Gian Carlo Caselli è andato in pensione.
Ecco cosa pensa l'avvocato e scrittore Davide Steccanella - autore de "Gli anni della lotta armata".
Gian Carlo Caselli: fu tutta gloria ? (by stekka)
Oggi che accompagnato dai più intensi ed accreditati peana va in pensione il più famoso Magistrato italiano, vorrei provare a rivedere con dati alla mano, e senza preconcetti, il “mito” che da tanti anni circonda questo Giudice che come sempre si scrive "ha ottenuto straordinari successi prima contro il terrorismo a Torino e quindi contro la mafia a Palermo".
A Palermo i risultati ottenuti dalla Procura da lui diretta non sono poi stati, a ben vedere, così “brillanti”, visto che le grandi inchieste anti-mafia che portarono alla disintegrazione della cupola dei primi anni ottanta si debbono al precedente pool di Falcone e Caponnetto mentre le indagini sulla successiva cupola responsabile degli omicidi Falcone e Borsellino furono affidate, per evidenti ragioni di competenza, ad altre Procure.
Le grandi inchieste della Procura Caselli furono infatti principalmente rivolte alla classe politica collusa ossia al celeberrimo "concorso esterno" (reato di dubbia tipicità), solo che nei casi più eclatanti, ossia quelli di Andreotti e Mannino, gli esiti processuali non paiono avere troppo premiato gli sforzi intrapresi.
E’ ben vero che il buon Travaglio, e tanti come lui, non perdono occasione per esaltare ad ogni piè sospinto la celebre prescrizione andreottiana ante legge La Torre, a riprova della antica mafiosità (seppure a intermittenza temporale…) del divo Giulio, ma sta di fatto che la invocata condanna non ci fu, e questo è quello che per una Procura, che non è Travaglio né “annozero”, deve contare, per valutarsi il risultato finale di cotanto impegno.
Ma alla trincea della anti-mafia di Palermo il Dr. Caselli ci era giunto soprattutto sull’onda dei grandi meriti nella precedente trincea torinese degli anni di piombo dove invece, si dirà, i risultati processuali furono di ben altro spessore.
Ed in effetti era proprio lui quel giovane Giudice Istruttore (abrogata figura in qualche modo assimilabile all’odierno PM) che ebbe ad occuparsi prima delle Brigate Rosse e poi di Prima Linea, ossia delle due organizzazioni guerrigliere più significative degli “anni spietati” per usare il titolo di alcuni film-documentari realizzati qualche anno fa dal di lui figlio e di recente pubblicati in un libro dedicato a quelli solo di Torino (meno bello il libro dei documentari video, va detto).
Anche lì però, fermo restando il comprovato impegno, i meriti dei risultati ottenuti non paiono totalmente attribuibili alle sue capacità investigative, ma andiamo con ordine.
La prima operazione significativa contro le prime BR è del settembre 1974 (quindi dopo oltre 3 anni almeno di attività guerrigliera, sequestro del Giudice Sossi incluso) e si deve in realtà al generale Dalla Chiesa che utilizzò il secondo infiltrato (il primo era stato Pisetta) ossia il noto Frate Mitra, per stanare i due capi storici Curcio e Franceschini. Poco dopo quel fatto il nucleo speciale di Dalla Chiesa venne smantellato per essere riesumato in tutta fretta dopo lo choc del fatto Moro del 1978, ma negli anni di interregno i risultati raccolti dalla Procura di Torino furono invero modesti.
Si deve sempre al ritornato Dalla Chiesa il duplice “colpo” del 1980 del concatenato “pentimento” di Peci e di Sandalo che consentì di indebolire e di molto le BR e di sostanzialmente annientare Prima Linea (grazie al secondo pentito Viscardi), ma anche qui la abilità investigativa di Caselli non sembra avere avuto un particolare rilievo.
Peci ha raccontato che fu Dalla Chiesa a convincerlo a quella scelta dopo essere stato avvicinato in carcere da un maresciallo del suo nucleo speciale (Incandela) e Sandalo, come si sa, decise di pentirsi subito dopo essere stato denunciato dallo stesso Peci, il lavoro di Caselli fu dunque quello di verbalizzare ex post un pentimento già concordato prima.
Come si era arrivati all’arresto del Peci la tesi ufficiale da sempre sostenuta fu quella della mera “causalità”, ossia che i carabinieri del nucleo speciale si trovavano già sul posto perché impegnati ad arrestare il semi-sconosciuto piellino Mastropasqua.
Oggi siamo alle tante operazioni NO TAV e solo i successivi processi di merito diranno (forse) come stanno le cose, ma in mezzo a questo coro di magnificat mediatici sulla ineguagliabile abilità investigativa del Dr. Caselli una valutazione un po’ meno agiografica mi pareva potesse trovare un suo piccolo spazio.
Certamente criticabile invece la sua ultima sdegnata, ed anche un tantino supponente, pretesa abiura alla nuova agenda della corrente MD da lui fondata, causa pubblicazione di un peraltro bellissimo brano di Erri De Luca sul mito di Orfeo riadattato alla gioventù coinvolta nella grande rivolta mondiale degli anni 70, nonostante già detto pezzo fosse stato premesso da una presa di distanza del mittente. A seguito di ciò sembrano "saltate" tutte le previste presentazioni della nuova agenda di MD, ed anche questo, oggi che lo si saluta con tutti gli onori, va ricordato.
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