Ermoupoli, giugno
2012-Rodi, ottobre 2012.
Sira non è un’isola
alla moda, di quelle bianche e blu che fanno sognare gli italiani.
Sicuramente è la meno conosciuta delle Cicladi. Eppure a Ermoupoli,
il suo capoluogo, durante l’occupazione (1941-1943) vi risiedeva il
colonnello Giovanni Duca, agli ordini del comando italiano dell’Egeo,
ubicato a Rodi. Oggi a Sira di quell’occupazione è rimasto il
ricordo, qualche testimone e un ricco archivio.
La
stanza che ho preso in affitto per le due settimane di ricerca è
gestita da una coppia di mezza età proveniente dalla Grecia
continentale. Si sono trasferiti qui e hanno aperto un’attività
che, nonostante la crisi, continua ad andare bene. Vestono casual, li
vedi e pensi: sono dei progressisti. Entro in confidenza con lui e
una sera gli dico di aver notato molte scritte sui muri di Ermoupoli
che invitano a votare Chrisi Avghi, Alba Dorata, il movimento
filonazista nato nel lontano 1980 ma esploso alle elezioni
legislative del 7 maggio (poco meno del 7% dei voti, cifra mantenuta
anche a quelle del mese successivo). Mi guarda complice e mi confessa
che lui e la moglie sono suoi elettori. Lo lascio parlare. L’Europa,
mi dice, la lobby ebraica i politicanti hanno distrutto lo stato
sociale, favorito un’immigrazione incontrollata, chiuso fabbriche e
aziende, smantellato la cantieristica navale, soffocato l’agricoltura
e l’allevamento. Dal sogno delle Olimpiadi del 2004 alla bancarotta
del 2012, un solo respiro. Parla per farsi capire, non per
giustificarsi, e dentro di me gliene sono grato.
In
effetti, sarebbe troppo facile credere che oggi in Grecia il
nazionalismo e il fascismo guadagnino terreno esclusivamente nei
gruppi sociali marginali, tra gente ignorante e senza pensiero
critico o con un complesso di inferiorità nei confronti dello
straniero. L’elettorato di Ermoupoli è simile a quello di Atene,
Salonicco e Patrasso: persone della porta accanto, diplomate o
laureate, giovani e meno giovani, occupati o disoccupati recenti. Tra
loro c’è quel professore di storia che ha dichiarato in classe che
avrebbe votato per i neonazisti (finendo sui giornali), il piccolo
imprenditore che ha lavorato anni grazie alla manodopera pakistana,
il genitore che sculaccia il bambino perché, stremato dal caldo, lo
lasci dormire, il giovane studente, magari pacifista, che non vede un
domani. I militanti di Chrisi Avghi distruggono gli stands degli
stranieri senza documenti nelle feste di paese, ma nei quartieri
periferici di Atene e Salonicco aiutano il pensionato a pagare la
bolletta della luce, a risolvere un problema burocratico, a prenotare
la visita specialistica. Rappresentano il nuovo stato sociale, il
welfare “fai da te” in una situazione di estremo disagio e
abbandono per un paese tradizionalmente formato da famiglie dove le
generazioni si parlano e si aiutano. Un paese che non comprende
neanche il concetto di “badante”. Del resto, il partito che prima
incarnava il sentimento xenofobo, LAOS, è praticamente scomparso
dall’arena politica greca perché ha appoggiato i governi del
rigore, che si sono adeguati alle direttive della Trojka (BCE, UE e
FIM) per mantenere la Grecia nell’Eurozona. Chrisi Avgi ha riempito
il vuoto, quasi raddoppiando il consenso che aveva ottenuto LAOS
negli ultimi anni. E questo, nonostante sia evidente a tutti che
molti stranieri – con o senza documenti – stanno lasciando la
Grecia per via della crisi e tornano nei paesi d’origine. Chi
resta, come molti albanesi, lo fa perché ormai ha una famiglia
grecizzata e in Albania non saprebbe come ricominciare. I pakistani,
invece, che non si sono mai integrati, stanno ripartendo, a
prescindere dalle violenze. Proprio la violenza, del resto, ha
trovato un terreno fertile nell’assuefazione dei greci alla
medesima. Da anni si svolgono nel centro di Atene manifestazioni
violente: si sono scontrati anarchici e poliziotti, è scesa in
piazza a rompere marmi e tirare pietre gente che non aveva
partecipato a una sola manifestazione in vita sua. Ogni giorno uno
sciopero, ogni giorno una strada interrotta. In questo contesto, una
ronda di ragazzotti in camicia nera viene percepita come la
normalità. E sicuramente non fa più scandalo degli edifici dati
alle fiamme nella capitale, nel febbraio scorso. Il sentimento
diffuso di fallimento ha aperto la strada a quella che in Italia
continuiamo a chiamare, forse ingannandoci un po’, “antipolitica”.
E invece Chrisi Avghi fa politica e agli occhi di molti è divenuto il
solo partito in grado di rompere l’alternanza tra Socialisti e
Liberali che ha portato la Grecia in coda all’Europa. Europa dalla
quale in molti sono pronti a uscire, anche nella lontana Rodi, dove ritrovo le stesse scritte sui muri di Sira, perché la vita, anche solo a
promesse, possa tornare un giorno simile a quella di pochi anni fa.
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