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giovedì 11 ottobre 2012

LETTERA APERTA AL SENATO ACCADEMICO DELL'UNIVERSITA' DELLA CALABRIA

L'Università italiana è come questo cavallo morto che ho fotografato il 20 agosto sopra un monte in centro Italia



Lo squinternato susseguirsi di decreti rettorali ad Arcavacata, Università della Calabria, su un nodo critico dell'Università italiana, ossia il ruolo dei ricercatori, ha prodotto una serie di aberrazioni giuridiche che addirittura violano in senso negativo la legge Gelmini, da noi combattuta con forza nel corso degli ultimi anni prima della sua definitiva approvazione.

Il nodo dei ricercatori scoppiò come caso nella nostra facoltà (Scienze Politiche) quando uno di noi chiese un anno accademico di congedo per motivi di ricerca, ossia per svolgere il proprio lavoro, per il quale lo Stato ci paga. Fu istituita una ridicola "commissione per i congedi" che non poté fare altro che rimandare alla legge, ossia che il ricercatore aveva il diritto di chiedere fino a un massimo di cinque anni di congedo per ricerca ogni dieci. La follia è giunta a parlare di "compiti istituzionali dei ricercatori", intendendo con essi "l'insegnamento", e ad accordare meno di un anno di congedo a una collega che ha vinto una borsa di studio in Germania e negli Usa, perché possa tornare a maggio per insegnare. E questo per volontà del preside e ignavia di gran parte dei ricercatori-non miei colleghi.
Oggi il senato accademico ormai scaduto (le elezioni si sono svolte dieci giorni fa), decaduto e screditato, si è vista recapitare questa lettera aperta. E dato che è aperta, la pubblico.
Non ci sono nomi, ma il riferimento è ai presidi delle facoltà e la rettore, a qualche direttore di dipartimento e un paio di vecchi ricercatori non rieletti.



LETTERA APERTA


Ai componenti il Senato Accademico
dell’Università della Calabria
Loro Sedi


Rende, 11 Ottobre 2012

“Condivisione e partecipazione” e “senso di appartenenza”. Spiegando come questi concetti dovessero diventare centrali nella vita della nostra università, il Rettore apriva, ormai più di un anno e mezzo fa un’assemblea d’ateneo con la quale egli intendeva anticipare alla comunità accademica la trasformazione dell’università che sarebbe avvenuta nei mesi a seguire e l’inizio di un effettivo quarto mandato, opportunamente ratificato dal ministro competente nell’afa agostana.
Condivisione e partecipazione abbiamo cercato, invano, da allora. Certamente ne’ condivisione ne’ partecipazione troviamo oggi, nella compulsiva attività di produzione di regolamenti avviata da un senato accademico in via di scadenza e politicamente già scaduto.
Se promozione del “senso di appartenenza” doveva venire, nell’ultimo anno, dalla scrittura e dall’approvazione delle modifiche di statuto, ci viene forte il dubbio di aver frainteso il messaggio, visto che tutti (o quasi) i membri della commissione e del senato dichiarano oggi pubblicamente di non gradire il risultato ottenuto.
Sarà forse questa la ragione per cui anche le norme contenute nel nuovo statuto vengono costantemente disattese quando il senato approva regolamenti in assenza del “parere favorevole obbligatorio” del CdA, che, a norma di statuto (e di legge), dovrebbe precedere l’approvazione, ma che arriverà, siamo certi, solo con un lieve ritardo.
D’altra parte, abbiamo appreso da poco dell’animato dibattito svoltosi nello stesso senato, riguardo alla possibilità di esprimere un “dissenso”, ovvero un “forte dissenso” rispetto alla legge Gelmini.
Ci viene allora il dubbio che sia questo il motivo che spinge a disattendere anche la legge, almeno quando si tratti delle questioni relative alla didattica dei ricercatori.
E’ peraltro innegabile che le ambiguità e le ipocrisie riguardo al ruolo dei ricercatori nell’università siano emblematiche (e al tempo stesso il simbolo) dello stato di degrado culturale dell’accademia italiana. Tuttavia, le “soluzioni” elaborate e presentate dal senato della repubblica indipendente di Arcavacata sono, a nostro avviso, anche un segnale della necessità di cambiamento della classe dirigente del nostro ateneo.
Basti citare, a mo’ di esempi, l’obbligo imposto a tutti i ricercatori di svolgere almeno 150 ore di didattica integrativa in aula (senza curarsi nemmeno del fatto che, se davvero tutti i ricercatori lo facessero, non basterebbero le aule, ne’ le 24 ore del giorno solare medio), la dichiarata volontà di non retribuire i corsi a scelta (come se essi non costituissero la vera ricchezza dell’attività didattica e non fossero legalmente necessari nei piani di studio), oppure il fatto che solo grazie alla spinta di una raccolta di firme promossa dai ricercatori, questi ultimi hanno oggi la possibilità di essere responsabile scientifico di un assegno di ricerca (forse al fine di facilitare la vita alla commissione regionale che opererà nelle prossime settimane, tale
possibilità era inizialmente negata dal regolamento apparentemente approvato dal senato in data 14/12/2011, ma della cui approvazione non appare traccia in alcun verbale) .
E’, infine, di queste ultime ore il senso di meraviglia e al tempo stesso di ammirazione che ci è sorto nel notare come il verbale (già approvato) dei lavori del senato accademico relativo alla seduta del 5 luglio u.s., sia stato modificato, nella versione disponibile sul sito web dell’ateneo, dopo le richieste di chiarimento avanzate da alcuni ricercatori. Accedendo infatti in data 8 Ottobre, nel testo del verbale compariva il passaggio seguente:
“Il Preside Perrelli e il Direttore Maggiolini concordano nel proporre che nel Regolamento di Ateneo si prevedDipartimento stesso, in particolare, dai ricercatori, al fine di verificarne le ore integrative.
Il Senato Accademico approva all’unanimitstesso, in particolare, dai ricercatori, al fine di verificarne le ore integrative, secondo quanto proposto dal Preside Perrelli e dal Direttore Maggiolini.”

