Domani, 14 novembre, Cesare Maria De Vecchi conte di Val Cismon avrebbe compiuto 129 anni. Era nato, infatti, nel 1884. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, divenne fascista della prima ora e partecipò alla marcia su Roma che nel '22 portò al potere il fascismo. Uomini nuovi, giovani, diversi dai logori politici liberali, si impadronirono dell'Italia e ne fecero un esempio di sviluppo della modernità per tanti paesi europei dell'epoca interbellica.
Cesare Maria, già governatore della Somalia Italiana, all'inizio degli anni Trenta divenne un collega, avendo un ruolo dirigenziale negli archivi di Stato, ruolo dal quale si dimise nel 1934 perché nominato ministro dell'Educazione Nazionale. Ed è l'idea di fascistizzazione totale che portò con sé a Rodi quando Mussolini lo nominò, nel 1936, Governatore delle Isole Italiane dell'Egeo, ossia del Dodecaneso. In quattro anni tentò di fare del Dodecaneso una vetrina del fascismo nel Levante, eccedendo spesso nei confronti della popolazione locale, in maggioranza greca, alla quale impose l'uso dell'Italiano nelle scuole e negli uffici. Secondo molte fonti, fu contrario alla guerra che l'Italia avrebbe dichiarato alla Grecia nell'ottobre 1940 e per questo alla fine di novembre rientrò a Roma, dove non ebbe più alcun incarico fino al 1943, quando contribuì alla caduta di Mussolini. Condannato sia dal tribunale fascista di Verona sia da quello italiano repubblicano, poté rientrare in Italia qualche anno dopo la fine della guerra e continuare a vivere tranquillamente fino alla morte, avvenuta nel 1959. I suoi nipoti, Cesare e Vittorio, hanno visitato di recente Rodi. Si riportano le firme sul registro che ho trovato in archivio questa mattina.
Le foto che seguono sono prese dalla piano superiore nella disponibilità dell'archivio del Dodecaneso, dove si dovrebbe allestire un museo.
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