domenica 2 marzo 2014

LA GUERRA DI CRIMEA

Quando nel 1852 scoppiò una crisi diplomatica tra Russia e Francia per il controllo dei luoghi cristiani in Palestina, all'epoca provincia di un Impero ottomano sempre più in crisi, non era prevedibile che in pochi mesi si sarebbe formata una coalizione internazionale, composta da Francia, Impero ottomano, Gran Bretagnia e Regno di Sardegna, che avrebbe mosso guerra a Mosca. Il casus belli fu l'ingresso dell'esercito russo in Moldavia e Valacchia, i cosiddetti Principati Danubiani, sottoposti al controllo di Istanbul e in lotta da tempo per indipendenza e unione sotto la protezione della maggiore potenza ortodossa. Il gioco del domino nei Balcani mosse Vienna, che lanciò un ultimatum a Mosca. Dopo una serie di passaggi, l'Austria decise per la neutralità, mentre Francia e inghilterra mossero i propri eserciti contro la Russia, colpendola in Crimea, sfruttando le basi logistiche ottomane nel Mar Nero. Nel giugno 1854 gli alleati attaccarono Sebastopoli e nel 1855 l'assedio si strinse per volere di Napoleone III. Mentre i russi si difendevano strenuamente (tra i soldati troviamo anche l'autore di Guerra e Pace, Lev Tol'stoj, che poi dedicò un romanzo alla vicenda), il governo piemontese, guidato da Camillo Benso di Cavour, decise di inviare un corpo d'armata in Crimea allo scopo di non isolarsi rispetto alle altre potenze, dalle quali dipendeva alla fine l'unione della penisola italiana. La spedizione partì da Genova il 25 aprile 1855. Era formata da 2 divisioni per un totale di 18.000 uomini e 3.500 cavalli agli ordini dal generale Alfonso la Marmora. Le divisioni erano guidate dal generale Giovanni Durandi e da Alessandro la Marmora, fratello di Alfonso e fondatore del corpo dei Bersaglieri. Alla fine del conflitto, perso dalla Russia, i piemontesi ebbero 17 caduti, 170 feriti e 1300 morti per malattia, tra cui Alessandro la Marmora. Ciò permise a Cavour di sedersi con i rappresentanti delle grandi potenze al tavolo delle trattative, costituendo un tassello fondamentale nella preparazione diplomatica dell'unità italiana.

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