mercoledì 4 gennaio 2012

Technicolor licenzia e chiude?

Gli stabilimenti Technicolor di Roma
La crisi economica tocca anche il cinema. Uno dei più noti stabilimenti di sviluppo e stampa di pellicola, la Technicolor, sta progressivamente chiudendo le sue sedi europee. Il piano industriale prevede per il prossimo futuro la dismissione della stampa della pellicola e il mantenimento del solo digitale.
Così, dopo la chiusura degli stabilimenti americani, tedeschi e inglesi, sta per giungere il turno di quello italiano, che si trova a Roma, sulla Tiburtina, a poche centiaia di metri dal GRA.
Già prima dell'estate sono stati licenziati o non rinnovati 90 posti di lavoro. Adesso rischiano il posto altri 80 lavoratori. Lo stabilimento dovrebbe chiudere, il terreno dovrebbe essere messo in vendita e la produzione del digitale, che richiede spazi minori e meno mano d'opera, concentrata in città in alcuni studi già parte del gruppo.
Si tratta del risultato di un accordo a livello mondiale, per il quale una sola casa di produzione principale si occuperà della pellicola nei prossimi anni.
La lettera è giunta inaspettata poco prima di natale. I sindacati hanno cominciato una trattativa che non si sa dove porterà. I giornali, per ora, tacciono.
Nei primi anni Settanta del secolo scorso esistevano due Technicolor in Italia: oltre quella romana, infatti, era attiva una sede a Milano. Che chiuse, però, verso la fine del decennio. In via Tiburtina, invece, si resistette. I lavoratori occuparono più volte lo stabilimento e riuscirono a non farlo chiudere, superando la crisi del cinema negli anni Ottanta. Nel decennio successivo, e fino a pochi anni fa, si registrò una fase di espansione, che portò nuovi posti di lavoro. Oggi, tutto questo rischia di essere bruciato da una gestione insufficiente del patrimonio, umano e tecnologico, che hanno svolto i proprietari della multinazionale.

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