, la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste contro la Guerra. A causa di questa manifestazione, fu imprigionata.
Nel 1916, fu tra coloro che abbandonarono l’Spd e diedero vita al Partito socialdemocratico tedesco indipendente, Uspd.
Nel 1919, fu tra i fondatori del Partito comunista tedesco, Kpd, del quale fu deputata dal 1920 al 1933. Dal 1921 al 1933, fu membro del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista, il Komintern, e, dal 1925, presidente della Rote Hilfe, il Soccorso rosso.
All’avvento del Nazismo fuggì in Unione Sovietica, dove morì nel 1933 vicino a Mosca. È sepolta sotto le mura del Cremino.

Nessun commento: