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http://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:1652
di Marco Clementi
Nea Dimokratia, il partito di centro destra guidato da Antonis Samaras, ha vinto le più importanti elezioni legislative greche degli ultimi decenni con il 29,6% dei voti. Grazie al robusto premio di maggioranza (50 seggi), porta in parlamento 129 deputati e può sperare di formare un governo stabile (la maggioranza è 150 più uno). Samaras non ha sbagliato una mossa e nel momento in cui il “Financial Times” è pesantemente intervenuto alla vigilia del voto con un articolo in tedesco e in greco che esortava gli elettori a votare per l’Europa, si è affrettato a dichiarare che «i greci sono un popolo fiero. Sappiamo per chi votare. Fate le vostre “raccomandazioni” a qualcun altro». Il comizio finale in piazza Syntagma è stato un giubilo di bandiere greche al vento, e con la convinzione di chi aveva già in tasca la vittoria Samaras ha parlato non solo e non tanto ai suoi elettori, ma alla Grecia intera, che ha detto di volere “sicura”, forte ed europea. Un luogo dove i giovani possano tornare per studiare e lavorare, un paese che sappia chiudere le porte all’immigrazione clandestina (guardando all’elettore dell’estrema destra) e sia in grado di aiutare i greci, partendo dal sostegno ai pensionati al minimo, sempre più colpiti dai tagli dell’ultimo anno. E poi la parola “sicurezza”, pronunciata ripetutamente a pochi metri dal luogo dove il 4 aprile scorso si era ucciso con un colpo di pistola il pensionato e attivista di sinistra Dimitris Christoulas. Alla fine del comizio, il piccolo monumento che riporta il suo testamento è stato trovato rotto; per evitare un incidente a poche ore dal voto, nel pomeriggio di sabato era stato già restaurato.
http://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:1652
di Marco Clementi
Nea Dimokratia, il partito di centro destra guidato da Antonis Samaras, ha vinto le più importanti elezioni legislative greche degli ultimi decenni con il 29,6% dei voti. Grazie al robusto premio di maggioranza (50 seggi), porta in parlamento 129 deputati e può sperare di formare un governo stabile (la maggioranza è 150 più uno). Samaras non ha sbagliato una mossa e nel momento in cui il “Financial Times” è pesantemente intervenuto alla vigilia del voto con un articolo in tedesco e in greco che esortava gli elettori a votare per l’Europa, si è affrettato a dichiarare che «i greci sono un popolo fiero. Sappiamo per chi votare. Fate le vostre “raccomandazioni” a qualcun altro». Il comizio finale in piazza Syntagma è stato un giubilo di bandiere greche al vento, e con la convinzione di chi aveva già in tasca la vittoria Samaras ha parlato non solo e non tanto ai suoi elettori, ma alla Grecia intera, che ha detto di volere “sicura”, forte ed europea. Un luogo dove i giovani possano tornare per studiare e lavorare, un paese che sappia chiudere le porte all’immigrazione clandestina (guardando all’elettore dell’estrema destra) e sia in grado di aiutare i greci, partendo dal sostegno ai pensionati al minimo, sempre più colpiti dai tagli dell’ultimo anno. E poi la parola “sicurezza”, pronunciata ripetutamente a pochi metri dal luogo dove il 4 aprile scorso si era ucciso con un colpo di pistola il pensionato e attivista di sinistra Dimitris Christoulas. Alla fine del comizio, il piccolo monumento che riporta il suo testamento è stato trovato rotto; per evitare un incidente a poche ore dal voto, nel pomeriggio di sabato era stato già restaurato.
Lo sconfitto Alexis
Tsipras, il giovane leader della coalizione di sinistra “Siryza”, che ha
comunque portato il partito a uno storico 26,89% (71 seggi) paga forse
l’ambiguità di una campagna elettorale nel corso della quale non ha mai
chiaramente detto, come gli ha ricordato la leader comunista Aleka Papariga
durante il suo comizio finale, che Syriza vuole restare dentro l’Euro e l’Europa,
ma “ridiscutere” il Memorandum della Trojka (BCE, FMI e CE). Quel
“ridiscutere”, da molti interpretato come “annullare”, ha dato la possibilità a
Nea Dimokratia di agitare lo spettro del tradimento della Grecia, della povertà
incombente, delle manovre degli “oligarchici della dracma”, favoriti da
Tsipras, i quali sarebbero stati pronti a svendere la Grecia, riempiendola di
immigrati e banditi. Un far west nei Balcani, un paese senza prospettive e
senza futuro: così Samaras aveva ipotizzato la Grecia in mano a Syriza nel suo
ultimo appello agli elettori.
Rispetto al 6 maggio
scorso gli elettori (ha votato il 62,47% degli aventi diritto, circa due punti
e mezzo in meno che un mese fa), hanno dato segni evidenti di voler superare la
dispersione del voto. Nea Dimmokratia e Syriza insieme hanno raccolto oltre il
50% dei voti, mentre il 6 maggio raggiungevano il 35% (rispettivamente 18,85% e
16,78%). Hanno perso i partiti minori, compreso il Comunista, che ha quasi
dimezzato i consensi (dall’8,48 al 4,50%), mentre i neonazisti di Alba Dorata
hanno inaspettatamente bissato il successo delle scorse consultazioni e sono
rimasti saldamente il quinto partito con il 6,92% (18 deputati) dietro ai
“Greci Indipendenti” di Panos Kammenos (7,51% e 20 seggi). Il PASOK di
Evangelos Venizelos ha tenuto (12,28% contro il 13,18% di maggio – 33 seggi) e
ha proclamato di essere disponibile a un «governo di salvezza nazionale»,
magari con il sostegno di Sinistra Democratica, fondata dall’avvocato Fotis
Kouvelis e da altri fuoriusciti di Syriza, in parlamento con il 6,26% e 17
seggi.
L’Europa che conta ha dato
una mano a Nea Dimokratia e ora guarda con maggiore serenità al futuro. A parte
l’infelice appello agli elettori, il “Financial Times” ha scritto alla vigilia
del voto che esiste un piano per rendere meno pesanti le misure d’austerità,
come una riduzione dei tassi d’interesse sul debito greco e una dilazione per i
pagamenti. Un pacchetto-premio cucito
su misura per Samaras, che ora rispetterà gli impegni del Memorandum in cambio
della mano tesa.
In piazza, però, domenica sera non sono scesi in
molti. La maggioranza degli elettori di Nea Dimokratia ha pensato che non c’era
molto da festeggiare, sia perché la situazione economica resta comunque
pesantissima, sia perché le elezioni greche hanno dimostrato che se la
democrazia possiede in sé gli anticorpi per superare i momenti difficili, il
concetto di “sovranità nazionale” è nuovamente cambiato in Europa. Non solo
nella mente degli uomini di Stato, ma anche in quella della gente comune.
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