Successivamente, accedendo al verbale in data 9 Ottobre, il testo compare modificato (!) come segue:
“Il Preside Perrelli propone che nel Regolamento di Ateneo si prevricercatori, al fine di verificarne le ore integrative.
Il Senato Accademico approva all’unanimstesso.”
Senza entrare nel merito di un cambiamento di testo a favore di una versione più “sobria” e meno repressiva e irriguardosa dei diritti dei ricercatori (ma rimarcando che essi hanno sempre contribuito al mantenimento di un’offerta didattica ormai insostenibile svolgendo compiti non dovuti, e al contempo sottopagati o gratuiti), non si può non esprimere preoccupazione davanti alla leggerezza con cui si procede a tali passaggi formali e sostanziali, soprattutto nella fase attuale, di frenetica attività dedicata alla scrittura delle regole che condizioneranno la vita futura del nostro ateneo.
Auspichiamo, pertanto, che sia il nuovo Senato Accademico ad ottemperare a tali compiti istituzionali, e che, grazie alla legittimazione politica ricevuta con le elezioni, esso sia in grado di prevedere una maggiore partecipazione della comunità accademica al processo di scrittura delle regole di funzionamento, anche (banalmente) inviando le bozze di regolamento ai dipartimenti per riceverne dei pareri consultivi prima dell’approvazione.

Distinti saluti,
Puzzo Fernando
Aiello Iolinda
Aloi Gianluca
Campennì Antonino
Carini Manuela
Della Corte Elisabetta
Di Renzo Alberto
Formoso Vincenzo
Golemme Gianni
La Deda Massimo
Lanzillotta Monica
Migliori Massimo
Nicotera Isabella
Plastina Francesco
Polizzi Francesco
Pierfrancesco Riccardi

mercoledì 19 settembre 2012

Mercimonio di Esami all'Università della Calabria



L'università della Calabria è al centro di un'inchiesta sul mercimonio di esami e lauree.
L'articolo che ce lo spiega è tratto da "Il quotidiano" on-line. Il rettore Giovanni Latorre, il grande ed eterno rettore (a. D. 1999), intende tutelare il buon nome del suo ateneo. Dopo anni in cui, non si sa come, lo stesso risultava ai primi posti delle classifiche italiane, finalmente questa estate sono stati resi noti i risultati di uno studio svolto a in Cina dall'Institute of Higher Education della Shanghai Jiao Tong University, nel quale l'Unical non compare tra le prime 500 università del mondo. In generale gli atenei italiani si affacciano in classifica dopo il centesimo posto.
Questa sciocchezza si legge invece sul portale Unical al seguente indirizzo: http://www.unical.it/portale/didattica/guida/
(notare il "tra l'altro")

"Università della Calabria – Campus di Arcavacata, a trentotto anni dalla sua istituzione, è una delle realtà accademiche più dinamiche e importanti del Paese.
Lo conferma, tra l’altro, il prestigioso piazzamento al vertice della graduatoria tra le università italiane di grandi dimensioni (20 mila/40 mila studenti) che l’ateneo di Arcavacata ha fatto registrare nelle ultime due valutazioni effettuate dal quotidiano “la Repubblica”sulla base dei dati forniti dal Censis."


