sabato 8 settembre 2012

MAURO FAROLDI CI SCRIVE DA ATENE


In arrivo nuovi tagli

Grecia, aspettando l'autunno


Nel mese di agosto sono stati resi noti nuovi dati che fotografano in modo impietoso la situazione economica del paese a metà del 2012. A leggere questi dati sembra che nessuna "cura" sia in grado di guarire la Grecia dalla sua malattia, anzi probabilmente come alcune cure chemioterapiche per ammalati di tumore la cura nel cercare di guarire il paziente ne aggrava le condizioni generali.
La disoccupazione nel mese di giugno ha segnato un nuovo record raggiungendo la quota del 24,4% della popolazione attiva, in Grecia i disoccupati ufficiali sono il 1.216.410 in un paese che conta complessivamente 11 milioni e 300 mila abitanti. Un greco su dieci non ha lavoro compreso bambini, ragazzi, studenti, vecchi, pensionati e inabili al lavoro vari. Nell'ultimo anno la disoccupazione è cresciuta del 7,2%, dello 0,6% al mese, in alcune zone, come nella Tessaglia la disoccupazione è cresciuta del 10% solo nell'ultimo anno. Ancora più disastrosa è la situazione della disoccupazione giovanile che è arrivata al 55%. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro, organo delle Nazioni Unite, parla ormai di "un'intera generazione perduta".
La caduta del prodotto interno lordo, seppur in rallentamento, non vede tregua. Il secondo trimestre di quest'anno il calo è stato del 6,2%, nel primo trimestre del 6,5% e del 7,5% nell'ultimo trimestre del 2011. La Grecia è al quarto anno consecutivo di recessione e c'è fra i politici di governo chi ha il coraggio di dire che questi numeri ci fanno vedere "un po' di luce alla fine del tunnel", come già pochi mesi dopo che era iniziata la bufera aveva dichiarato l'allora primo ministro Papandrèu.
Il debito pubblico, secondo i dati diffusi dal ministero delle finanze, nel trimestre aprile-giugno 2012 è cresciuto di altri 23 miliardi di euro.
Il governo di "salvezza nazionale", con alla presidenza il conservatore Samaràs ma appoggiato anche da socialisti e sinistra moderata, ha annunciato che le ultime entrate fiscali erano minori del previsto a causa... dell'aumento della disoccupazione e della riduzione dei salari, e che quindi era necessario reperire altro denaro tagliando salari e pensioni, è una spirale che sembra non avere mai fine. I tagli saranno mediamente del 12,5% riguarderanno stipendi e salari "speciali", quelli alti, fra queste paghe "speciali" sono comprese anche quelle dei professori universitari, non certo baroni, che reperiscono a oggi uno stipendio di 1200 euro il mese in un paese dove il costo della vita è paragonabile a quello italiano. La promessa elettorale di "attenuare le misure d'austerità" e già diventata un lontano, nebbioso ricordo. Chiaramente questa potrebbe essere solo una prima mossa, perché se i soldi non "bastassero" il governo sarebbe costretto a tagliare anche sali e stipendi "normali".
Anche la richiesta di Samaràs durante la sua visita in Germania di poter allungare di due anni i tempi dei tagli concordati quando è arrivato l'ultimo pacchetto di aiuti, è stata fatta ad uso e consumo degli elettori greci. Samaràs probabilmente sapeva, e fin dalla prima volta che lo ha proclamato durante le elezioni, che tale richiesta non avrebbe avuto risposta se non negativa, ma l'ha voluta fare in maniera eclatante quando era sotto i fari di tutta la stampa europea, per dimostrare ai greci di aver rispettato il suo impegno elettorale. La signora Merkel ha risposto con diplomazia e fermezza, forse prestandosi anche la gioco, sostenendo che per prendere qualsiasi decisione era necessario prima la relazione della troika (la commissione di controllo di BCE, UE e FMI) su come stava procedendo il risanamento dell'economia greca.
Di sicuro è che i tagli annunciati a fine agosto andranno in porto e che il cosiddetto risanamento, concordato in primavera, procedendo continuerà ad aggravare le condizioni di vita delle classi più deboli. Il fatto poi che il crollo del PIL continui a ritmi molto sostenuti non potrà che portare ad un aumento della disoccupazione.
Con l'aria che tira c'è da pensare che l'autunno greco probabilmente sarà caldo, nonostante la stanchezza e la sfiducia che serpeggia fra molti dopo i continui, duri arretramenti. Arretramenti, stanchezza e sfiducia alimentati a piene mani dalla
politica fallimentare dei sindacati e di una sinistra riformista che al successo elettorale ottenuto alle ultime elezioni non ha saputo aggiungere che vuote, inutili parole.
Per lavoratori e pensionati greci non ci sarà nessuna "uscita dal tunnel" se non riusciranno ad esprimere una direzione che porti avanti una dura lotta di opposizione alla politica del loro governo e che avrà più probabilità di successo più riuscirà a ricevere simpatie e appoggio dagli altri lavoratori europei.

Corrispondenza da Atene

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