martedì 17 luglio 2012

PROFUMO DI SOLDI

Questa la lettera della ricercatrice Serena Scotto al ministro della Pubblica Istruzione, Profumo, inviata al Corriere della Sera. Si fa un quadro abbastanza preciso dello stato delle nostre università e della ricerca.





Chiar.mo Professor Profumo (dovrei scrivere Gentilissimo signor Ministro, ma mi piace pensare che
Lei sia e resti soprattutto un professore universitario),
ho letto la pagina online del Corriere della Sera del 12 luglio che riporta stralci di Sue
dichiarazioni sotto il titolo "Università, quei 600 mila fuori corso. Il ministro Profumo: sono
troppi, più tasse"
Capisco che la giornalista abbia, nel comporre l'articolo, messo in evidenza le informazioni che le
sono parse più interessanti, e di maggiore presa sul lettore: l'aumento delle tasse universitarie
per fuoricorso e studenti extracomunitari. Mi stupisce, però, che non abbia fatto alcun cenno alla
sostanziale liberalizzazione di tutta la contribuzione studentesca introdotta dal Decreto Legge
sulla Spending Review. E' questa, infatti, la notizia più importante: il Decreto permette alle
Università pubbliche di alzare le tasse universitarie, per tutti.
Forse, Lei, Ministro, non ne ha parlato? A me, da semplice cittadina, piacerebbe che ne parlasse, e
spiegasse che cosa significa il disposto dell''art.7, comma 42, del Decreto Legge per la Spending
Review. Lei ne ha illustrato solo una delle conseguenze, temo: quella più digeribile per il Paese
(in fondo, sembra giusto che gli studenti perditempo siano spinti a studiare di più, e se anche si
aumentano le tasse per gli studenti extracomunitari...beh, diciamocelo, non sono questi i problemi
cui siamo più sensibili in questo momento...)
Ho un po' di difficoltà, io ricercatore di Economia politica, a discutere su una questione di
aritmetica con un professore ordinario di Ingegneria, ex Rettore di un Politecnico, ed ex
Presidente del CNR. Però, mentre dissento dal suo giudizio sui fuoricorso, e soprattutto dalla
soluzione che vorrebbe adottare per ridurre il fenomeno, ma anche per ridurre il numero di studenti
extracomunitari che vengono a studiare in Italia (e la nostra spinta all'internazionalizzazione
dove è andata a finire?), mi conforta un po' sapere che i numeri difficilmente tradiscono, hanno
una sola lettura corretta. Spero quindi che Lei non mi bacchetterà per quello che sto per scrivere,
e dovrà convenire che ho ragione.
L'articolo modifica (le modifiche sono IN MAIUSCOLO) l'art. 5, comma 1,  del  decreto  del
Presidente  della Repubblica 25  luglio  1997,  n.  306, titolato "limite alla contribuzione
universitaria", come segue:
" (?),la contribuzione studentesca "DEGLI STUDENTI ITALIANI E COMUNITARI ISCRITTI ENTRO LA DURATA
NORMALE DEI RISPETTIVI CORSI DI STUDIO DI PRIMO E SECONDO LIVELLO" non puo' eccedere il 20 per
cento dell'importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato, a valere sul fondo di cui
all'articolo 5, comma 1, lettera a), e comma 3, della legge 24 dicembre 1993, n. 537. DEI
TRASFERIMENTI STATALI CORRENTI ATTRIBUITI DAL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA
RICERCA. E' FATTO OBBLIGO AGLI ATENEI CHE SUPERANO TALE LIMITE DI DESTINARE LE MAGGIORI ENTRATE AL
FINANZIAMENTO DI BORSE DI STUDIO A FAVORE DEGLI STUDENTI."
Se leggo bene, l'intera contribuzione studentesca di un Ateneo non poteva superare fino ad oggi il
20% di un certo importo (in realtà lo superava eccome, in un buon numero di Atenei, costretti a
tirare su un po' di soldi dall'utenza per garantire un servizio decente, ma non era prevista per
questo nessuna sanzione).
Ora, dal totale della contribuzione vengono sottratti i contributi universitari versati dagli
studenti fuoricorso e dagli studenti extracomunitari: quindi quel tetto del 20% va diviso per il
solo numero degli studenti in corso (non extracomunitari). Operando una semplice divisione
(contribuzione diviso numero studenti), in cui il numeratore è invariato ma il denominatore è
diventato minore, il risultato (=importo medio massimo delle tasse universitarie per studente in
corso non extracomunitario) è certamente maggiore.
Se vado avanti a leggere, scopro che l'importo su cui quel 20% viene calcolato non è più il
