Andrea Graziosi |
Importante è stata anche la rivista, che riprende il nome da un lavoro di Bloch, Mestiere di Storico, una sorta di raccolta di recensioni dove i contemporaneisti se le danno di santa ragione e dove si sbrigano conti rimasti in sospeso. Ma le cose non vanno bene, prosegue Graziosi (meno male). Come dibattito storiografico loro stanno fermi agli anni Cinquanta. Basta parlare delle guerre passate; si dovrebbe passare a Deng, Craxi, Berlusconi e Reagan, sebbene gli archivi siano chiusi!
Per poi, caro Graziosi, sentirsi dire ai concorsi, che un tema di trenta anni or sono è troppo giovane per essere trattato? E a proposito dei concorsi, che in questi anni sono stati nella stragrande maggioranza localistici, Graziosi termina chiedendo ai soci di far sì che "principi non localistici di valutazione, anche se magari non ancora specificati nei dettagli, siano inseriti nei nuovi Statuti in corso di elaborazione" nelle università. Perché? Perché geni della storia contemporanea che non vincevano mai fuori casa, a volte a distanza di una settimana diventavano dei grandissimi storici per le commissioni tra le mura amiche della propria università. Personaggi impegnati nello studio della violenza politica, presidi di facoltà di Scienze Politiche siciliane, che per fortuna non esisteranno più, amici di amici dell'Orientale di Napoli, pseudostorici dell'Europa Orientale, parenti stretti di Benedetto Croce, di cui si vantano e di cui sono eredi degni, mezze calze della storiografia contemporanea che in trent'anni di servizio hanno prodotto due monografie a proprie spese!, hanno promosso personaggi che non faranno un passo in avanti nell'Accademia senza il supporto quotidiano dell'Accademia stessa. La storiografia li starà a guardare. E lo stesso censore è stato presidente di Concorso con un solo candidato dove i titoli presentati non si discostavano da quelli presentati per il ruolo precedente. Candidato locale, ovviamente.
Parole in libertà, dunque, da parte del presidente di una società privata che si arroga il diritto di rappresentare gli storici contemporanei. Contenti loro, siamo felici per loro anche noi, che ci teniamo ben alla larga da tale accozzaglia di nomi e figure professionali.
Per finire in gloria, dopo un uomo di sinistra, ecco passare il testimone a un centrista democristiano come lo storico Agostino Giovagnoli. Siamo in Italia, la logica è sempre la stessa. Non chiamiamola lottizzazione, vocabolo fuori modo e qui neanche appropriato; è semplice cortesia.
www.sissco.it/file/user_upload/Attività/comunicati/Graziosi_relazione_fine_mandato.pdf
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