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Nuto Revelli |
Passano le stagioni e cambiano i maestri . Cesare Bermani e Alessandro Portelli sono due nomi sulla bocca di tutta la sinistra radical chic, colti, librai, editori, che ne hanno fatto i due soli, unici, primi e maggiori storici orali italiani.
Senza nulla voler loro togliere, l'affermazione va corretta.
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Con il foulard nero Cesare Bermani |
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Giulio Bedeschi |
Nuto Revelli fece della storia orale una missione di vita negli anni Sessanta. Partecipò alla campagna di Russia con l'Armir; rientrato in Italia divenne partigiano. I suoi primi libri raccontano della sua esperienza in Russia durante la ritirata del gennaio 1943. I primi scritti sono autobiografici; quindi il "geometra" Revelli ha cominciato a cercare documenti privati, a intervistare sopravvissuti e familiari dei cosiddetti dispersi, in un lavoro pioneristico; si affermò in Italia all'inizio degli anni Sessanta l'inizio della storia orale. Si è occupato anche dello studio delle condizioni di vita dei contadini poveri del cuneese. Le sue opere più importanti, come L'Ultimo Fronte e La strada del davaj, vengono continuamente editate da Einaudi. Anche con Il mondo dei vinti e L'anello forte, con oltre 270 interviste, Revelli ha dato voce ai "vinti" e a un mondo che l'Italia ha voluto dimenticare in fretta, prima ancora della conclusione della seconda guerra mondiale.
Al contrario di Revelli, democratico e uomo di sinistra, un altro pioniere della storia orale in Italia è un ex fascista e repubblichino, Giulio Bedeschi. Anche lui ha partecipato alla campagna di Russia e dopo il rientro e la seconda parte della guerra nelle file della Repubblica Sociale Italiana, ha scritto Centomila gavette di ghiaccio, pubblicato dopo varie avventure da Mursia, nel 1963, e vincitore del Premio Bancarella l'anno seguente. Nel 1966 uscì il seguito, Il peso dello zaino. Quindi si è dedicato alla raccolta di testimonianze di sopravvissuti dai vari fronti di guerra: "Nikolajewka: c'ero anch'io"; "Fronte greco-albanese: c'ero anch'io"; "Fronte d'Africa: c'ero anch'io"; "Fronte russo: c'ero anch'io"; "Il Corpo d'Armata Alpino sul fronte russo". Ha composto canti alpini entrati nel repertorio nazionale.
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