finanziamento ordinario annuale, ma un aggregato che è di solito maggiore del finanziamento
ordinario. Questa volta, rifacendo la divisione, anche il numeratore è aumentato, quindi il
risultato (=importo medio massimo delle tasse universitarie per studente in corso non
extracomunitario) sarà dunque ancora maggiore.
In conclusione, non solo si profila (anzi, direi che il Ministro dell'Università auspica) un
aumento delle tasse universitarie per i fuoricorso (e per gli studenti extracomunitari), ma si
alza, e parecchio, il limite delle tasse universitarie per gli studenti in corso.
Fin qui i numeri. Mi dica, professore: ho sbagliato? Non credo.
Credo che davvero il Governo voglia dare il via libera all'aumento delle tasse universitarie,
questione che non ha niente a che vedere con la Spending Review, ma che piuttosto attiene alla
volontà di far gravare sempre più sugli utenti il costo del servizio universitario, che sta
perdendo le sue connotazioni di servizio pubblico, e che non sarà invariato, ma peggiore, poichè è
stato ancora ridotto il tasso di turnover del personale e si procederà ad una razionalizzazione
della spesa (è razionale acquistare il materiale di consumo attraverso un sistema di convenzioni
per spuntare il miglior prezzo al ribasso, e ottenere una partita di penne spuntate? da noi a
Genova si fa già così, ma se in ogni stock di penne solo una ogni quattro funziona c'è qualcosa di
irrazionale in questa razionalizzazione, mi pare).
Con la Spending Review, quindi, si intrecciano non solo decisioni di stampo paternalistico (siamo
sicuri che tutti i fuoricorso vadano educati? io non credo, ma il discorso mi porterebbe troppo
lontano), ma anche mal celate volontà di privatizzare l'Università Pubblica: più che di revisione
della spesa, mi sembra che si stia andando verso una sostituzione della spesa pubblica con quella
privata. Dietro la necessità di risanamento si nasconde un disegno politico di privatizzazione
dell'Università, che diventerà inaccessibile
a molti. Perchè un Governo di professori universitari non comprende che l'Università dovrebbe
essere un motore di crescita, e che gli studenti cervelloni sono uniformemente distribuiti fra la
popolazione, indipendentemente dalla situazione economica delle famiglie di origine? Ed è quindi
miope, oltre che ingiusto, impedire loro l'accesso all'Università?
A questo proposito, la tanto attesa sanzione (anche questa introdotta dallo stesso articolo) per
gli atenei che superano il tetto della contribuzione universitaria pare essere una dimostrazione
emblematica di questa miopia:: gli atenei che supereranno il fatidico limite dovranno destinare le
maggiori entrate (derivanti dal superamento) al finanziamento di borse di studio a favore degli
studenti. Qui sono preparata: sono certa che si tratti di una misura di redistribuzione a favore
degli studenti meritevoli e meno abbienti, quindi di una misura equitativa. Giusto, equo, conforme
ai principi costituzionali! Se non fosse che, come ben sa, le tasse universitarie si pagano in
relazione al reddito ISEEU, che si basa su una autocertificazione comprensiva della dichiarazione
dei redditi. E che quindi c'è il rischio, se non la certezza, che le maggiori tasse pagate da chi è
figlio di un lavoratore dipendente - che non può essere evasore - e da chi è onesto siano
utilizzate per borse di studio in favore di studenti meno abbienti ma anche di figli di evasori
fiscali.
Ho letto che Lei, savonese, si è laureato al Politecnico di Torino soggiornando per tutto il corso
di studi in un collegio universitario, grazie ad una borsa di studi, che sono sicura meritasse per
il suo curriculum e per censo. Se non avesse avuto questa possibilità, avrebbe probabilmente
pendolato su scomodi treni tra Savona e Genova, perdendo tempo ed energie, e magari finendo
fuoricorso. Ci ha mai pensato, signor Ministro, a quanto è stato fortunato? Se ne ricorda ancora?
Grazie per l'attenzione

Serena Scotto
ricercatore SECS-P/01
Università degli Studi di Genova
Rappresentante eletto del Collegio scientifico-disciplinare economico-giuridico-politico in Senato
Accademico

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