COSENZA - Sono 72 le lauree in lettere e filosofia che l’Università della Calabria dovrà provvedere ad annullare perchè conseguite attraverso falsi esami. È quanto è emerso dall’inchiesta della Procura di Cosenza che stamane ha provveduto ad emettere l’avviso di conclusione delle indagini.   Gli indagati sono 75 indagati: 72 laureati, appunto, e poi un tutor e due dipendenti amministrativi dell’Università della Calabria.   Dal marzo del 2011 gli inquirenti hanno acquisito i fascicoli personali di circa 7000 studenti laureatisi dal 2004 al 2011. L'esame della documentazione, è scritto nell’avviso di conclusione delle indagini, ha consentito di accertare una vera e propria «organizzazione criminale composta da personale amministrativo e studenti finalizzata al conseguimento fraudolento del titolo di studio in lettere e filosofia».   Nei mesi scorsi la facoltà di Lettere ha già preannunciato che si costituirà parte civile. 
L'ATENEO TUTELA LA SUA IMMAGINE - Il rettore dell’Università della Calabria, Giovanni Latorre, in una nota esprime «piena fiducia nell’operato della magistratura, ma anche l’auspicio che le ipotesi di accusa, rivolte a studenti e amministrativi dell’Ateneo, possano essere chiarite dai diretti interessati».   Latorre «conferma anche in questa circostanza – è scritto in una nota – quanto già anticipato all’inizio della vicenda, vale a dire che, nell’eventualità di sviluppi dell’indagine lesivi dell’Ateneo, l’Unical procederà con determinazione alla tutela della propria immagine e del proprio prestigio accademico ed istituzionale nei modi e nelle forme previsti dalla legge».   Nell’indagine chiamata "Centodieci e Lode", l’Università della Calabria è rappresentata e difesa dall’avvocato Ninì Feraco, del Foro di Cosenza.
LE ACCUSE DELLA PROCURA - Il sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Tridico, contesta agli indagati, a vario titolo, i reati di falso e introduzione abusiva nel sistema informatico dell’Ateneo.   Le indagini hanno avuto inizio dopo la denuncia del preside della facoltà di lettere e filosofia, Raffaele Perrelli, che fu informato che un docente della sua facoltà, Roberto Bondì, non aveva riconosciuto come sua la firma apposta in uno degli statini inseriti nel fascicolo di un candidato in una seduta di laurea. Nel corso delle indagini è stato sequestrato un ingente quantitativo di materiale e sono state compiute numerose consulenze grafologiche che hanno portato alla luce un complesso sistema di "collaborazione" per "agevolare" l’iter accademico di studenti «ansiosi di giungere al conseguimento della laurea, senza compiere alcuno sforzo».   
Le notifiche dell’avviso di conclusione delle indagini hanno avuto inizio stamane ed ora gli indagati hanno a disposizione 20 giorni per chiedere alla Procura di essere sentiti oppure per presentare memorie difensive. L’inchiesta sui falsi esami alla facoltà di Lettere ha portato a scoprire un sistema che era diffuso in tutto l’Ateneo. La Procura, infatti, da alcuni mesi sta effettuando accertamenti e verifiche su sette facoltà. Nel luglio scorso sono stati acquisiti gli atti relativi alle lauree conseguite dal 2008 al 2011. C'è anche chi è riuscito a dare sette esami in un giorno, superandoli tutti brillantemente con un bel trenta e lode, filando via verso la laurea conseguita, naturalmente, con il massimo dei voti. È una delle vicende ricostruite dalla Procura della Repubblica di Cosenza nell’avviso di conclusione delle indagini per i falsi esami alla facoltà di lettere dell’Università della Calabria.   
IL MECCANISMO DELLA TRUFFA - Il sostituto procuratore Antonio Tridico ha sequestrato oltre 20 mila atti attraverso i quali ha ricostruito minuziosamente le modalità con le quali gli studenti riuscivano ad attribuirsi gli esami pur non avendoli mai sostenuti.   Il meccanismo utilizzato era semplice: si fotocopiava uno statino già utilizzato, si sostituiva il nome dello studente che aveva realmente sostenuto l’esame, si apponeva la firma del docente, con quest’ultimo ignaro di tutto, e si inseriva nel fascicolo del futuro laureando.   Su alcuni documenti è stata trovata anche la firma di qualche docente che ormai non insegna più da anni nell’Università della Calabria